Scenografia di Bibbiena ed il giuoco dei mimi non sembra inte• ressarlo. L' architetto scenico, per offrire nuovi incantamenti, diviene meccanico. Da noi questa nuova arte tocca le veue eccelse e ne fa l'Italia maestra. Al uo• me di Alfonso Parigi che già aveva dato grandi visioni sceniche s'aggiungono quelli d'altri scenotecnici che inventano apparati dinamici fantastici do• ve il cielo con le nubi, il fuoco, l'acqua sono elementi di primo piano; essi agiscono come attori ; scompaiono e appaiono per incatenare il pubblico con la· sorpresa. randosi quest' ultimi ad una fonte che non ba solide radici, fatta di inconsistente fittizia apparenza, non danno opera duratura, ma solo un bozzetto quaJe quello dell' ideatore del fondale. Quando a Parigi i fratelli Vigarini trionfano con l'allestimento dell'Ercole amante il teatro non è più teatro. Se volessimo ricercarne il colpevole uon potremmo che rintracciarlo in quella società imparruccata, in quei bardatissimi personaggi; e lo stesso Lulli, Moliere, Corneille sono gli animatori e gli organizzatori di queste feste. Manca, ripetiamo, la fantasia fondata su puri valori poetici; è essa troppo ragionata, ricca di meccanicità e povera di fuoco inventivo. Basterà •esaminare alcuni disegni di macchine teatr~li custoditi nella Biblioteca Palatina di Parma per farci un'idea di come ogni effetto fosse frutto di un .attento ragionamento. Ma cinematografo non possiamo chiamarlo quest'amore per i cambiamenti di scena a vi• sta, per i numerosissimi brevi quadri. Venezia ci offre uno dei primi esempi di teatro dina• mico e nel 1671 si applaudisce in quella città uno spCuacolo con dodici cambiamenti di scena. Quando pensiamo che lo scenografo, come avvenne ad esempio per Giacomo Toricelli, che portò le sue magie in Francia, acquista talvolta l'aggettivo di stregone ci è facile concludere per una disastrosa decadenza della sostanza a tutto vantaggio della forma invadente. E' un fuoco che non durerà molto; le fiam• me sono in vorticoso crescendo. Ludovico Burnaccini, beniamino di Leopoldo I, abbandona l'architettura civile per darsi alla costruzione di scenari, e tanto riesce ed ottiene successi da me: ritarsi il titolo di duca per i suoi valori' d' iosceoatore. La biblioteca nazionale di Vienna geloQuesto seme così fecondo in Italia trova all'estero la più incondizionata fortuna; in Francia, io Inghilterra, in Austria gli architetti teatrali italiani so• no i nostri artisti immigrati per dar vita ad una nuo• va forma di spettacoJo. Il " bai.Jet de cour" va deci• samente d'accordo con qne• sta voga del " fantastico ,, a tutti i costi. Con i bozzetti delle ardite pruspettive sono gli scenografi che offrono lo spunto ai musici ed ai letterati ; iepi• Scenografia di Bibbiena 17 Fondazione Ruffilli :-Forlì
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