falli le masse, ha sentito la necessità di un ambiente per le " manifestazioni ,, deUe masse, cioè di luogo e di atmosfera appropriata e capace di produrr.i l' esaltazione necessaria alle grandi cose. E' già nata così una noatra scenografia politica e si potrebbe parlare, senza irreverenza, come già si fece un anno 'ai Littoriali, di una "regia,, della grande manifestazione politica. Nella maggioranza dei casi è la folla stessa che dà spettacolo a se stessa; sono le città, le architetture chiamate ad esprimersi nella loro nobiltà di linee e di significato tradizionale da addobbi e da sottolineature luminose. Ma qualche altra volta, è una parata singolare, è un innumere e cvncorde muoversi di atleti, è un grande coro di giovani e giovinettte che si pongono come centro di attenzione e come promotori di commozioni. Tutto questo è già teatro. Giungiamo ora alla positiva conclusione di un vero spettacolo scenico chiamato a concludere una manifestazione di folla. Occorre l'ambiente. Abbiamo per ora gli Stadi, facilmente adattabili, ma l'architettura nostra dovrà fra i suoi tipici edifici offrirci anche l' ambiente per le grandi adunate di ogni città, qualcosa che sia una evoluzione dello Stadio, un suo più adeguato adattamento all'adunata politica Jlo Stadio berlinese dei centomila) e che abbia a fianco locali anche per le adunate al coperto. Dovrà ~ssere questo il centro della vita politica di massa (il foro Mussolini, con il suo complesso di accademie e di palestre, ed ora con la Sede Littoria). In esso il palcoscenico dovrebbe essere il centro vibrante dell' architettura tutta. Occorre il repertorio. Abbiamo intanto tutti i classici. Medea e Fedra e Oreste sono vivi ancora. La grande drammaturgia europea del cinque-seicento per tanta parte frutto del nostro magistero può essere chiamata a parlare in tali adunate di masse. C'è la tragedia alfieriana e il meglio della troppo dinienticata produzione romantica del risorgimento; c' è la tragedia dannunziana. E come escludere il melodramma nazionale, quello di Verdi ad esempio? In seguito non potrà mancare un repertorio moderno. Intanto, per non parlare che delle cose più recenti, non abbiamo avuto i "Vespri siciliani ,, di Ludovici e il " Ciro ,, di Laudi e l'avolini, degnississime opere e di ferma arte, oltre che di sicuro magistero politico? Il dare vita ad un costume di pubblici spettacoli, il dar vita al teatro di Stato celebrativo della nostra arte migliore e del nostro costume politico, offrirebbe il terreno più propizio alla nascita di una adeguata drammaturgia attuale. Contemporaneamente si dia sviluppo ai canti dei giovani, si introduca nella pratica della Gil il coro dialogato, sottile e primitiva forma scenica, svolgente una azione per trapassi di toni di sentimenti. Con tale abbondanza di repertorio potremo avere tutta la pazienza per attendere che dal teatro "indipendente,, si sviluppi per spontaneo convincimento politico ed artistico e per maturazione di civiltà - quella maturazione raggiunta in politica e non ancora in arte - un significativo afflusso di opere al teatro di Stato che, ripetiamolo, non vorrà essere l'esclusivo teatro valido e il solo sostenuto dagli organi di governo, ma qnello cui ci si potrà rivolgere per apprendere ad essere cittadini del nostro tempo: un teatro sobrio, solare, astratto, di linea greca. AR/lfANDO RAVAGUOLI flP!L il 'Veaho E' sintomati<:o osservare la superficialità con cui quasi t.,. Li i più rappresentati commediografi • e non è il c.:so di ripetere qui i motivi di una polemica ormai da noi dichiaratamente superata e risolta a loro completo sfavore - cerch.i no di portare sulla scena quei particolarissimi documenti del tempo che, nella loro superficialità, essi pensano possano rimanere a costitnire una valida esemplificazione del modo di vivere e di soffrire della nostra .epoca. Non siamo noi i primi a notare come il portare in primo piano, quali elementi essenziali, l'abitudine purtroppo effettiva e tragicamente reale di un certo modo di agire e di essere - meglio ancora sarebbe adoperare, in questo caso, il verbo sembrare - porti a delle formule puramente occasionali ed insincere che nulla hanno a che vedere con l'intima realtà degli nomini migliori del nostro tempo. L'amore interessato per una verosimiglianza puramente materialistica dimostra già da sè come certo teatro non abbia la forza di vincere le premesse più bassamente concrete ed innalzarsi in una sfera di perfetta rappresentazione. A questo tentativo sono protese tutte quante le forze coscienti dell'intelligenza ,ed un identico sentimento le accomuna anche quando sembrano partire ed arrivare a differenti affermazioni. In nome di questa identità da tutti ad un modo sofferta, noi crediamo di potere affermare che le documentate divergenze rispondono ad esigenze solamente dialettiche e forFondazioneRuffilli- Forlì mali e che un fine unico rinsalda le giovani energie. Il desiderio di rendersi inttrpreti di situazioni che toccano da vicino la nostra umanità, che costituiscono anzi le basi di questa nostra umanità, è senti lo dagli autori più sensibili che attraverso i mondi della più alata fantasia pervengono ad una profonda comunione col vasto pubblico. E' necessario una reazione a quella che non è che una contingente e fittizia realtà ed un ritorno ai motivi universali della vita degli nomini, ad una ricostrnzione nel campo dello spirito. Lontani da tutte le influenze, siano esse sociali o storiche, per superarle occorre · che il mondo dell'autore non si limiti ad una critica, se essa critica non reca i germi della costruzione, e tanto meno ad un inutile, perchè solamente esteriore e valido solo per una 'quantità che non ha valore di totalità e di qualità,· documentarismo passivo: seguire l'autore in questo tentativo di infrangere ogni realistica esattezza, ogni apparenza anche quando essa sembri ormai norma, per raggiungere nel profondo il senso di una verità che ai più sfugge, è dovere di chi vuole assieme ali' autore, al poeta, giungere alla meta ideale. Ha scritto Cocteau : seuls la pro,nenade d'un homme et l' homme lui - meme m' interessent. E questa frase ci sembra riassuma la via maestra del teatro inteso come opera di poesia, dell'arte intesa come forma di vita. Nè altrimenti è dato ai migliori di noi di essere artisti e costruttori nella vita, di essere gli interpreti, 3
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