NOTA UJll L .\SCIARE da parie, per un is1an1e, le polemiche, i dcuati d'amore e di fede e {er• marsi a consideraz.ioni meno immediate cd intuitive, rivolgersi ad una ricerca che, ricalcando pure la speculazione nel tentativo di tracciare un quadro di attività, opere, pensieri molteplici e diversi a nor• mc più certe, fugacemente sappia darci la misura di un cammino perco1-so, di una costellazione raggiunta, di_ una probabilità per il domani, può essere utile e può 11011 esserlo. Vorremmo cioè dire che porre il punto, chiedersi e trovare ragioni sfuggite nel calore di una lolla o volutamente non considerate per le amareue che esse compor· umo. saprà anche di autolesionismo intelleuuale, di masturbazione mentale consegnata quindi ad una amletica inattività. Sopra1u110 perchè il nostro sarà lavoro di condensazione e di comparazione. E le arti non si comparano. Le ani • sono • Le arti restano mondi esclusi ed assoluti, gli uni per gli altri, dove contatti e similitudini possono sussistere solo per quistioni di personale sensibilità. C.Omunilà puramen.te particolare ed illogica di una music..:, ad un verso, di un quadro ad una nota, di un teatro ad una poesia. Diciamo piuuosto che abbiamo sempre pensato alle arti come composizione tonale, in cui ogni arte ha il suo libero gioco. la sua ermetica sfera, ma anche il suo Jcgam.e. E ancora, alle arti come sintesi di umanità. Resta chiaro che in tale composizione, il teatro sar;\ sintesi di sintesi. Nè sembri questo, un gioco di parole; poichè una discussione sulla validità d'arte di un teatro è per noi supernua e scontata. Tanto ovvia e tanta antica da non chiedere nessuna ulteriore parola. Se esigiamo un viaggio parallelo delle arti nel tempo, se riteniamo una coerenza più o meno evidente tra arte ed arte, dobbiamo allora chiedere al teatro una duplice adesione. l'\desione, come sintesi, a tutta una prospettiva d'arte e adesione come somma, a tutta una umana sensibilità. Dove alle allre arti chiederemo sol1an10 d'essere se stesse, senza dover rispondere ad :-ilcuna richiesta. Potrà essere questo, volendolo, ed esso solo, un segno di inferiorità, del tulto teorica, per un Tca1ro•Sospensione cioè del teatro tra termini e d'arte e umani. D'altra parte, a tale stregua, teatro sarà un risultato matematico. rigidamente logi• co. Ammesso infatti, un valore delle arti il teatro riporterà esse arti ad un piano di validit,ì. Ammesse le arti come sintesi dell'umano, umano sarà il 1ea1ro a compendiarle. t. una premessa che dovrebbe impegnare un suo stretto rigore. ... Viene un momento, in tutte le storie. o pil'1 particolare o più sensibile, in cui un gusto, uno stile, una mentalità si conclude e decade definitivamente. Istante di estrema tensione ed incertezza per l'affermarsi delle norme di un avvenire in gran parte problematico cd aleatorio. Fondazione Ruffilli - Forlì Di, emo che per le nostre arti, 1ale altimo è già scoccalo? Fuori d'una incompleta comprensione, fuori d'ogni polemica ancora in allo, pot1emo dire che gli impulsi di un - ieri - sono stati superati, d1e l'esperimento ed il tentativo, lo svincolo da un appiglio del passato si sta rivelando in logico sviluppo e che le arti, uscite dallo staio di lar\'a e cli premessa, resistono con nuova definita personale reallà. ruue, meno il teatro. Se possiamo confermare una letteratura, 1111::i poesia, una pittura, una musica, non riusciremo a confermare un Te.;ttro. O meglio, un teatro che • sappia • proporsi quanto e come tale letteratura tale poesia, tale pittura, tale musica. Non solo, ma necessariamente si con• ,·emì che ira le Arti e il Teatro esiste una rottura, un risentimento di logica, una distanza cosi penosa e palese da sgomentarci. Poicl1è l'allon1anamen10 del teatro dalle altre arti è un ·avventura completamente passiva, senza traccia di lotta o di tormento. Non sapremo stabi1ire l'attimo di fra11ura, il punto del distacco. Ad un tratto le Arti si sono aperte un vergine cielo da esplorare e conquistare, , i sono peneLrate e vi si sono armonizzate. li 1ea1ro non ha avvertilo, sempliceme11te. la conclusione di una storia e l'i• nil.io di un'altra, in senso opposto. li teatro ha continuato un suo lineare cammino, senza i rischi e senza le pretese cl"una strada tutta - da farsi-. lnsensibilme111e il 1ca1ro si è distaccato dalle arti ed è rimasto in completa solitudine, con il suo passato e le sue trascinate tradizioni. A questo punto il 1ea1ro cessa dalla sua funzione cli sintesi e diviene semplice pretesto. Non saremo infatti, più capaci di ritro- \'are una qualsiasi corrispondenza tra un'attuale letteratura ed un attuale teatro - è necessario il ricordo della perfetta sintesi e umana e d'arte <li un teatro greco? - poichè tra le11era1Ura e 1ea1ro esiste un abisso. L'abisso che· divide - e si passi il paragone già rivelato come impossibi• le - una commedia - normale - ed • Eastbourne • o il • Carnevale di Gerti •. Sono mondi questi, che tragicamente, non sanno più riconoscersi e comprendersi CO· sicchè sentendo esatto e II nostro » un mondo - diremo in questo caso di poesia - umanamente non troveremo una risposta ncll'allro mondo, quello d'un quotidiano teatro. Assistiamo dunque, senza scampo, al fenomeno - se cosi possiamo chiamarlo - di un teatro in cui le arti sono estranee ed impartecipi - lontanissima atmosfera da contemplare soltanto. E poichè il teatro - è staio dello - non è più sintesi di arte • attuale •. poi• chè misure lo dividono dal nostro tempo, nascerà la convinzione che esso tea• 1ro sia specchio e sintesi di un passato. Sia, anzi • passato •. Cioè teatro • postu• mo•· Ed è cosi. Tullo il 1ea1ro che ci viene quo1idianamen1e proposto è postumo. rcatro con carancristid1e senili, inadeb'llalc, so110 ogni p11n10 di vista, alla nostra pili elementare esigenza. Teatro da riconoscere assurdo quanto uno speuacolo pu:a:;1ue reLrospettivo. L'oleografia è •insopportabile. Se il 1ea1ro è oleografia, il 1ca1ro ci è insopportabile. Se la sua coloritura oleografica, la sua distanza dalle altre arti avviate ad una si• cura maturità ce lo rende estraneo. resterà da ricondurre questo simulacro di teatro alla sua funzione, ad una • attualità • goduta e sofferta. · A questo punto chiediamoci allora, se il teatro potrà sopponare le nostre future fatiche, il nostro esu·emo amore. La risposta sarà una sola. E desolata. Sospesa la sfera dcli.e arti in uno spazio incorruttibile, decaduto a divertimento fi. siologico, sostenuto da una impossibile im• palcawra, il teatro ci appare al contrario • assolutamente sicuro• in mezzo ad una umanità che vive cd opera ogni giorno. Epoca, generazioni. Non pili sintesi c1i arti, il teatro ci appare ancora come sintesi dell'umano. Il teatro, questo teatro postumo •i• perfe11amen1e umano e godu10, in tu1ti i sensi ed in tutte le dimostrazioni. Il teatro esaudisce e conclude un desiderio. un bisogno interno, spontaneo del• la folla. F. 1anto aderente, tanto vitale ci sembra C"(Uestoteatro postumo, da costringerci al pensiero che tutte le altre arti sono • disumane• che tuue le altre arti sono di• sancorate e dis1a111i, oggi, all'affanno degli esseri vivi. Esse arti hanno potuto farci credere ad una vitalità positiva. Per l'essere • ar• ti felici•. Arti che sanno anche acconten• tarsi di se stesse in una e1-mafroditismo ri• nunciatario forse, ma pure 5empre risoluti\'O. Le arti - diciamo - • sono • perchè passibili di una illusione di partecipazioni umane, perchè passibili d'essere considerate accette ed imposte ad una presunta civiltà di forma e di pensiero. Ma è il teatro a disincantarci. li teatro, troppo lega10 all'uomo-massa. per non saperci regalare una esatta misura di men1ali1à, gusti e stile. t il teatro che ci pone dinnanzi, con la sua povertà, la povertà di un mondo. • L'applauso e l'approvazione trascendono perciò un significato immediato ed entrano apertamente nel cerchio delJe espres• sioni cli una norma di vita. In tale staio di cose - vogliamo dire - vana sarà ogni nostra fatica. F.siste un teatro postumo perchè esiste una • postuma umanità •. Umanità che non si mula nè si aggiorna. Umanii.\ che resi., gelida è convinta delle proprie esigenze e delle proprie aspirazioni. Solitarie, quindi, disumane siano le arti, 1u11e le ani, a pena d'essere vili e morte. Troppo si è già concesso, troppo si è già sofferto per una parola di sincerità e di comprensione. t 1empo di ritornare in se stessi. Anch~ per un teatro, fatalmente consegnato al numero. t tempo di constatare e contemplare coraggiosamente la spaventosa aridità di una nostra epoca, alla quale sapremo trovare ragioni e cause, remote o presenti, ma non una conclusiva soluzione. GTORGIO STREHLER 23
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