Spettacolo : Via Consolare - anno IV - N.s. - n. 1 - dicembre 1942

' ~conSIDERAZIO,nl SUL"L1' no1nno " BAROCC NELLE sacre rappreseotaziooi del nostro Medio Evo troviamo già il germe della scenotecnica. In una forma espressiva particolare qual' era quella dei luoghi deputati vediamo l'apparato assurgere a nuova importanza ; I' baslamam, il palco che veniva çostruito al centro della Chiesa aveva costruzioni in legname facilmente spostabili lauto da permettere rapide variazioni d' ambiente. Entrava io gioco quella meccanicità che sarà il fulcro della scena barocca. Del resto, il cammino per giungere al• maestro d'inganni non è breve, dalla scena quattrocentesca e cinquecentesca ai trionfi della corte d'Elisabetta d'Inghilterra non esiste uno stacco preciso, ma è un lento evolversi della scenotecnica con la decadenza del teatro. Così nel Tasso troviamo già quell'avviarsi verso l'espressione del "sogno". Sfogliando le pagine preziose della "Gerusalemme.,, siamo portati innanzi a immagini piene di forme irreali, di incantamenti. E la scena del tempo possiede gli elementi archi.tettonici che possiamo chiamare "carichi d'entusiasmo ,,. E' un nuovo amore per l'enfasi, per la "sorpresa " che si fa strada. Rinaldo nel "' bosco incantato ,, (mentre arriva il guerriero ove si guade ecco un ponte mirabile appariva; un ricco ponte d' or che larghe strade sugli archi stabilissimi gli offriva.,,) ci conduce in quel poetico fiabesco che dominerà la scena seicentesca. In alcune feste religiose gli apparecchiamenti divenivano dinamici ; basterà pensare alla descrizio• ne dataci dal Vasari per l'apparato scenico idea• to dal Brunelleschi duran• te una delle feste dell'Annunziata: " il Brunellesco aveva imaginato tra le travature della Chiesa uo congegno che, sostenendo una mezza sfera ed una serie di sostegni 16 Fondazione Ruffilli - Forlì girava lentamente mentre alcuni fanciulli ben legati al loro paradiso si tenevan per mano cantando. Dal centro del para• diso, costellato di lampade, per mezzo di una corda l'angelo annun""ziante che, giunto in basso, nel palco della sacra rap• presentazione veniva liberato dal suo laccio, si recava ad annunziare la Vergine e tornava poi (nuovamente agganciato aUa corda) nel mezzo della rosa ". Il movimento della volta celeate produceva un fantasioso gioco, uno spettacolo di luce. Questi brevi riferimenti ci conducono cosi alla vera epoca delle cerimonie. Di per se stessa l'architettura barocca è una ceri• monia, una festa di svolazzi, una sceno- . grafia (marmi finti ed ogni sorta d'inganni entravano nelle costruzioni vere e proprie) ; e massimo sviluppo ebbe l'architettura fittizia e improvvisata che doveva durare pochi giorni per celebrare un 6danzamento, un battesimo od uno sponsale. La vita stessa era una parata identificaliile in quei memorandi banchetti, in quelle scenografie fiabesche che entravano nella vita di tutti i giorni. Ed il dinamismo a sorpresa si s,•i• luppa; venivano così serviti alle mense piatti che parevano montagne dai quali uscivano fuori persone in carne ed ossa a fare il balletto centrale. E nel cuore del festeggiamento stava lo spettacolo di teatro Scenografia di Bibbiena che era ormai solo più spettacolo e quasi nu.lla teatro, ricco di miracoloso e d' imprevisto. In quest' epoca particolare, nella quale le persone si vestivano come partecipassero ad una continua operetta, vediamo trion• fare l'architetto scenico; è lo spirito del tempo che lo richiede, si vuole lo spetta• colo stupefacente. Tutta questa sovrastrut• tura va a detrimento dell'opera di teatro, che non eèiste più se non nelle cronache cariche di marinismi. Il nuovo fattore, lo spettacolo, non s'accontenta della parte di commentatore che aveva avuto finora, ma si fa largo a forza di gomiti per divenire lui l'imperatore del palcoscenico, l' unico despota incontrastato della scena barocca. La musica riapparsa, dopo la parentesi cinquecentesca, decade ben presto; già Ca• valli, Monteverdi, Marcantonio Cesti hanno deboli esempi nei loro continuatori. Il melodram,_na si sfalda, scompare il tutto orga• nico e definito per far posto al giuoco sce• nico della durata d' una festa pirotecnica. 0 Avremo ancora chi saprà riempire dei preziosi spartiti, vi saranno maestri di liuti che faranno dell'arte, ma indipendentemente dal teatro. Lo scenografo è l' inventore dello spettacolo, non autore d'una duratura opera teatrale, ma unicamente apparecchiatore di una festa di luce che varrà unicamente come rappre• sentazione. Mancando al dramma un contenuto di poesia interiore cbe lo faccia vivere al di fuori delle tavole del palcoscenico, deve In scenografia reggere iJ peso di tut• ta J' opera: a lei la musica si sottomette rome un commento. Assistiamo così alla più decisa inversione di valori nel campo del tea• tro. E' il pubblico stesso che vuole cosi; mai sazio, ama provare rapide senza• zioni visi ve

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