punto di cronaca, qualora non fosse avvalorato da un preciso riflesso morale e se non possedesse una sua motivazione ideale). Osservate che da:ll'America - i,J paae che non ci darà la civiltà dei nuovi tempi, ma che, per essere vel'gine di ogni altra elaborazione ~pi![ùuale, ha potuto a!rrivare per primo a, precisare .certi,aspetti esteriori e anche non esteriori della nuova epoca, e lo ha fatto dàndo a· tunto una evidenza .grottesca, perchè non mediata e non frenata da preesistenti appoggi ideologici e tradizionali - da,ll'America dunque, dal paese cinematografico per ecce1lenza, dal paese delle pazzie s,portive e di un esibizionismo politico che ha del ridicolo ma che non fa ,che riconfermare paradossalmente l'assunto nostro che il popolo tende a trovare un suo rito esteriore di ,partecipazione aliJavita dello Stato; da·ll'America dei film colossali e dei romanzi-fiume ci viene la novità già diffusa di trasposizione dei soggetti di romanzi o <.hfilm al tea,nro. Ridotto il film, o romanzo, a traccia, pare che una nuova idea di teatro de1l'ane si sia impossessata di comoci e impresarj, per ridare vita sul padcoscenico a quelle situazioni e a quei personaggi che già interessarono il pubblico nel film e nel romanzo. Da noi 11'ottimoBrag,agbia, fedele aHa sua consegna di smaliziatore del teatro nostrano, ha mostrato concretamente che cosa significhi e che cosa esteticamenre valga J,a, tendenza di trasposizione dei generi spettacolari e come, in sostanza, se l'esper,imento deve conuenere un suggerimento, questo non può essere altro che quello che già sapevamo: essere ben poco probabile che una cosa, e,pressa in un modo,possa essere uguale •a i;e stessa detta in un a/1,nro. Ma non questo ci interessa ora. Ci interessa la constatazione -della corsa al teatro. Perchè già i soggetti del teatro e della narrativa avevano fatto ricorso aUa mediazione cinematografica per abbordare .un pubblico con cui avevano meno confidenza,. Ma qui, la tendenza del fratello più fortunato ad uscire qualche volta di casa cdl robbone del· nobille decaduto, atlo stesso modo che attori giunti alla celebrità degli schermi peregrinano alle ribalte per sentirsi confermati in grazia, questa tendenza rappresenta la constatazione di una superiore validità umana dello spettacolo teatrale che accosta allo spettatore il personaggio, che arricchisce di evidenza la situazione. C'è, nel teatro, un fascino che fo anima, che lo .mantiene in vita al di là delle mode. Nel teatro, inteso come diretta partecipazione, umana partecipazione, di folla, attori e creatore che insieme fanno lo spettacolo. È quel fa5cino, è quel calore di vena UIIIlana che ci ii:nducono a pensare che sia il teatro, nei suoi costituzionali elementi, l'optimum spettacolare, ,la forma di spettacolo che 'più possiede misura umana e che quindi più ha d'essenza spettacolare. Una forma perciò inderogabile e in nessuna epoca sostituibile. ••• In questo teatro, pochi anni fa, eravamo pochi a crederci. Anni di vita dura pare che abbiano aumenFondazione?Ruffilli- Forlì tato la fiducia nel teal:iroe, negli spiriti, l'istinto del teatro. Così è cresciuto l'interesse per esso e per le sue cose, nonostante le difficoltà che deprimono attualmente il suo lavoro (orari limitati, incertezza di repertorio nella inesistenza di una produzione o di un gusto bene orientati, un certo tono di senilità di tutto l'organismo alla cerca delle sue nuove forme organizzative; circostanze tutte che già l'anno scorso sentimmo di dovere denunciare, ma per le quali quest'anno, speriamo di potere ancora riservarci il giudizio). Ora che sono cresciuti quelli che credono in questo teau·o, occorre che ci diciamo delle parole chiare. Abla base del turbamen,to interiore nel quale si vivono questi tempi, c'è uno squilibrio morale. La nostra civiltà è a due strati. Lo strato delle affermazioni e del- .la purezza; lo strato dei corollari e dei cono·eti atteggiamenti. Le formula,zioni politiche e sociali volitive e ottimistiche pare che non siano completamente seguite dal movimento interiore degli ~piriti, pare che questo non tenga il passo. Pare che ,la vita di quest'epoca sia stata scissa. Mentre le intelligenze e le ispirazioni restano legate a vecchi fantasmi, o peggio non sanno riprendersi dopo una dissoluzione dovuta ad intime involuzioni, '1a legge della mecca,ni;:a sociale ha imposto invece deHe risolmioni definitive e vitali ahle arti della politica e m,lla morale. Per quanto pOS6a essere sciocco pretendere daH'impegno e dalla volontà ciò che l'ispirazione non dà, noi continuia,mo a ripetere il monito alle intelligenze e, se per qualcuno potrà servire, ripetiamo che una cosa sola è necessaria alla umanità dell'uomo d'arte: avere la coscienza di svolgere un magistero. La coscienza di scegliere, fra le tante parole che possono uscire dalla sua bocca d'oro, quelle che hanno virtù di guidare. Abbiamo avuto, nelle varie formulazioni di correnti ultime, un teatro di idee - palestra di ~ntelligenze slegate da una ca<lenza concreta e naturale - e un teatro di poesia - che quando non è sostanzioso ed autentico si può ridurre ad una dissoluzione di motivi concreti in un vago ambiente lirico. Oggi, se il teatro vuole tornare ad essere il vecchio maestro, cui lo Stato stesso si rivolge confidente - e solo a questo titolo si volge ad esso e non per opprimerlo e per dettargli strade non sue, ma ,con fiduciosa laTghezza di mezzi e comprensione di diTettive -, sappia che si ha bisogno di un teatro di fede. Occorre cioè alla nostra epoca un magistero di cose concrete e belle nellt quali disperatamente fondarsi e meravigliosamente credere. Di tale teatro, negli ultimi tempi e nella produzione dei più giovani, c'è stato un felice annuncio. Ci proponiamo di motivare nel prossimo numero, le ragioni della nostra fiducia. ARMANDO RAVAGLlOLI
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