&iorAoiloioenleatarsa In una storia del teatro italiano, sopratutto svolta "per testi,, aJ insegnamento ecl educazione clei troppi " studiosi di teatro,, che limiti alla loro cognizione hanno due o tre opere di Shakespeare e i lavori più popolannente noti di Pirandello, è assai interessante una sosta per Giovanni Giorgio Alione. Ho davanti a me un libricino ingiallito scovato nella polvere di una celebre libreria antiquaria, data• to 1865 ed edito dal Daelli in Milano e contenente " commedia e farse carnavalesche nei dialetti astigiano, milanese e francese misti con latino barbaro, composte sul fine del secolo XV da Gio. Giorgio Alione ,,. Infatti tali farse furono dall'Alione composte e fatte rappresentare in Asti sul finire. del secolo XV. E sono da considerarsi i primi tentativi di un tal genere di componimento, che pone il trovatore astigiano come uno dei primi introcluttori clella poesia teatrale in Italia. Da P. A. Tosi, prefattore ouocentesco di Alione, apprendiamo come il Quadrio sostenesse essere la poesia comica stata trapiantata in Italia dalla Provenza fin clal secolo XII. Lo stesso Quadrio, menzionando i primi autori di commedie italiane a lui noti, nominava un Sulpizio Vernlano, un Ugolino da Parma, un Francesco Sallustio Bonguglielmi fiorentino, e un certo Damiano, che verseggiarono tra la fine del sec. XV e gli albori del XVI. Dell'Alione non parla, per non conoscenza dell'edizione d'Asti del 1521 e per non aver tenuto conto della composizione delle. predette farse verso il 1494, al tempo cioè della calata in Italia di Carlo VIII. Sempre spigolando nella polvere delle biblioteche, le poche notizie che si hanno su Alione si leggono nel " Catalogo degli scrittori piemontesi di Francesco Agostino della Chiesa ,, ed. Torino 1614 e nel "Syllabus scriptorum Pedemontii, opera D. Andrere Rossotti, Monteregali, 1607. Nel primo si legge: "Giorgio Alione di Asti scrisse un'opera in versi parte clella maccheronica, parte di altri diversi capricci in lingua astiggiana, dove vi sono molte ridevole farse ed altre sì fatte cose da recitarsi sopra i balli, nel tempo del carnovale, stampata in sua patria nel 1601 ,,. Il Rossotti a pag. 239 dice : " Georgius Alionus Astensis, vir facetus et ad iocos natus, sed non semper modestus, scripsit carmine macaronico (ut vocant) lingua patria quosdam animi motus, appellant capricii, satis ridiculos et salibns conditos, sed nullius utilitatis ,,. A questo non certo favorevole giudizio del Rossotti, il quale probabilmente di teatro non era sottile conoscitore, fa seguito la citazione del conte Gian Maria Mazzucchelli negli " Scrittori d'Italia,,: " Aglione Giorgio d'Asti mentovato dal Chiesa sotto l'anno 26 FondazioneRuffilli- Forlì 1490, scrisse un'opera faceta iu versi maccaron1c1, intitolata Capricci, la quale fu stampata in Asti nel 1601, e poscia ìn Torino, 1628 ,,· I tre studiosi insomma si trovano d'accordo sulle date e sulle edizioni, e fin qui non occorreva grande capacità, ma non arrischiano sentenze troppo profonde nè impegnative sull'opera del nostro Aliorie. Del quale sarà interessante sapere • a titolo cli cronaca . che fu colpito dall'inquisizione per le satire ai preti e alla Chiesa e dovette purgare in tal senso la sua produzione per lasciare il carcere e otlenere la divulgazione delle sue farse. Tutte le scurrilità invece (e abbondano ...) restarono intatte. Ai volenterosi le notizie più minute appariranno sul testo diretto: a noi preme rilevare il pensiero del Tosi secondo il quale giustamente le farse dell'Alioue forniscono nozioni sulla lingua astigiana d'allora, assolutamente cliversa clall' attuale, e contengono preziose ·notizie storiche relative alla città di Asti, specie riguardo le cal~te di Carlo VIII e di Luigi XII verso il ducato di Milano ed il regno di Napoli. Si trovano altresì descritti nelle poesie de.Il' Alione varii fatti successi in Asti al tempo ciel passaggio dei precitati sovrani. La commedia "de lomo e dei soi cinque sentimenti,, è stata sfruttata anche dal Lafomaine. Jean d' Abundance, poeta francese, lo stesso soggetto trattò in una farsa intitolata "La guerre et le debat entre la langue !es membres et le ventre,, più volte· pubblicata. Il Delepierre, a pag. 80 del suo " Macaroneane ,, ed. Parigi 1852, ove ci dà un' analisi di tutte le farse dell' Alione, osservò che in quella di Nicolò Spranga, la sentenza finale ha grande somiglianza con un passo dei " Plaideurs ,, di Racine. " Spettacolo,, presenta ai suoi lettori una farsa di questo burlesco giocoso cantore del secolo XV. di questo beniamino delle allegre brigate astigiane del tempo, di questo ameno inventore e vivacissimo satirico verseggiatore. Noi crediamo ché il valore di queste cose sia più del documentario storico, ma abbia anche riflessi di civiltà e rispecchi non solo fatti particolari ma anche abiti mentali di un'epoca. Il teatro italiano " classico,, è abbondantissimo e poverissimo al tempo stesso, a seconda della quantità o della qualità. Per questo ci compiacciamo coli' editore Bompiani che sappiamo intento a varare qualcosa di Alione e per questo noi stessi offriamo un arcaico saggio, "italiano ,, fino al midollo, di quel teatro nostro che ci preme, non soltanto infine per sentimentalismo nazionale. Abbiamo più volte riaffermato la urgente necessità di una cultura teatrale in Italia, oggi assoluta• mente mancante, cultura che conforterà la soluzione di uno stile. Da tale stile nascerà, nasce, (o è già nato) il teatro niiovo. PAOLO GRASSI
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