Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

samente custodisce appunti e disegni di questo sorprendente nostro improvvisatore. Il teatro decade per lasciar progredire la tecnica dell-o spetta.colo; molte sono le novità comparse in quesC epoca (dalle quinte e dai fondali arrotolantisi su se stessi ad ogni sorta d' « inganni»): una snellezza ed una facilità di comando sono nelle mani del 1uacchinista teatrale. La nave si muove veristicamente sulle onde finte come la pioggia ed il temporale impressionano ed entusiasmano con la loro prodigiosa com parsa. Le scene prospettivamente scorciate dei Bibbiena, i massimi architetti teatrali, posseggono una emotività maggiore di queUa delle prospettive ceutrali del Serio o degli altri grandi della Rinascenza. Da Vienna in Spagna, fino a Pietroburgo, partita dall' Italia, la parata scenografica e scenotecnica miete allori ed applausi. Come avvenne per i Bibbiena e per il Burnaccioi, particolarmente dotati in questo campo del disegno, così altri architetti dedicano la loro opera al teatro per uoa gloria immediata. Vanno qui ricordati, assieme al grande Bernini, Filippo Juvara ed Andrea Pozzo. Il ciclo si chiude con un artista del quale, rimangono a noi assieme alla preScenografia cli Bibbiena ziosità di certe sue incisioni, quelle architetture teatrali dalle quali molti scenografi persino cinematografi.ci dei nostri giorni hanno tratto ispirazione per la co~truzione d'interni e di città fantastiche. Non azzardiamo dei nomi o dei pericolosi ricLiami, ma la lezione di Gian Battista Piranesi non è ancora dimenticata. Questi nomi, questi dati sommari val· gono per noi, se non come ra55egna, come teslimoniauza di un'epoca particolare; essi rimarranno in un capitolo della storia del nostro teatro, ma siamo ben couviuti che è vroprio quel capi1olo, forse perchè troppo )ontano dall'esigenza spirituale dei noslri giorni (sebbene per molti il più affascinante), il meno glorioso come vero teatro. I librettisti che buttavano già in pocbe settimane e spesso in pochi giorni il loro lavoro, deliziatore di corti nauseate dalla Scenografia di Bibbiena 18 Fondazione Ruffilli - Forlì vita vuota e facile, non hanno fatto teatro e non rimangono. Rimangono gli scenografi, con la loro lezione di disegno, di prospel• tiva ed anche di tecnica; entità a sè stante dal teatro, come certa architettura dell'epoca esula dalla vera architettura. Facilmente ci entusiasmiamo per quelle regge e quelle foreste iucantatrici; certf bozzetti che scopriamo negli archivi o che ritroviamo sui trattati ci riempiamo spesso di gioia, mo è una gioia infantile, anche se talvolta vit·ina ali' arte. E' stata, questa del Barocco, una lezione severa. Il fiore troppo sfarzoso nato da noi è appassito presto all'estero. Ridare il posto d'onore alla poesia volle il veneziano Apostolo Zeno, letterato alla corte di Vienna, quando intraprese la sua riforma. Gli elementi ni quali egli metteva dioanzi i suoi studi, le nuove esigenze, erano diversi da quelli contro i quali si va operando oggi per un nuovo teatro fondato su valori veramente d'arte. Tut• tavia non riteniamo azzardato un possibile accostamento. E' giunto il tempo di valutare come errore quanto alcuni hanno voluto intendere come insegnamento. Bisogna spodestare (oggi come allora) la faciloneria pacchiana : lo spettacolo, come abbiamo avuto occasione di sostenere più d' una volta, non deve morire, ma non dovrà, per dargli comoda vita, morire il teatro. EGIDIO BONFAN1'E

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