DOLIN- Buon giorno pastore. (Il Pastore scende dal tavolo e se ne va). VIAGG.CE- Ma come sono informati da queste parti. (Parlando verso la sala) Sai, Forg, hanno già messo il telefono e ci hanno chiesto ... U.D.L. (entrando) - li signor Forgr DOLIN - Sì, abita qui. U.D.L. - Buongiorno signor Forg. FORC- Buongiorno signore, desiderate? U.D.L. - Io sono l'uomo della legge. Ho avuto notizia della vostra casa. FORG- Accidenti, già qui per le tasse? U.D.L. - No, niente tasse. Ma scusate voi avete sul serio idea di fermarvi qua,sìa? OOLIN- Certo. E perchè non dovremmo averla? U.D.L. - Qui in mezzo ai boschi; sotto gli alberi; proprio qui? Fo•c . Perchè, non si può? U.D.L. - Oh, per potere si può. Ma scu· sate a voi chi ve lo fa fare? FoRG - Che cosa ci fa fare? U.D.L. - Di venire a vivere proprio qui. FORG. Be' nessuno. Un idea nostra. Cosi come tante altre. U.D.L. . Perchè avete anche idea di andare a vivere da qualche altra parie? FoRC - No, ma scusate a voi cosa interessa? U.D.L. - Io sono un uomo della legge; m'interessa tutto; a voi chi ve lo fa fare? Ma scusate, il Governo spende milioni e milioni l'anno per tenere pulite le strade. per sovvenzionare cinematografi e teatri, per procurare luce elettrica e acqua corrente; per dipingere di verde i cestini della carta straccia; il Governo paga milioni perchè per le strade ci sia qualcu11O che ci vieti di vendere era• vane; sostanze enormi vengono buttate nei piani regolatori; imprese formidabili aprono enormi buche nelle strade per far passare un filo del telefono; il Go· vernp, caro sig11ore... FORG- li Governo fa un po' quel che gli pa:e. I soldi glieli diamo noi? E lui faccia quel che vuole, ma almeno ... U.D.L. - Almeno cosa? FORC- Almeno ci permetta ... U.D.L. - ~fa se voi vi lasciate attrarre da queste storie buffe della vita in campagna e abbandonate luce elettrica, gas, acqua corrente, cestini della carta straccia e vi ritirate qui: il Governo; scusate, che cosa ci sta più a fare? FoRG - Be' a questo pensateci voi. U.D.L. - Non era una domanda. Se voi uomini andate a vivere in campagna quel1o vi deve venire dietro e costruisce qui le strade, e attacca qui i cestini della carta straccia. Chiaro? Questo volevo dire. Siete uomini, civiltà, e questi sogni di primitivismo fateli pure, ma a. caga vostra, vicino al termosifone. LI, sono belli, qui fanno ridere. OOLIN- Proprio facciamo ridere? U.D.L. - Eh, sì. Ridere. Ma, sapete, nei boschi ci sono le formiche, i ragni, i vermì. La nouc c'è umido; l'inverno si gela. E cosa pensate, di andare sempre a passeggiare per questi sentieri? Con quelle scarpe. DouN - Oh, Dio, si possono cambiare. U.D.L. - E dove le prendete? Date retta a me. Indietro, tornate indietro. (Si volge verso le quinte) Avanti, portate via tutta questa roba. FORG- Ma ... U.D.L. - Lasciate fare. Ho ragione io. I VtAcc. - Ma scusate un momento, non è uguale per voi? U.D.L. - Già. Ma è uguale anche per voi. Ecco il fatto. 34 FondazioneRuffilli- Forlì I \'1At;ç. - Insomma i sogni debbono restare sogni. E' una vecchia storia. U.D.L. • Per carità, non è questo. I sogni sono delle cose cretine. Perchè, vi dico, perdere del tempo a desiderare quello che non SI può avere e che se si avesse ci annoierebbe a morte. Niente. Non staté tanto a guardar fuori. Guardatevi dentro, ecco. Dove siete veramente voi. Lì è tutto. Lì è anche la verità. E un giorno a forza dì guardare finirete per scoprirla. Insomma, cari signori, rende• tevi conto di una cosa, la vita non è fuori di noi. Non siamo noi a doverla andare a cercare. Come fosse, vedete, una grande stanza con grandi vasche da bagno, e noi a tuffarci in questa o in quella. No, non è cosL La vita deve entrare in noi. Fermi, anche; e bere alla fon• tana. Di tanto in tanto. Ecco, mi avete fatto dire delle cose che meriterebbero di essere scritte sulle cartine dei cioc• colattini. Buongiorno signori. Quando sarete tornati in città verrò a trovarvi. FORG- Buongiorno. (U.D.L. esce mentre gli altri restano mo· gi a guartlare i servi di suna che smontano la casa). CoRO . Tirsi e Filli hanno convinto Flora a fuggire. Egli è andato a chiamare la pastorella. Ma eccoli che giungono. PASTORELLA-A Oh, Tirsi io debbo dunque a te ancora una volta la felicità e il mio amore. TIRSI - Ed io a voi. Addio Fileno il cui amore per me è stato ora ragione di vita. FILLI - Addio Fileno. F1U:NO - Addio. Solo il pensiero d'aver aiutata la vostra felicità mi consola della tristezza che mi da la vostra partenza. Addio. FLORO- Addio Fileno. PASTORELLA- Addio, addio. (Scendono da dietro la collina ancora salutando con. la mano il vecchio Filenn. Il 1irnle poco dopo esser stato a guarclarli, pure se ne va). CoRo - Essi se ne sono andati. Scendono lietamente la collina nella ultima luce del giorno, le loro ombre s'allungano sulla tenera erbetta. Fileno pure scende e il suo bastone farà rotolare qualche piccolo sasso. 1 riste e lieto il vecchio Fileno ricorderà, questa notte, che gli sarà insomie, quando traversa\·a con Filauro il fiume 1Jluminato rlalJa luna pe1 godere i baci della ninfa. L'amore ha una sola fine nel ricordo. E quando il bracdo è ~ranco e la s<:hiena s'i,ncurva per gli anni, solo i ricordi d'amore possono dare qualche dolcezza. Costi uiamone dun que infiniti, di questi ricordi. Come Filli e Tirsi come Floro e la pastorella che uniti i greggi s·avviano ora, net ~ramonto verso una notte piena di felicità. (Il coro si accascia; la luce nel tempietto si spegne). . .. (È notle ormai. ln cielo va salendo una pallida luna). II VJAGC.- Allora decidiamoci. Non ne posso più. Sempre aspettare. DOLIN - Aspettiamo il treno. Non possiamo andar via cosL Almeno sentire una volta il suo fischio. Vucc.CE - Mi dispiace per Adamus. FoRc - ,Ma cosa possiamo lare? Piuttosto, sai, appena giù avvertiamo che Adamus è su questa colliua così vengono a prcn• derlo. DOLIN - Già, FoRG - Ma almeno lo salvano. II VIACG. - Vi ricordate? LI c'era la veranda. E lì il salotto che comunicava con la sala da pranzo. L'ombrellone non l'abbiamo neppure aperto. OouN - Io avevo già fatto un pranzo di Natale. E il presepio l'avevamo preparato in veranda, contro i vetri. FoRc - Proprio. C'era la luna che lo illuminava. E fuori tuuo era bianco per la neve. I VIACG.CE. I bambini non riuscivano dorm.(re quella notte. OOLJN - Tu eri molto allegro. Credo avCIM bevuto un po'. FoRc - No, non avevo bevuto molto. Il VJAGG.- Eh, sì Forg, niente di speciale, Ma avevi cantato forte. Avevamo tanto riso. DOLli'i • Oh, tu stai zitto. Avevi una fac• eia terribilmente rossa e lei che conti• nuava a dire che Forg avrebbe dovuto farsi crescere la barba. V!AGG.CE- Già. Eravamo molto allegri. Ricordi che abbiamo anche discusso. molto, per i bambini e per la scuola. D01.1N - Io penso sempre che è meglio tenerli qui e far venire un maestro. I Vuc~c.c1: . No, Dolin bisogna che si abi• tuino a stare con gli a1tri. FORG • Non ricominciate adesso, tanto è inutile. Dou, - Il tuo è nato d'agosto e la mia di settembre. Ci hai la110 prendere uno spavento quella voltai E il dottore che non veniva. VIACC.CE. Dolin, hai fatto chiamare l'e• lettricista? Non si accende più la luce in camera nostra. Prima funzionava di tanto in tanto poi ci ha messo mano luL.. Il \'w;r.. Ma smettetela. Adesso basta. DouN - Lasciaci fare. Sì l'ho chiamato. verrà domallina. Sai che il pastore che ci porta il pane ha la moglie ammalata? Devono C!,Sere reumi. Domani voglio an,tarla a trovare. Che ora è Forg? FoRr. - Sono le due passate. DOLIN - :Manca poco. Ah, sai, mi hanno mandato poi quel modello. I \/IAGG.CE. t.. difficile? Dou" • M'acchè vedrai che ci riusciamo, J \"l.\c.C.CE Stamani ho visto, il bambino della guardia. t. guarito. E anche sulla pelle non ha più niente. Solo dietro l'orecchio è ancora un po' rosso. Meno male. Sarchhe stato un peccato, cml carino. FoRG - Ecco, ci siamo. 1Tnccio110. Forg guarda l'orologio. Dopo qualche istante si ode· il fischio di Adamus). Dou~ - Ecco, hai sentito? I VIAOG.CE . Povero Adamus. Fermo dietro la collina. FORG- Andiamo, via. DouN . Aspella, può darsi ripeta più lontano. Deve salutare la donna del ca· ~elio centosette. (Si ripete assai più lontano il fischio di A damm, treno nella notte). FoRG - Andiamo? OoLIN - Ma sl, vengo. T Vucc.cE . Hai chiusa la finestra? Po• trebhe venire un temporale. Do).,IN - Ho chiuso tutto. E ho ritirato l'omhrcllone. VIAr,e.cE - Non l'abbiamo neppure aperto.
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