(._4_111R_lll_, lll _i_lll,_I111 _I II_El_lIlIr_IE a_l l _IlIrI_R 0_ 1 11 _J Per il teatro E' bene che ad on certo momento ci si debba trovare su questo piano ciel linguaggio. Che ci si trovi, so questo piano, pe1· una definizione comune cli responsabilità • e cli forma • in una nostra storia. Qualcuno potrebbe chiedermi, ma quale linguaggio . in funzione cli che. E io intendo come responsabilità cli dire la stessa possibilità cl' esistere, di essere un'altra volta comuni fra di noi uomini. Teatro, questa diretta sensibilità cli resa plastica . umanamente figurativa . delle nostre condizioni segrete in emergenza sociale cli gesti, di riflessi, cui è allucinazione cli cronaca, di episodio, cli figure e di voci, la triste necessità dei giorni e dei singoli, e la memoria delle città; ma con questa riscoperta felicità di dramma per un interesse di siutesi, di riguadagnata astrazione dei simboli. SANDRO BINI * Pittore a teatro Il teatro è immagine; e il problema d'etica cli cui si parla non può essere altro che il necessario movimento interno di tale immagine. Come il movimento, il cercarsi, il respingersi e il rapprendersi dei colori in un quadro. Quando questo moto trova • nel• l'atto o nei tre atti (come nel quadro o nel frammento). una sua condizione autonoma e non cade perchè vien meno una certa soluzione di fatti esterni, significa aver raggiunto la propria dimensione di teatro, ossia di dialettica e di poetica. La realtà è ricostituita• per imponderabili • nell' immagine. Il teatro, se è Arte, non può essere un agglomerato di circostanze obbiettive, le quali cadrebbero col semplice superamento dei tempi, del gusto delle cronache e di al tre bazzeccole. Con questa premessa ecco stabilirsi due distinte categorie nell'identica famiglia " Invenzione ,, : 1° invenzione propriamente detta, categorica ed artistica, ossia la realtà riemersa nel tessuto astratto dell'·opera, realtà come forma in movimento ; 2° invenzione come realtà traslocata nel!' ingegnoso ingranaggio di una vicenda teatrale. Anche qui vige la distinzione tra decorativo ed illustrativo (non vorrei cbe si pensasse a un ritorno di Gaspare Gozzi e di Bartoli, nè a un traslato cubista). Vediamo per esempio in che cosa consiste l'inventiva di un Cézanne (dico così perchè è accertato che ad esempio senza l'Impressionismo non avremmo il cinema di Réné Clair, di un Carnet e di un Duvivier). FondazioneRuffilli- Forlì Mi scriveva Apollonio che Cézanne ha molta imn1aginazione epoca inventiva. Discorso • diceva • a fil di rasoio, ossia per chi sa intendere le sfumature. Esatto. Cézanne, a confronto cli un Picasso, può parer senza inventiva. Ma dov'è la sua invenzione? E' interna, non illustrativa, è contenuta quadro su quadro ·nell'ambizione a uno stile_ organico, materiato ai vicende cromatiche e formali. Ossia Cézanne è il S. Giovanni del primo genere d'inventiva, connaturato indissolubilmente alla scoperta dei valori. L'altra inventiva era un lusso da " secondo tempo cieli' arte,, perchè dovrebbe essere diverso pel teatro? se aspira ad ave1·e una sua dimensione ed una sua naturalezza, anche fisiologica rispetto a chi lo fa? In questo senso posso capire come legittima una· richiesta di moralità, di umanità, ecc. In senso contrario, non capirei percbè si dovrebbe chiamare arte il teatro. Sarebbe una questione da capocomici privi di sensibilità. Inutile sollevare antichi esempi. Shakespeare, per esempio. Risponderei che in pittura, per questi c'è Rembrandt; e che Dante è più e più alto teatro, avendo a corrispettivo Giotto. Ma questo è un motivo polemico, tanto per chiarire un punto di vista, che può essere privatissimo. ell' inverno del '40 bo frequentato tutte le serate di PALCOSCENICO • mi chiedevo cosa Paolo Grassi intendesse con quel succedersi di atti unici, da Piraudello a Rebora, a Joppolo, da frammenti di Shakespeare, a Jevreinov, a Leopardi. Una vertigine di modi (e c'era O' Neill, e Yeats ecc. ecc.), di misure teatrali e spirituali. C' era da restar perplessi. Un pò come le " retrospettive,, dei cine-guf, brillanti ma finite coi commendatori romani. Eppure un'intenzione c'era. Penso a una ricerca di una dimensione teatrale. Ogni spettatore poteva chiedere interferenze o no con la vita, u·manità, dramma: intanto si succedevano forme teatrali, modi dell'immagine. A questa fatica non si poteva e non si doveva chiedere pronta risposta, e gruzzolo letterario sul banco. La risposta ad un lavoro non si poteva chiedere. Piuttosto sì all'urtarsi dei valori teatrali, opposti o consanguinei. Io vorrei chiedere che cosa accadrebbe a quell'au• tore teatrale che, avendo perduto la memoria e l' atavismo delle cose, trovasse a dover immaginare un albero e a metterlo nel suo teatro. Come, d'altra parte, a un pittore. Potrebbe abbandonarsi a un'inventiva a posteriori delle realtà ? Non avendo emozioni capaci d' organizzarsi in immagin~ - obiettività della visione astratta • o cadrebbe nella fantasia (questo il gratuito) o tacerebbe. Ma tra un autore in tale condizione e tanti autori privi di ogni condizione, inemozionabili, non v'è divario. Così il Teatro si riempie cli alberi e su 19
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