Spetttacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 2 - gennaio 1943

pagna. Pian piano affonderà. Poi su di lui crescerà l'erba. « Qui. era » diranno i vecchi, « me lo ricordo ancora •. E dopo mille anni lo trovano fossilizzato e lo portano in un museo. Solo questo, credetemi, solo questo. DoLIN . Ma no, non dovete dire così. I VtAGG.CE - Noi troveremo una sistemazione per voi. Del resto_ se non vuole ~iù essere treno non possiamo certo costringerlo. FoRG . Ah, questo no. Ma vediamo dunque cosa volete essere? . . , AoAMUS - Nieate, niente non vogho p1u essere niente. Per me non c'è posto qui. Ognuno vedete, deve rimanere sulla_ fropria strada. Gli altri gli pass~o ~1c1no'. può darsi lo urtino, può darsi lui urli loro. Ma bisogna continuare. Io vi ho portati qui. Ma non posso rimanere. So· no un treno e i treni debbono correre nella nolte. DOLIN - Ecco, Adamus, ho trovato. Siate per noi il treno che corre nella notte. li fischio del treno nella notle. Eravate il diretto delle zero trentadue, no? AoAMUS - Zero trentadue. precisamente. DoLIN - :\llora, mettiamo, verso le due di none passate di qui, nelle vicinanze e fischiate. Il fischio del treno nella notte è molto bello. II VI.-\.CC. • t anche misterioso. ADAMUS . Verso le due. Io debbo sapere il minuto preciso. Due e quanto? FORG - Facciamo due e ventotto, vi va? ADAMUS- Ma non è questione se mi vada o non mi vada. t. questione d'orario. Due e ventotto devono essere le due e ventotto. F0RG - Due e ventotto precise, mi raccomando. Non un secondo in ritardo. AoAMUS _ Non ho mai fatto ritardo. Alle due e ventotto di ogni notte udrete il mio fischio. Sarò dietro la collina ma mi sembrerà di correre per mia vecchia strada. Rivedrò il casello centosette. E la donna fuori, col cappello del marito in testa; a guardarmi passare. Passo fra gente che dorme. Due e ventotto. FoR - Andate a riposare, adesso. Questa notte dovrete fare un viaggio lungo. ADAMUS- Un viaggio molto lungo. Due e ventotto. Sta bene. (Torna a buttarsi sul prato) I VJAGG.CE- Meno male. II VIAGG.. Cominciavo a preoccuparmi. Ef• fettivamente non è facile trovare occupazione a un treno che non vuol più essere treno. FoRG - Comunque adesso siamo a posto. Non ci resta che aspettare le due e ventotto. Nella vita, del resto non si fa che attendere. Poi, un certo momento, senza che lo si sapp!a_ ~ arrivato tutto. C.ORo - Che faranno essi oltre che pian· gere? Se fuggire non si può e ribellarsi al volere paterno sarebbe vano, non rt· marrà dunque a Filli che perdere l'a· more di Tirsi e ra~segnarsi a Leandroi E Tir.ii, dovrà dunque vagare solo per le montagne urlando alle gole e agli al· beri il suo dolore? Il freddo vento in• vernale gelerà sulle sue gote le lacrime e la neve scendendo lo troverà chino a terra piangente la perduta Filli? Non sarn dunque più mai primavera per lui? Oh, no che se anche questo amore dovesse infranger.ii, e non possiamo crederlo, certo alla nuova luna d'aprile, Tirsi troverà sopito il dolore e chiuso nel ri• cordo. Quanti dolori che ci parve non potessero finire ebbero termine prima Fondazione Ruffilli - Forlì che il cuote cominciasse a sentirne il peso. f1LE!'.O - Vorrei non essere stato io a darvi la notizia per non sentirmi causa del \ oslro pianto. T1Rs1 - Oh, Fileno, le stelle si sono spen• te, il sole oscurato, i fiumi asciugati e in tu! to iT mondo deseno non v'è che il uostro dolore. FtLLL - Uccidimi Tirsi, perchè io non sia d'altri che tua. Togli a me quella vita che mi hai dato col tuo amore. Rendimi al cielo dove pur dianzi ero, piena ,li felicità. TIASI - Filli! f1Lu . Tirsi! FtLF.l'\O- Essi s'avvicinano. già odo i loro passi e le loro voci ... F1Lu . Dei dell'Olimpo mutatemi in pie• Lra che io non possa più oltre soffrire; mutatemi in albero che nessuno 1ni possa prendere. mutatemi in ruscello che possa fuggire, mutatemi in nuvola che pos~ sa cs::.ere disciolta dal sole; mutatemi in sei pc che tulli riluggano; mutatemì in fo1,te ch'io possa piangere tutta me ~Lessa. FLOR0 - Eccovi infine. Cercavo te. Filli. T1Ks1 . Tu, Floro, No, Filli non verrà con te. FL.OR0 . Tirsi, ma tu già sai. Ah, ecco, vedo il ,•ecchio Fileno, egli vi ha detto ogni cosa. F1LE"o . lo ho detto loro la più triste cosa che potessero mai udire. FLORO- Allora Filli ,errà con me dal pa• dre suo che la darà sposa a Leandro. TtRSl - Filli non verrà. Ella ama me, ed io lei e r~on sarai tu Floro, a toglier• mela, per darla a Leandro. CORO. f loro dovrebbe per l'impegno as· sunto col padre di Filli e con Leandro, trovatala, riportare, la pastorella alla casa. Ma questo compito gli è molto gravoso. Non vuole essere lui causa del loro pianto. E ricorda anche quanto egli deve a Tirsi. Da giovinetti i due si erano innamorati di una leggiadra pa• storcila. Ma essa mostrava di preferire Tirsi a Floro, da cui derivava a que• st'ultimo gran dolore. Ma un giorno Tirsi vedendolo più del consueto afflitto e piangente pregò la pastorella di consolarlo: e rinunciò per l'amico alJ';tmore di lei. Floro serbò eterna gratitudine a Tirsi ed ora non sa che fare, tuttavia; teme di essere, poi. accusato di falsit.à dagli altri amici, se mai venisse~o a scoprire Filli o sapere che lui la !amò fuggire. t"LoRO- Tu sai Tirsi quanto ti voglia beue e quanto ti debba della mia felicità se ancora dura. C.ORO- Perchè, non ve l'ho detto, l'amore tra Floro e la pastore.Ila ancora continua. TIRSI . Io non chiedo lo sai riconoscenza che è un far pesare il dono. Per quell'amore che ti faceva piangere quel giorno, a te che conosci le pene del cuore, le lacrime dell'innamorato, chiedo di lasciarmi Filli. F1Lu - Floro, per l'amore della tua pa· storella. FtLENO- Floro vorrebbe non mai essere giunto su questa collina. FLoRo - Un serpe mi avesse morso la ca. viglia impedendomi di continuare il pas• so; fossero scivolate le pietre sotto il mio piede! F1LL1. No, Floro, chè altri sarebbe giunto cui vane sarebbero state all'orecchio le nostre suppliche e a te non lo sono. FILEN0 - Egli non sa mentire. E come non sa nascondere ora il tormento di vedervi tanto affiiui, cosi non saprà negare a eh, glielo domanderà d ·avervi vista. E allora che sarà di Floro quando dovrà dire d'averti lasciata fuggire? T1Rs1 - Oh, Floro. Ma cos'è quest'amore che per LUlla la gioia per cui riempie i nostri cuori dà altreuanta amarezza; che per ogni sorriso chiede una lacrima, per ogni amplesso un rimpianto? CORO- L'amore è la vita stessa. L'alba piena di speranze, il giorno di felicità; li uamonto melanconico e scura la notte densa cli pianti. FLORO- Ma che farete voi? T1Rs1 - Fuggiremo. Condurrò su altri pa- . scoli il mio gregge e Filli sarà mia spooa. Le ninfe del fiume intrecceranno per le nostre nozze corone di piccole fiori, le selve saranno la nostra casa e non sarà dimora sufficientemente grande per la nostra felicità. Ci costruiremo una ca· panna di freschi rami di pino e abbracciati, lì ascolteremo il vento zufolare tra le foglie. Floro perchè non vieni anche Lu. con la tua pastorella con noi. Uniamo i nostri armenti e la nostra felicità. Fuggi anche tu, Floro, che non puoi tornare laggiù. Fuggi con noi. O0LIN - Già il sole s; avvicina aJle piu alte cime dei monti. l VIACG.cE - Dolin cara, ma cosa dici? Dou1" - Oh; scusa. Volevo dire che è tardi. l VlAGC.CE - Mah! PASTORE (Entra. si guarda into1·no, poi va a sedere sulla tavola). DouN - Ah, come si sta bene, qui. PASTORE• Drin, drin, drin (imita insomma il campanello del telefono). I \IJAGG.CE- Toh, il telefono. DoLJN - Lascia che vada io. (Senza alzan, e sema far gesti alla Wilder) Pronto, ,i pronto! PASTORE- Chi parlar O0LJN • Qui Dolin e \'Oi? PASTORJ-::Sono u•• pastore qualsiasi. Come srnte, signora? ' D0LIN - Non c'è male, grazie ma ... PASTORE- E:' una verifica dcli' impianto. Sentite bene? DoLIN - Ah, sì, ~ì, benissimo, grazie. PASroRE - Signora se volete, per il laue domattina ... DOLIN. Ah, molto bene aspettate che chiedo. Cara, di latte quanto ne prendiamo?. I \IJAGG.CE- Tesoro proprio non lo so. Ma un litro può bastare credo. Forg ne be,-e molto? POLIN • Comunque io non lo prendo. I V1AGG.C-EAllora un litro. DouN - Sì un litro. Voi c'è lo portate tutte le mattine? PASTORE- Se lo desiderate, tutte le mattine. DouN - Sarà freschissimo, immagino, da qut:ste parti. PASTORE- Mandiamo direttamente la mucca signcra. Voi sapete mungere? poLIN - Ma1 veramente... Dì, tu sai mun• gere? VIAGG.CE- Perchè? No. Ah, ma mio marito è capace, sai, lui ha viaggialo molto, e viaggiando s'impara110 tante cose. Dour< - Allora va bene, si, c'è un signore qui sa mungere. A che ora viene? .PASTORE. Dunque, comincia il giro alla valle verso le sei e sarà li alle sette, va bene? Dour< - Si, va benissimo, alle sette. Grazie. PASTORE- Dovere signora. e grazie a voi. Buongiorno. 33

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