Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

t\llt\ UN conto è la poesia pura e un conto è i] dramma. La poesia pura può essere una carezza, un grido una lacrima, mate· rialisticamente anche un nulla : il dramma invece è un urto di sentimenti, più o meno violento ma sempre un urto. Resti dunque inteso, come premessa, che quanto più l'urto sarà violento, tanto più ci avvicineremo al d_rarnma; e quanto più l' urto mancherà, tanto più dal dramma ci allontaneremo. Ora figuriamoci il getto di una fontana che muovendo l'acqua genera cerchi i quali perdono rilievo allontanandosi dallo zampiUo. Noi avremo vivificata la vasca se il getto sarà forte, avremo un'acqua pressochè immota se il getto sarà debole. Così il teatro drammatico. Esiste uno zampillo, un fulcro: e sono gli autori originali, quelli che creano. Il loro moto irradia cerchi, risonanze, tutto ciò che vien prodotto dalla immancabile e necessaria progenie degli autori mediocri i quali non copiano ma risentono, spesso in• consciamente, del clima formato dai creatori di cui riprendono in tono minore i motivi. Voglio ammettere che il teatro italiano possegga ancor oggi una sparuta pattuglia di creatori: ma il loro getto è flebile. Manca da non so quant' anni un clima tragico, la tragedia· nei suoi lineamenti essenziali è trascurata e scomparsa dalJe scene. L'urto dei sentimenti nou è più schietto e sem• p1ice ; lo si vuole rendere arguto e saporito con presupposti di sarcasmo o con borghesi complicazioni che nell'animo deUo spettatore restano in superficie. I seguaci, mancando il nerbo ai creatori, smussano smussano, impallidiscono le già pallide immagini, approdano a malinconiche questioni, oppure deviano verso eleganti compromessi di mestiere. Ma si può diagnosticare la malattia del nostro teatro d' oggi con parole semplici : manca la tragedia. Perchè? Avete mai pensato alle arti figurative del Seicento e del Settecento alle quali per l'appunto mancava la genuinità espressiva pur non difettando la valentia degli artefici e la gra~diosità dei concetti ? In quei secoli si dipingeva e si scolpiva bene, nè poteva esser diversamente in un'epoca che seguiva dappresso le meraviglie di Michelangelo, Ji Leonardo, di Raffaello : ma le cose migliori • vedi il Caravaggio, il Tiepolo, il Bernini - avevano un che di teatrale, teatrale nel senso di artificioso, di non spontaneo, di " voluto ,, ; press' a poco quella teatralità che i giovani d'oggi denunciano nel teatro italiano. Essi invocano un "teatro antiteatrale ": e i creatori del " teatro teatrale " (i quali • mi perdonino i maestri 36 Fondazione Ruffilli - Forlì ~rrtt\GEDlt\ del pennello e della gradina - sarebbero i Caravaggio, i Tiepolo, i Bernipi d'oggidì) rispondono che il " teatro antiteatrale ,, è un assurdo, una frase fatta. E' vero anche questo: spesso la frase " teatro antiteatrale,, è una frase fatta, poichè chi la pronuncia non ha perfetta cognizione del suo valore ; ma è d'altronde quella che addita la sola via da seguire per risollevare le sorti dell'arte drammatica. Senonchè questa via non conduce al nuovo, bensì ali' antico: ossia ad un nuovo relativamente alle maniere in auge. Voglio essere esauriente, una volta tanto. E mi, domando : perchè la pittura del XVII e XVIII secolo perdette di vista il vero spirito dell'arte e ricorse, per esprimersi, all'esperienza manieristica, detta poi teatralità? Per rispondere bisogna anzitutto considerare relativa la qualifica di creatore che comunemente si dà a nn artista ; e bisogna pensare - da ciò • che l' arte, per una ragione o per l' altra, è sempre un'-estrosa imitazione; in principio lo fu della Natura, indi lo è stata degli uomini, delle loro opere maggior~, dei loro maggiori ideali. Logico quindi che, ali' indomani di un'epoca splendida come il Cinquecento italiano, in cui tutte le tendenze artistiche di tutte le epoche furono maravigliosamente imitate ed esaltate (vedi nell' Alighieri l' iniluenza virgiliana, vedi nello stesso ~fichelangelo l' influenza del poema dantesco e delle prime raffigurazioni di esso affrescate da Luca Signorelli) sia subentrata la confu• &ione, la pletora d' insegnamenti e di moti.vi d'ispirazione, mista al bisogno di rinnovarsi in qualche modo, ciò che pose anche i più grandi (come i citati Caravaggio, Tiepolo e Bernini) in condizioni di limitatissima libertà meditativa, così appunto come quegli autori teatrali che volli rappresentare con i cerchi d'acqua prodotti dal getto di una fontana. Affermo tutto questo perchè mi sembra che il teatro d'oggi sia precisamente • e con le dovute differenziazioni • nelle con• dizioni spirituali della pittura barocca. Esso si agita nei sensi più disparati, coglie bravamente da un'epoca e da un'altra. E segue ad un'epoca - 1' Ottocento - che in fatto di teatro non sarà paragonabile aJ Rinascimento pittorico ma è certamente, con le sue tante opere e la sua inquieta vitalità, fra le maggiori e 1e più ricche di significazioni e di ammaestramenti. Mi affretto a sottolineare che è diffi. cile - molto difficile • guarire da questa forma· di barocchismo. Molto difficile chiarire, riordinare. Però bisogna riconoscere che dalla teatralità barocca e sei settecen• tesca le arti figurative hanno saputo alla beli' e meglio liberarsi. Non accusatemi di ridicoli paragoni : voglio dire soltanto che la teatralità, in esse, è pressochè scomparsa •. E voglio dire sopratutto che, nell'Ottocento • faccio i nomi del Fattori, del Segantini, del Signorini - la purificazione pittorica raggiunse altitudini stellari. Guardate al Fattori : non a quello delle famose "bat• taglie,,, ma al Fattori delle sublimi tavo• lette con su dipinto un gruppo di signore, un uomo ali' ombra, dieci cavalli al sole. Non vi è nulla in queste opere che possa dirsi " teatrale ,, : tutto è semplice e sen•• tito, tutto è nuovo ed antico. l\fa più che altro " antico,,, che non vuol dir vecchio, ma primitivo. Il maestro - solitario com'era• s'era isolato dal mondo, aveva guardato alla Natura : perciò la sua pittura rassomiglia io una nuova forma a quella dei grandi, perciò possiede appieno tutti g1i elementi essenziali dell'arte, quelli che toc~ cano e commuovono con poche parole, con poche tinte. Fattori - e con lui qualche altro del suo tempo - seppe ritrovare la poesia percorrendo a ritroso le vie già per• corse: e' il nuovo scaturì perchè le antiche immutabili energie dell'arte furono suscitate religiosamente da un poeta che, pur non avendo vizi congeniti, aveva orecchie per udire e occhi per vedere ciò che gli volgeva d'attorno. Il paragone tra le due arti non deve suscitare scandalo : serve a fissare le re• sponsabilità degli artisti, dimostrando che gli alti e bassi dell'arte non dipendono, è vero, dal fato ma dal genio umano libero e intransigente, il quale però si manifesta più o meno agevolmente secondo le con• dizioni spirituali determinate dalla forza delle circostanze da cui l'artista tenta senza. posa di svincolarsi, raramente riuscendovi. Di queste arti sarà utile dunque delineare l' evolversi nel tempo. Il ciclo dell' arte figurativa si compone di varie fasi: Tempo classico • ~ledioevo - Giotto• Rinascimento•· Decadenza barocca - Primitivismo degli ot•• tocentisti. Il ciclo dell'arte drammatica ri• suita un po' in ritardo sul precedente; ma in sostanza presenta le stesse caratteristiche:. Tempo classico - Medioevo - Shakespeare - Rinascita sette-ottocentesca - Decadenza fineottocento-primonovecento. Come vedete, dovrebb'es9ere prossima l'ultima fase, quella del Primitivismo. Vi sembrerà un po' pre-- sto • e forse è presto. - Ma la volontà degli uomini può talvolta forzare la flemma del Tempo. Perciò - se lo vorremo - potremo precorrere gli eventi e farci protagauisti, della rinascita. Guardiamoci negli occhi. Bisogna restituire le forze al Teatro, ricondurlo quanto più si può verso gli elementi essenziali e universali che lo generarono. Secondo me • come ho detto • la forza primitiva, elementare, sta nella tragedia, già che in essa. lo scontro dei sentimenti è più violento e condotto direttamente, col minimo uso di

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