Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

Un atto di GIANNI TESTORI a (Jiotgio 'ùi~e11/i11 PERSONE: GIULIO, pittore CARLO, MARIA, sua moglie, ALBERTO, modelli SCENA: Lo studio di uu pittore. Da un. lato il cavalletto, dall'nltro, ma ve,·so il centro, un tavolo; sojna, utza natura morta; davan• ti, una sedia. Una finestra. (Il sipario si afJre ,nentre Giulio pret1ara I~ tavolozza: canta a riprese. Campanello. Entrn110 Alberto e 1\'laria). G1. - Buongiorno signora J\faria. MA. - Uuongiorno. (abbandona sul tavolo il cappello e la borsetta) AL. - (svogliatamente) Buongiorno. (,ilenzio) G1. - E il signor Carlo? Do\·'è vostro mariw? MA. (distratta) - S'è fcnnaLO gill in strada a parlare con un amico, a momenu sarà qui. Possiamo cominciare. G1. - Allora (indicando), per favore al tavolo. (Maria e Alberto si sistemano dietro al tavolo, rij1re,ulendo la • posa II del giorno precedente: uno di fianco all'altro, quasi di faccia). C1. - Pili a sinistra. Ecco, cosi va bene. (Rimboccan<lo le maniche apre la finestra. Rumori dalla strada). Ct. -- Parlate pure, senza muovervi però, mi raccomando. Signor Alberto, la mano sul ta\'Olo, per favore, più indietro. (Pre,ide la tt,volozza e con molla calma inizia a dipinge1·e. Dalla finestra ttna canzone lentissima. 1.\1c,riane riprende il motivo) AL. - Ti piace quesla canzone? ~fA. - Tanto. (Pausa) AL. - Sai perchè te l'ho chiesto? MA. - No... AL. -- leri sera al Caffè delle Lucciole l'hanno suomHa così insistentemente da fissarmela nella memoria per tutta la nouc e per tutta la giornata. Dormivo ed era come se, vicino, qualcuno ne rifacesse continuamente il' motivo. E poi al lavoro. a tavola, nella strada... (riJ,reude la canzone) attorno era sempre notte, nel cielo e nel mare le stelle, e una presenza continua, vicino, uno sguardo invisibile e buono, un alito tiepido. MA. (che l'ascoltava rapita, imf1rovvisamente) -- Ecco, proprio, anche a me, così: uno sguardo invisibile... (chiude gli occhi) e sempre quel motivo dolce, e il vento leggero della sera, il freddo della ringhiera nel palmo della mano,· e un grido lontano, tremendo, dentro il cuore, alle orecchie. Sentilo, sentilo Alberto, è qui (indican<lo alle orecchie), senti come mi batte (gridando) • Maria, do\'e vai? ~{aria ,. (affannosa) Poi le scale velocissime: il portone. Una luce e un'ombra. fermi. La fuga sulla strada, mentre l'aria scioglie i capelli, arriva alle labbra, salata, libera. Gli occhi rossi di due ubriachL Il cigolio di una finestrn. Una luce ancora: poi l'angolo, in fondo, il mare. I grandi fari dell'autohus: uomini che scendono frettolosi e scantonano. Le luci del Caffè; sedie sul 6 Fondazione Ruffilli - Forlì ma rei a piede, tovaglie pallide, abat-jours. • Allenta, una bicicletta! 11. I cartelloni sulla riva: gli occhi dell'artista feriti da una slriscia rossa e sul muro l'insegrla luminosa del Cinema Centrale rossa \Crde ... (calmattdosi) ... il furgoncino del~ lo sp.1zzn10. La scopa striscia sul selciaw e la ringhiera è sempre fredda nel palmo della mano. Il mare sono balle c_ontinuamente ... la bella signor; passeggia profumata di viole... uomini e donue felici... un fruscio di biciclette dentro il grido de"l saxofono... la musica ... Ci. - ~'i siete spostati un poco (al richiamo 1 ·,nodelli an·ossiscono, quasi sorjHe.\i). Più a sinistra, per favore. (Couttnn/Joraneamenle il campanello. Ma- , ia fa cenno di vole1·e andare ad aprire). G1. - Non vi disturbate, grazie, \lado io. (Eulrn abbattuto Carlo). . CI. - Buongiorno. ~lA. - Ciao Carlo. ,\1.. - Ciao Carlo. CA. - Ciao (va in frella a prendere la ~ua JJosi::.io11e:sednto sulla sedia di fronte .. al tavolo: c~n, il braccio af,poggiato. l<rnurne cosi, mimabile). Cc (lonui11<lo c,l c,walletto) - Perfettamente. (/1a11sa) · AL. - Aveva un dolce pro(umo la bibita rosa che il cameriere aveva posato sul 1avolo: la cannuccia appoggiata al bicchiere aspettava che la mano ne sciogliesse il leggero involucro di velina. Ma la mano pesava troppo, non aveva forza per alzarsi. Allora l'uomo si impose qualche movimento: ·tutto il corpo era duro e pesante. Forse era la solitudine. Inorridito ~I pensiero di dover restare tutta la noue, inchiodato alla sedia del Caffè. diede uno strappo e si alzò. Ebbe la sensazione che le ossa cigolando, si Cossero speuate. Levò dalla tasca dieci lire e le pose sul vassoio, facendole tinti1111are. quasi per avvertire il cameriere. Scese dal marciapiede, si èHresse al molo. MA. - Fu allora che un vento leggero cominciò a spirare sul mare: udivo cosi i passi frettolosi degli uomini, il battere allegro dei tacchi. Fu allora che fra tanti rumori avvertii un passo triste e 1 sconsolato. Procedeva senza speranza, quell'uomo: certo era solo. Pro,·ai a passeggiare e m'accorsi che ìl mio passo gli somigliava: forse in un tono più altO. ma ugualmente triste e sconsolato. AL. - Due vite senza speranza si erano sfiorale nel cammino della notte. Ma. - Si appoggiò alla ringhiera la donna e av\'el'll quei passi sempre più allontanarsi. Nello stesso momento in cui il suo ol'ecchio non riuscì più a distinguerli. cominciò a piangere: qualcosa dentro si scioglieva. Forse la solitudine era finita. Allora sentì av,·icinarsi uno sgu.1rdo invisibile e buono, un alito tiepido e dolce ... AL. - ... e :inche l'uomo. poco lontano, a- \C\a comincialo a piangere... qualcosa dentro si scioglieva... uno sguardo invisibile e buono, un alito tiepido e dolce. ~IA. - Cosi iniziò rauesa, l'attesa cara e sicura. Sapevo che lll saresti venuto, non quando, ma ceno saresti venuto. CA.. (rimaslu fino allora. immobile, scoppw ttrlando) - Maria basta! Nemme• no la carità salvate più ora. E io, chi sono io? Niente, completamente niente? \"olete farmi svergognare davanti a tutti ... no ... questo è troppo... (calmandosi) ... davanti a Lulli... (si avventa contro Al• berlo) Alberto vai via, non posso pili sopportarti, vai via, via ... Gi. (clte durante La sce"a di Carlo s'era sromJJaginalo, corre a dividerli, gridan• do) - li sipario, Santo Iddio, il sipario! Siamo in teatro, e queste cose il pubblico non le deve vedere... (la tela si chiude precipitosamente. Carlo, nel litigio, si lrova sul proscenio. Guarda attorno, st1anrito, cerca di t·itrovarsi, ma non r•:e5cc... lentamente, stanco, ritJre11de a /1arla.-e) CA. - ... davanti a tutti. .. sempre solo, come un cane, senza una parola... (im.itaudo una voce) • Stai lì, è tuo dovere » ••• qui solo, come un cane? ... • Sì, n. solo. come un cane• ... senza una parola, senza una mano che mi aiuti... (si è m·corlo che il ri{lellore colpisce sofo lui, mentre il resto è nel buio) Ma basLa anche voi con quella luce! Volete proprio mostrarmi a tutti, nudo. Eccomi: g.nnl;tti.: ;hi sono. Un pover0 uomo, un disgraziaw, costretto ad andare nello studio di un pittore per guadagnare un po· di- pane, a stare del le ore come vuole lui, iJ pittore, a essere un giorno felice perchè lui vuole così, un giorno triste, perchè lui vuole così, un giorno tradito, (incalzando) ma questo è trop• po. questo è tropp,o. (urtando) Aprite il sipario'. Che chiuso, che teatro, che pubblico! Ormai hanno visw tutto, sanno tutto. Cosa credete che siano stupidi? Capiscono bene anche loro come vanno queste faccende ... aprite il sipario! (S'flJJre imfn<>uuirnmeule il sipario. Ln sce- ~n è illumiuala con vivezza abbaglian.• le. Alberto e Maria al loro posto, lauta vicini, q11esta volta, da sembrare ab· bracci11ti. Immobili, come statue, e ì,n• nwJ1i!e t! Jnrre il tJillore. Carlo rima"e allibito. Dalla fìnestrn ricomi11cfo la ca,,. z.oue di jJrima: Carlo si precij,ita addosso ad Alherlo e 1\ 1foria, cercando di stac- . carli). CA. - Alberto. vai via! Non posso più sopportarli. Guarda 1 divfnto tulto rosso, rosso! Maria, il fuoco! (/ due rimangono ;mmobili. Carlo si ril.i-ra e ridendo, deluso. rome chi ha trovato u.na ragione /Jrrsa uel/,, mrmoria, mentre torna al jJrofJrio /Jostn, come a un martirio che si deve subire) F. già, non ricordavo, siamo modelli. (Non apj1e11a Carlo ha riJ1reso il suo poçt.o. il J;ittore ,·olla l'immobilità riprende a dipingere. Maria e Alberto a j,oco a. poco si svincolano e ricominciano a parlare. Dalla stratla la so/ila canzone). MA. - ... Non sapevo quando, ma certo saresti vcnuto ...(lentnm.P11tP cllminci11 a calare la lela) ... allora ti vedevo abare dallo scoglio. \'c11ire verso mc. nc11a notte ... Ai... - ... conC\'O... correvo ... MA. - ... e il vento ti portava leggero. con le hrnccia aperte ... A1.. - ... così \'Cdi. quasi per coprirti. .. MA. - ... non c·cra pili ,·ento allora ... FINE

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==