Maria Maddalena di FEDERIGOHEBBEL J L cronologicamenLe terzo spettacolo che Ja Compagnia del Teatro :-/azionale dei G.U.F. ha presentalo al Teatro della Pergola con Ja rappresentazione di • Maria Maddalena • mi ha dato ruopo di no,are come Hebbel abbia il potere di riportarci - e con noi un ignaro pubblico contemporaneo - alle origini de] modo tragico del pensiero moderno. E più precisamente ci richiama alla oscura complessità di tali origini, agli impegni interiori che hanno liquidato un secolo ed hanno impedito finora ad un altro di sorgere. Tuuo questo però salvandosi dal distacco archeologico, d;tlla tradizione culturale attraverso la quale fa capolino anche Shakespeare: con un'immanenza alfidata più ai ritorni ed alle ipostasi del tempo che ad imperituri modelli umani. I suoi personaggi, da Mastro Antonio al principe Alberto, da Clara ad Agnese Bernauer, per tacere delle creature bibliche, si sveltiscono nel tempo in souili sfumature di comportamento e di espressione, di quella a~olutezza atona che noi abbiamo definitivamente smarrito: perduta come il Paradiso, ci conviene dire: ce ne è rimasta la nostalgia per l'imperatività spirituale, che cerchiamo di raggiungere con aridi esercizi di intelligenza, proprio come di quello ci è rimasto il fascino mistico della natura. Quei personaggi conoscono ancora le inesorabili vie del cuore, ma furono i primi a dubitarne (ed infine Demetrius, ereditando il dubbio che idealmente vendica la povera • ~laria Maddalena•, già si confonde con noi, però neJla sua particolare postulazione etnica): e spirano un grande rispetto appunto per i) coraggio di aver vissuto come vegliando sui propri disastri, e di essere eroicamente morti, come Clara, conoscendo l'orribile inutilità di siffaui eroismi. Il rnondo morale di Hebbe] senlbra ad un primo esame immobile, ma più tardi si .rivela come già penetrato dalla fatale rivolta dell'individuo. Primo risultato, la feroce debolezza del pioniere. Non per nulla l'uomo Hebbel, che ha meditato e sofferto tutta una esistenza sul monito paterno e La vita è un penoso dovere », dovendo ad un certo momento di questa decidersi tra la moglie e l'amante, non trova di meg1io che convivere con ambedue. Nessuna opera quanto , Maria Maddalena • può rendere il delicatÒ _momento etico della drammaturgia hebbeliana - meglio di ogni sua elaborazione teoretica o trasfigurazione intima e lirica dal pantragismo ai Tagebilcher. Momento esemplare della sua arte, che n1i ha sempre pa1·ticolannente attrauo come spettatore e come appassionato cultore della swria del teatro: duplice quindi il motivo di essere grato della riesumazione alla Compagnia Nazionale dei G.U.F .. Lo speuacolo, alla prova dei fatti, mi ha riconfennaLO sul sofferto teaLro di Hebbel, che rimane nella sua vigorosa quadratura stilistica più per un cupo atto di volontà che per una innata felicità di creazione. Hebbel non fu mai toccato dalla grazia, ma dovè scrivere sudando sulla pagina, quando volle spingersi al capolavoro. Non conobbe meditazione serena ed insieme pregnante; per lui ogni pausa speculativa dell'animo fu solamente un riposo. Di queslO si è reso per[ettamente conto il regista Giorgio \'enwrini, presentandoci le unità drammatiche del tesLo in una dimensione concilata, a sentendo» ed agitando gli interpreti con 11ervose inluizioni, per salvarli dal pericolo della declamazione: nella positura e nei gesti di Randone, che era il padre, ha preferito di perdere in " massiccio i• e II grosso» per una più sottile giustificazione estetica (cd è stato magnificamente secondato dall'auore che attraversa uno stato di grazia); la figura di Clara ba assunto i contorni di un dolore intimamente umano e lievemente romantico, che non esplode ma si placa nel tragico • perdonami! • della catarsi (mai come questa volta la Palmer ha saputo trovare accenti di maturata sofferenza); iJ personaggio della madre, reso con accurata puntualità da Lina VoJonghi, è stato delineato nella sua essenza di timida bontà: così come all'odioso tipo del fidan1,a10 (cui ha portato il noternle contributo della figura e della \'0Ce quell'incisivo anore che si è dimostrato nel corso di queste rappresentazioni Gianni Santuccio) è stata data una misura quanto mai equilibrata e serena: cd al convenzionale a segretario 1t miracolosamente condotto in pono tra i pericoli della più vieta retorica e i postumi di un rornanticismo deteriore si è accostato con fidente cd igenua aderenza un Roberto Villa sensibilmente penetrato in profondità. E Carlo. intorno a] quale tante bufere passano lasciando di 1tllta la loro complessa struttura solo un generico disgusto per la vit3 banale e monOLona dcll'a, 1vilimcnto quotidiano, ha evitato con cura meticolosa (il giovane Glangrande si è bat· tuto con onore) i luoghi comuni che le situazioni sempre e tal- \'Oha anche il testo avrebbero presentato ad un interprete più. sprovveduto. Mirabile equilibrio tra regia ed interpretazione in una compagnia che, per significato di repertorio, intelligenza e sensibilità di attori, esperienza e cultura di registi, scrupolo di messinscena, si colloca al primo posto tra i complessi che hanno iniziata la loro attività in questo anno teatrale. UMBERTO BENEDETTO LE attuali contingenze impediscono naturalmente manifestazioni particolari d'arte e per l' ovvio assenteismo del grosso pub• hlico e per la permanenza alle armi di quanti possiamo dar vita a dette manifestazioni. RE616S1l0l UAnl che annata di Scenario dei bei tempi. Si creino non solo dei teatri sperimen• tali, ma dei centri di azione per il teatro, dei selezionati vivai di individui preparati e documentati. Non basta estrarre Pirandello, O' N eill o Synge, non basta presen• tare Fabbri, Joppolo o Pinelli per fare del teatro nuovo. 11 teatro nuovo è sopratutto oggi, in fase evolutiva, un problema di stile o di stili. Continuano però gli spettacoli di Bragaglia, oggi impegnato con Neda Naldi e la Proclemer. continuano gli spettacoli dei teatri dei Guf e del padre di tutti loro, il fiorentino teatro di Venturini. Vegeta su questi palcoscenici il cosi• detto repertorio d' avanguardia e usiamo ancora una volta questo vocabolo inutile falso equivoco e pacchiano, unico ad indicare il genere di teatro di cui parliamo. Ciò che a noi interessa in questi spet• tacoli. non è la novità dei testi, ormai noti, ma la regia e la messinscena. E qui andia• mo male. Infierisce su questi palcoscenici un anonimo gusto moderno, che sfocia o nella scena " ad elementi ,, con scale e pan• chine, o nella scena costruita e dipinta quasi sempre in quel blu-grigio, colore " moder• no " per eccellenza. Colori assoluti portati nelle &ceno• grafie non ne abbiamo m·ai riscontrati, ec• cetto qualche spettacolo milanese di Palcoscenico appunto per la partecipazione di scenografi.pittori. Fondazione 3 ~uffilli - Forlì Quanto a regìa, meglio sfiorare soltanto l' argomento e non approfondirlo, che di regìa molti giovani autoproclamati" registi,, non conoscono spesso neanche l' alfabeto. I migliori nella massa, chè di massa cui parliamo, sono coloro che curano personalmente la messinscena le luci e i co• stumi. Trucco : tutti lo ignorano e non se ne curano. Recitazione : è la cenerentola dello spettacolo. Il pretesto degli attori dilettanti è ottimo per giustificare qualsiasi assassi• nio di un' opera d' arte~ Con queste argomentazioni spicciole noi non vogliamo nè fare tragedie, nè dare addosso ai giovani intelligenti e volonterosi che alimentano i teatri sperimentali, gli unici teatri che ci premano a fondo per un rinnovamento sostanziale del nostro teatro. Solo noi diciamo : continuino pure •giovani registi a inscenare lavori. Ciò è nobile e meritorio. Ma si aggiornino. Ma studino. Ma leggano una storia del teatro, magari con illustrazioni. Ma si vedano qual• Quando noi avremo risolto tale questione, non rimasticando la pittura del no• vecenao, nè e arrangiando • col sintetismo, troppe volte non dipendente solo dalla ristrettezza dei mezzi, quando noi daremo un nuovo volto « fisico,, aJ teatro, il poeta avrà più facile accesso ai palcoscenici. Su cento giovani che nel nostro paese si occupano di teatro, troverete 95 laureandi in chimica industriale, legge e medicina, 4 letterati e uomini di gusto » i quali " si accostano,, al teatro e per un' esperienza • ed un solo individuo che aspiri a condur• re là la sua esistenza e là a terminarla. E su questo argomento, forse forse con un tantino di violenza, leggete Silvio D' A. mico in " registi giovani,, su Il Dramma del 15 diceinhre u. s. P. G.
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