Spetttacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 2 - gennaio 1943

• lJltJa-- --O- llllHLlUL mm1a di ADOLFO APPIA L' ARTE dran11na\jca è in piena evolu zione. Ma una evoluzione di tal genere assomiglia molto all'anarchia. Pili che mai oggi, sentiamo il bisogno di trovare un piano di comune accordo ri• guardo al teatro e di cercare, del pari, un principio che sappia farci uscire dal di· sordine e da11'incoerenza, per guidarci verso uno stile, desiderato con tutte le nostre forte, anche se non espresso ancora con suf. fidente chiarezza. Aggiungiamo a questi dei progetti di costumi nei quali è impossibile esprimere con l'immobilità del disegno e la qualità della s101Ta e i suoi effetti durante il movimento degli attori ed avremo tutto ciò che il teatro è in grado di fornire alle sale di esposizione. Non ci mancherebbero, a titolo di do. cumento, che lihri e partiture, fotografie e ri tra 11 i e per essere completi gli istru• menti che compongono l'orchestra moder• na. È proprio questo ciò che cerchiamo nel Teatro? Ciò che chiediamo? L'arte drammatica non è dunque altro che la sovrapposi,ione di llltli questi elementi inani• mati? ~le11iamo le cose al loro posto e suppo• niamo invece dei • personaggi • , ,·ere» e proponionate alla t_11ra. Sarà questo, Teatro? tra scene loro sta• È il movimento che mette in marcia (il termine appare esalto, in questo caso) l'arte drammatica, nelJo stesso modo che la prima misura battuta dal direttore d'or• chestra trascina con sè tutta una sinfonia che i singoli istrumenti, contenevano sollanto come germe. In questo senso 1t mostre• di teatro rispondono ad un nostro legittimo voto e non possiamo che applaudire con entusiasmo agli sforzi fatti da chi le ha organiz• zate. Luigi Veronesi : Per « il lle pastore• di Louis Cortese ~fa, come premessa, una domanda s'im• pone decisamente: il teatro può essere •esposto•· E in questo caso, quali elementi ci potrà offrire per una dimostozione integrale? Poichè è proprio questo che cerchiamo. L'arte drammatica deve, per prima cosa, possedere un edificio che le sia consacrato. L'architettura non si •espone• disgra· ziatamente. L'arte del volume, del peso non si esprime con un bozzetto o un disegno che si rivolgono soltanto ai com• petenti o alle persone del mestiere, Ognuno di noi infatti, si sarà accorro lasciando una sala di quadri, per esempio, per entrare in una sala d'architettura che se la pittura era stata precisamente esposta ne11'una, l'architettura non poteva esserlo, alla stessa stregua, nell'altra e che si passava cosi, da una realtà tangibile ed acquisita (la pi1tura) ad una astrazione convenzionale, lineare e senza espressione. Se, dunque, l'architettura non ha ~1• gnificato che messa a servizio dell'essere uman_o, sarà palese la sua inesistenza in una mostra ove apparirà soltanto in sca• la ridotta. Le sale delle. nostre mostre destinate all'architettura non avranno quindi che uno scopo strettamente pratico, senza per altro riuscire a convincere il semplice spet• tatore. I procedimenti tecnici, la diversa disposizione de1J'edificio, le istallazioni elet• triche e meccaniche, ugualmente presentate in una riduzione astratta, resteranno inaccessibili a tre quarti dei visitatori. Se passiamo ora, alle sale consacrate alla scenografia, lo spazio stesso ci conse• gnerà ancora a riduzioni: bozzetti più o meno colorati. Fondazione Ruffilli - Forlì

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