PERLACONQUISTA DIUNACIVILTA U caro amico ci ha mandato, non molti giorni fa, una lunga lettera sul primo numero di questa nostra discussa rivista. Uua leLLera un po' amareggiata e quasi scoraggiata sul nostro operato e sulla nostra responsabilità di redaLLori strettamente interessati alle sorti di Spettacolo. Ci faceva presente, in questa lettera, la impressione di confuso e disparato che lo aveva colpito nella lellura della rivista e ci esortava ad una decisione scevra di compromessi. Ci esortava, in poche parole, a scegliere la strada uuica su cui tentare di indirizzare, accompaguare, sorreggere gli sforzi coscienti dei nuovi autori, dei poeti. Forse per non abusare di nomi e di citazioni, l' amico carissi 1110non ci ha scriLLo nettamente, citando due nomi non presi• in senso assoluto, ma semplicemente esemplificativi : o Joppolo o Fabbri. Con questo non vogliamo entrare ora in merito ad una polemica già tanto dibattuta sui giornali (d'altra parte pubblicheremo nel prossimo numero sopra questo argomento un chiaro articolo di Antonio GbireUi), ma vogliamo solamente sottolineare i contrastanti motivi interiori di quasi tutta la polemica teatrale di questi ultimi tempi, e vogliamo sottolineare con quale insistenza si venga puntando su un dualismo nocivo ad una unità di intenti necessaria al nostro Teatro. Perchè se questo dualismo dal punto di vista normale sussiste, esso cede però ad una critica che si intere_s~i s?prallutto dei motivi nman~ generatori di due pos1z1001 presuntemente contrastanlt. Ed è appunto su questo che noi intendiamo soffermarci, anche per chiarire quella che è la nostra posizione nel redigere, pagina per pagina, la rivista. In fondo alla nostra quotidiana ricerca esiste un substrato identico per tulli, un substrato che non può essere definito che con un aggettivo del quale si sta facendo abuso (abuso del resto sintomatico perchè rispecchiante con chiarezza una esigenza da tulli sofferta): un substrato ttmano. Su questa esigenza di umanità come sentimento del tempo si è trattenuto anche ultimamente (e questa citazione potrà forse far storcere il naso ad alcuni cari amici, ma, in ultima analisi, siamo convinti che anche essi, al di fuori di qualsiasi preventiva e forse <riustificata classificazione, potranno facilmente ricon~scere l'umile verità del nùstro pensiero). Giovanni Mosca: ed a lui, uomo della nostra epoca e non autore e critico teatrale, ci rivolgiamo. Mosca, assierne a tante cose che non possiamo dal nostro punto cli vista condividere, ne Ira detta una giusta (o almeno tale essa è per noi; del resto, ancbe per le altre potrebbe essere lui dalla parte della ragione e noi dalla parte del torto): ha detto di questo nostr~ comune desiderio di ritornare alla antica primordrale purezza dei primi attimi del mondo, di las~iare il far~ello g~avo o e pesante di tulle c1uelle piccole particelle d1 umanità (che non sono la 11mc1,nitd effettivamente, rua tante piccole scorie pesanti che ci impediscono l'ascesa) e di guardare nuovamente il mondo con gli occhi puri di tanti secoli e di rimanere stupiti della sua complessa architettura: architellura delle cose, architettura dei sentimenti per cui il 111011Fondazione ~uffilli - Forlì do è il mondo in cui viviamo, per cui noi siamo gli uomini pieni di questa nostra umanità. Ed è appunto nella ricerca, affannosa, urgente, di una esatta definizione che gli uomini del nostro tempo si agitano. Sçntono che qualcosa non va, che qualche ingranaggio cli questo nostro odierno modo cli vivere stride, che qualche costruzione, pur edificata nella speranza di una salvezza si sgretola: quasi che qual cosa, anche se costruito da noi, sia rimasto a noi sconosciuto e quindi inservibile per il nostro intento, pesante e gravoso per il nostro cammino. Come se questa civiltà d'oggi, così duramente conquistata, sia rimasta in parte ed inspiegabilmente a noi estranea: nella complessità della nostra vita troviamo una insurficienza. Non è facile dimostrare con esattezza di ter- 'mini che cosa sia questa insufficienza. 'e abbiamo però una senzazione precisa che ci dà pena, che ci spinge ad agire per rimediare ad essa. Si ripensa allora ad una umanità : ad una umanità da conquistare o ad una umanità da dimenticare. Si parla di umanità mentre si dovrebbe parlare di tante particolari umanità accessorie che non sono l' umanità e nemmeno complementi di essa; ma che sono piccoli espedienti per giustificare certe nostre azioni, certi nostri improvvisi arbitrii. Secondo noi tanto gli uni che gli altri tendono ad una meta unica. Sia che partano eia una concezione di conquista (conquista di una indiscutibile ed intransigente umanità determinante di una nuova e rispondente società e cli una civiltà) e di costruzione piuttosto che di ricostruzione, sia che parlano eia un generale scoramento di fronte ad una improvvisa rivelazione per cui si sono accorti che presenta la umanità da cui distogliersi non è in fondo la umanità, ma piuttosto gli accessori complementi non strettamente utili, tutti vogliono giungere ad alcunchè di non indifferente, ma di superiormente definibile oltre la percettibilità delle nostre comun·i e abituali sensazioni. Le pii) meschine ed abituali sensazioni per cui noi siamo ricchi delle particolari umanità, di quelle particolari umanità che universalmente sentiamo il bisogno di trascendere. Ed è in querta ansia di ognuno di noi che vediamo la nostra unità, la nostra ideale unità. Ed è in quest'ansia rispecchiata nel teatro in vari modi, anche in quelli più disparati e formalmente diversi, che vediamo - o forse ci illudiamo di vedere - una unità di intenti nel nostro teatro. In nome di questa civiltà servendola, documentandola anzi, noi stampiamo queste pagine. Dimentichi di qualsiasi polemica formalistica che ora non ci sembra opportuna oltre che inutile ed inconsistente. Sarà facile accusarci di eclettismo se affermiamo che cerchiamo di cogliere il buono ovunque, senza rigore di schede. Ma solo vogliamo ricordare che è in noi la esigenza del tempo cioè la volontà di costruire quelle basi necessarie per la nascita e lo sviluppo del I.'Arte : la volontà di portare in discussione tutti c1uei documenti validi per una clriari6cazione, necessari per la formazione e la contrastala conquista della coscienza di una civiltà artistica. IPAlTER RONCm
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