°'\V J[ .Al <O O N ANNO lV • N. 2 • GENN!J.IO 1943 • XX.I P.M. 207 . dicembre L'ESIGENZA del teatro nelle abitudini di vita delle nostre masse - le grandi masse operaie dei lubbioni d'opera e quelle delle ultime gallerie di prosa, come le celte delle due borghesie, la ,·ecchia e la nuova nata dalle due ultime guerre - è presente, radicale, profonda. Ogni epoca e ogni civiltà hanno un loro modo cli intendere lo spettacolo, di servirsi dello spettacolo, di fare lo speUtacolo. Perchè lo spettacolo deve servi re cl i natura sua al divertimento e alla presentazione cli quegli argomenti che accentrano l'attenzione morale e il gusto di un'epoca. Diremo anzi che, anche per divertire, lo spettaçolo deve trarre alimento dal gruzzoletto d'in.teressi di ciascuna epoca. Non siamo passati dalle giostre dei cavalieri alle competizioni degli assi del volante, parallelamente al passaggio dall'era del cavallo a quella ciel motore? Si sposta il riflettore dell'interesse umano dall'uno all'altro campo di attività, si passa digrado in grado di sensibilità; la sensibi'J.i,tà stessa si amplia in dimensioni di comprensione o si accentua in profondità d'indagine. È quindi naturale che il manovratore delle luci spettacolari, dalla cabina di « ciò che il pubblico vuole », sposti il faro luminoso su nuove tendenze o mode. C'è stata l'ora delle rappresentazioni civico-religiose all'aperto, l'ora ciel circo e dell'arena, l'ora del rito medievale, il teatro ciel rinascimento; nell'ottocento c'è stato il trionfo del melodramma e, nella prosa, del teatro chiuso (che molto dell'aggettivo « borghese » non possa venire spiegato da quest'altro: « chiuso? »). Adesso abbiaJJ110il cinematog,rafo, lo s1ia<lioe lru grande manifestazione politica. Ognuno cli questi ultimi «modi,. di intendere lo spettacolo co\pisce un lato dell'odierna sensibilità: il ci,nema rappresenta tecnicamente l'ampliaFondazioneRuffilli- Forlì mento all'infinito materiale e all'infinito geografico, dei nostri interessi cona·eti, per cui anche iJ più pantofolaio degli uomini sa oggigiorno correre il mondo ed è in grado di informarsi d'ogni più minuto procedimento di tecnica. Da un punto cli vista estetico può forse rappresentare il più grande tentativo che sia stato compiuto per una puntualizzazione, per una fissazione categorica della· sensazione, per riuscire cioè ad esprimere con precisione e potenza suggestiva senza confronti - e senza le possibilità clcviative delle interpretazioni individuali - la cadenza, la potenza, il pensiero e l'ispirazione di un o-eatore. ComLU1que il lato della pienezza tecn·ica e della capacità cli trasportare sulla scena il mondo far• male restano sempre gli argomenti principali per caratterizzare la " modernità » ciel cinema e la sua personale novità fra le forme storiche dello spettacolo. A.Uo stadio rimane, nei mitigati costumi di oggi, la funzione di sfogo della belluinità collettiva; e vediamo come la guerra tolga prepotenza e attualità al tifo sportivo. La manifestazione politica rinata consacra un regime di popolo, lega in espressioni comuni, attraverso un rituale, il sentimento individuale, disciplina la par• tecipazione ciel popolo alla determinazione della vita e della legge del suo Stato. Il teatro sembra invece restare fuori dal panorama spettacolare più esplicito del nostro tempo, affiochito, così come altre esigenze, come altre forme dell'umana civiltà ci sono sembrate affievolite negli ultimi tempi. Non abbiamo detto altrettanto - e non lo diciamo? - per i nobili studi contemplativi, non lo diciamo per l'esigenza moraJ_e e religiosa? Eppure, osservate un fatto (a pane il facile argomento che la gente ha ripreso ad andare a teatro, argomento che non significherebbe niente se non un ap-
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