trimenti. Così per tutte le arti, così per il cinema. à-fa quanto ne siamo Jontani ! Gli esempi per dimostrarlo sono tali e tanti che se 'ne potrebbe comporre un florilegio di più centinaia di pagine. Leggete una affermazione come questa : "Sono convinto che un film si deve giudicare con lo stesso metro di un libro, e non solo perchè non saprei fare altrimenti, io che poco mi intendo di inquadrature e di sequenze, di primi piani e di carrelli, ma anche perchè così deve essere fatto"' Voi giurereste che questo è stato scritto, a dir tanto, del 1910. Invece appartiene ad un articolo che ha visto la luce il 15 ottobre 1942. L'autore è Guido Piovene, la sede in cui è stato pubblicato • e questa è cosa che particolarmente ci stupisce e ci dispiace - è " Primato ", una delle nostre più importanti, se non la più importante, r-ivista culturale. E non si accontenta di questo, Piovene; aggiunge anzi che e la posizione di critico, col passare degli anni, gli appare sempre più inutile, pretenziosa e immodesta•· Superfluo sarebbe chiedergli allora la ragione per cui si ostina a fare il critico, e precisare che proprio la sua è immodestia, nel1' accanirsi in un'attività che egli aborre e per la quale non ha alcuna preparazione, nè alcuna particolare dote. Sarebbero, purtroppo, parole al vento. Quali conclusioni si possono trarre da tutto questo? Molte, e amare. Non è certo con piacere che constatiamo questo stato di fatto. E non torna certo a vantaggio comune questa situazione miserevole. E' però necessario parlar schietto. Danuoso è nascondere, di tra un compiacente silenzio di ipocrisia ciò che esiste e che è sotto gli occhi di tutti. Noi non intendiamo fare scoperte o gabellare per cose importanti inezie o pre• sunziooi personali ; non abbiamo alcun desiderio di continuare a pontificare, con Piovene, che tt il cinematografo è fatto per situazioni liriche, nuove e ardite,,. Noi, giovani, assai più modestamente, ci limitiamo a fare un auspicio, ad appuntare verso di esso le nostre speranze, l'auspicio che questa odierna situazione di meschinità scompaia e si annulli per suo stesso interno dissolvimento, nel più breve lasso di tempo concesso dal possibile. E faremo di tutto, con risolutezza, affinchè più rapido sia questo processo di dissolvimento. E continueremo a lavorare, nella piena coscienza di essere sulla via giusta. FERNAf,D0 DI GIAMMA1'7'EO PATTUGLIA MENSILE DI POLITICA ARTI LETTERE • Un atto di. fede ed una prova d'amore nella cultura e nell'arte coutem,poranee Fondazione Ruffilli - Forlì EsPmpio di cinema vish'o: e Bastardo:. di Lunde e Stevens (Norvegia) CINEMA DI DATTI CO UN rapporto fra il cinema e la scuola, si può dire vi sia sempre @lato: fin dalla nascita di questo modernissimo mezzo d'e• spressione. Rapporto sentimentale, magari, espresso nella pratica senza esplicita denuncia dello scopo preciso a cui dovrebbe tendere una cinematografia di questo tipo. Cinema didattico, quindi, ma con pudore; con lo stesso pudore che, salvo rare ed individuabili eccezioni ( Vecchia Guardia di Blasetti, per esempio) si ritrova nel delicato settore de) cinema politico. Ricordo tra le mie prime sensazioni cinematografiche, accanto alle inunagi.ni deÙa Bertini e di Lyda Borelli, una serie di film da cui risultava sostanzialmente chiaro l' intento morale. Si trattava di alcune brevi, realizzazioni dal " Cuore ,, di De Amicis, e, per precisare, la serie dei racconti mensili : ·Il f)iccolo scrivano fio• re11t.ino, La piccola vedeua lombarda, ecc. Allora i maestri trasferivano le loro scolaresche dalle aule alla più suggestiva sala da proiezione, ed i ragazzi, dall' inconsueto spettacolo, ritraevano insegnamenti morali e stimolo a sentimenti generosi. Più tardi, ma si era già agli inizi della gi-ande guerra, ricordo ancora, una ondata di entusiasmo popolare alla proiezione di un film storico: La presa ,li Rdma attraverso la breccia di Porta Pia (si trattava già probabilmente di una • riesumazione>). Non a caso ho citato questi ricordi personali. In epoca meno lontana la scuola ha organizzato proiezioni speciali per stu• denti, di opere comunque interessanti la didattica : Villafranca, 1860, Campo di J,faggio, ad esempio. Cambiano i tempi, i modi, i film, ma l'organizzazione di tali p·roi.ezioni obbedisce in fondo agli stessi criteri. Ed allora si può in base alla minima esperieuza costituita da questi rari tentativi, (poicbè diamo per dato che la suggestione dello schermo possa costituire efficace e potente strumento di educazione), cominciare col suddividere i film che interessano la scuola in due grandi categorie: film ehe attraverso la via indiretta, ma più suggestiva, dello 1petu,colo tendono (anche senza preci110 scopo di tende• re) alla formazione morale del bimbo, del fanciullo, o dell' uomo, attraverso un clima arllst1camente raggiunto, e film didattici propriamente detti. Possono appartenere alla prima di queste due categorie tutti i film a carattere spettacolare da cui si possa (secondo i moderni principi dell' estetica cinematografica) ricavare un "tema,., in accordo con ciò di cui appunto si vuole arricchire il mondo morale del bimbo, del fanciullo o dell' uomo. Inutile sviluppare diffusamente questo punto: si tratta pro• prio del problema che interessa tutta la nostra cinematografia. Per ciò che riguarda la scuola, il ci• nema può in questo senso costruire, o ri• costruire, o, infine, precisare un' atmosfera, perseguendo così fuori delle aule quel pro• cesso d' evoluzione attraverso cui l' uomo si forma. L' inOuenza del cinema, a questo proposito è manifesta, e senza ricordare i vari studi eseguiti sul progressivo adatta~ mento, anche fisico, dell' individuo ai tipi dello schermo, basterà notare come pochi oggi non conoscouo la vita americana, Pasteur che ha " inventato i microbi "' Enrico VIII che aveva parecchie mogli ecc. ecc. Un vasto e disordinato bagaglio di cogni43
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