PAUSA SECONDA (in t·11i innumerevoli visi si c,ffacciano tra f,, quinte) SocR. (gmvcmente) - Ed ora, sarete con1c111 i. Penso che non vi resli che uscire. l 'scitc, per favore. J ,-..;A. Ma io... devo raccogli ere i fiori... S•>CR. (secco) . Uscite. IXA (quasi piangendo) - l\<fa io devo raccogliere i fiori... (gli altri sono usciti in silcnz.iu:, essa ri·mane un atlimo fer,na, poi, come di scallo, esce correndo da sinistra) samente, mostruosa come un J\foloch) Riposati. (io pre11de per u11 braccio: la strella è amichevole, ma decisa. Sollo la spinta, Franco scende a sedere come si calasse in trn JJOzzo senza fondo) (So· rrale esce pinuo da sinistra: è passata sul fondo del palcoscenico, dietro il fondale, come l'ombra di Jna fuggente verso destra) ANI\OTAZIO~E TECNICA: La scena, che rimane la medesima pe-r lutto l'atto, deve servire per due salotti diversi - e co,i un ritorno indietro nel tempo di due am11. Presenti quindi quel J1anorama anonimo, lale da renderla estremamente docile alle due diverse costruzioni della luce, e in• s1eq1e da farne se,npre il salotto con l'S maiuscola • piccolo teatro del mondo,. Il • diso1·dine artistico II del primo momento, per esempio, deve diventare • intonazione di falsa intellellualilà mondana II del mondo, ron spo11l1nea reve,·sibilità di effetti: il J1iccolo cane - rigorosamente lo stesso •/Jer lullo l'atto, anzi da contrassegnarsi in nwniera inequivocabile - che è jnsieme il Canino e i due tesori delle due plldroncine di elisa, abbia in sè qualcosa di f1erem1e, di impresci11dibile dagli og· getti, ecc. PAUSA 1ERZA SCENA IX. lKA (entra correndo da destra) . Franco!! (inciampa nel filo dei lumi, che è a destra. La spina pe-r terra si stacca, è b11io) FR. - Oh. Ina. Sei tu. Cosa hai fatto? Hai inciampato nel filo? SOCR. ~ E crnchc tu, Dianella, vattene. Sembri civclla, sai, a spiare auraverso il tempo. (Nel/'a11golo di destra 11011 c'è da pa• rcrchio tempo ness11,uo) (È vicinissimo a Franco) Hai la faccia piena di rughe ... Sembri un uomo stanco. Va là, riposati, INA - Franco! Dove sei (come ttn'invoca· :io11e lonla11a) FR.. Io? Sono qui. Sono seduto. (le parole si sJJengono in. un sospiro di cariatide) S0110 seduto ... Il traJmsso auuerrà senza alcuna magia, con alogica e puntuale verisimiglianza. I riferimenti cronologici debbono risultare come ,:isolti in tui lemjJo ideale. (Jnende e gira la poltrona con alta spalliera, spingendola con estrema lentezza i•crso il j,roscenio; essa avanza silenzioSIPARIO Fircntc, 6 Dicembre 1940. NUOVOIDl~NTAM~NTI N~lT~ATDO N ON credo che si possa separare l'attività teatrale dalle altre auività artistiche; le ragioni che sono alla base delle arti plastiche, o di quelle letterarie e poetiche, sono assolutamente le stesse, e sono rag-ioni di cultura e di civiltà. (Parlare di correnti di gusto è impicciolire la questione). Dei segni molto chiari di un nuovo spirito teatrale ,i trovano numerosi nello spazio di una quarantina di anni a questa parte, e li ho tutti presenti. Si potrebbe di·re che un filo conduttore (malgrado qualche deviazione) li riunisce pjù o meno tutti. Come tuua l'ane moderna costituisce una presa di con tallo /Jiù diretta con la realtà, oltJrepassandola, e liberandola dalle apparenze sensibili, cosi anche i,l teatro moderno, in quamo linea generale, lo vedo basarsi su questa attiitudine spiri,tuale. Perciò niente realismo, niente ,psicologismo, e filosofismo, ma fantasia e poesia, e, come corollario, semplidìcazione massima nei « mezzi ". Tutti i « trucchi » teatrali, 6velati, smontati e usatii con estrema _abilità da Pi.randeJ.lo non valgono più niente; se, su quella via, a forza di abilità si può a.rr,ivare ad una certa novità, è sempre una novità apparente e non sostanziale; e l'opera, i-n quanto art.e, è tutt'aJtr o che integrale. Secondo me, bisogna ricominciare tutto da capo; « non si rauoppa il ,nuovo con il vecchio"; il teatro delle marionette, quello in ap.par-enza il ,più stupido, è più vicino all'essenza del teatro che tante combinazioni sceniche ingegnose e tompli,cate. Ognuno conosce la ti,pi·ca marionetta di Ubu Roj nella « farsa " di Alfred Jairry, nella quale siete libero Fondazione Ruffilli- Forlì di vedere, come lui stesso dice, le nrnloiple allusioni che credete. Lo spirito burattinesco era nelle intenzioni di Alfred Jarry, tanto è vero che in una specie di conferenza 1enuta da lui prima della rappresentazione, data dal Thèatre de l'Ouvre, nel 1896, egli dàce: « ••. per quanto marionette si voglia essere, non abbiamo sospeso un filo ad ogni personaggio, i·l che sarebbe stato se non assurdo, almeno molto complicato .... ". Ciò non toglie cl1e alcuni attori, « per essere esattamente l'uomo interiore. e l'anima delle grandi manionette che state per vedere" rinunzi,arono alle loro personalità e acconsentirono a recitaire rinchiusi in una masche~a. Jn guisa di conclusi·one, e parlando della scena, egli dice: « una scena perfettamente esatta, •poi-chè come sarebbe un -procedimento facile, per situare una ~ommedia nell'Eternità,' <li fa~· tirare, ,per esempio, neH'anno Mille e tanti delle revolverate, così vedrete deMe povre aprirsi su pian11tre di neve sotto un cielo bleu; dei caminetoi guarniti di pendole spaccarsi per servire da porte, e delle palme inverdire ai piedi dei letti, affinchè le possano pascolal'e dei piccoli elefanti montati su mensole"· Eccoci sullo stesso piano delle trasmutazioni care a Piicasso: trasmutare l'oceano in paglia, i•l viso in cr,istallo, i paraventi in ~etisci, ecc. ecc., e sullo stesso pi,ano poetico furono le balleri•ne create da Charlot con due panini e due forchette. E' dunque in una Iinea essenzialmente poetica, immaginativa e fantasiosa, nella quale lo spirito d'inven. zione, e tutte le qualità del •poeta possono essere impiegate, che il Teatro in genere può ri1111ovarsi. Ho 13
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