Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

un uomo. Non lo sopportavo. (un salto nel tono) · E' questo che non mi va. Che qualcuno possa preparare a suo piacere trappole per gli uomini. Chi glielo dà il diriuo? E chi consente agli altri, agli agnelli, di farsi sgonare cosi, senza un lamento? Ho sentito ali' improvviso che si deve alzar la testa e che gli uomini come te vanno colpiti a un certo momento, colpiti senla misericordia. Pcrchè contate sulla debolezza degli altri per fare che il vostro gioco torni. S!ete temerari. Sola· mente, qualche volta vi manca la misura. Troppa roba sporca buttate in faccia alla gente, troppa... senza precauzioni, sfacciatamente ... finchè la gente ha vergogna di sè, dello sporco in cui vive, e si ribella a qualunque prezzo. Vuole salvarsi, capt:,cd Salvarsi! Allora più nessuno riesce a fermarli! \VALTER - Senti: sono disposto a riniediare. Tullo s'accomoda, se vuoi. CARLO - Rimediare? Rimediare alla situaziooe, a questa; lo so che adesso saresti anche disposto a rimediare. Ma a te stesso, a come senti, a come sei, a come vuoi, in che modo rimedi? Questa esperienza ti servirebbe per perfezionare i tuoi nuovi tranelli. \>\' ALTE.R . Carlo, pensaci: ci si accomoda. E' meglio anche per te CARLO• E' inutile che tu insista. E' trop· po tardi. E' fallo. Ho salutato tulli. Mi sonò 1,berato. Se rimango ritorno ad essere un prigioniero, prigioniero dell'ambiente, delle circostanze, prigioniero vostro sopratutto. E non voglio più esserlo, non voglio più! Ho paura di me stesso, se rimango. Ormai arrivo in !ondo. Voglio vederla com'è questa giustizia, voglio vederla in cammino ... metterla io stesso in moto ... \\'ALnR . (minaccioso) Tu devi restare. Te lo dico io! Te lo impongo. CARLO . Solamente chi ha sacrificato molto cli sè può imporre qualcosa agli altri, e tu hai soltanto preso, soltanto preso. (sicuro, tranquillo) Tra un momer..to avrò attraversato la palude e sarò al porto... e me ne andrò... (avviandosi, vago) Ma 110n temere: non vado ad accusarti... mi libero soltanto; non ne potevo più ... Adesso mi sento così leggero ... Dentro di me c'è come un canto. un rimbombo di festa che mi stordisce ... un rimbombo di festa ... lo vado ... WALTER (qunsi supplichevole, agitato) Fermati Carlo! Fermati (Carlo, sulla porta, volge soltanto la testa) Fermati! Non raggiungeresti il confine della palude... (Carlo fa un altro passo verso l'uscita) Carlo: t'ammazzano! CARLO• (è nel vallo della porta, si volge di faccia) Più niente vale a fermarmi. Non ho paura! Nemmeno della morte! E' inutile che tu mi minacci ... Non ho più paura! Mj sento sicuro, in pace ... come fossi più su della terra... t'ho detto: liberato! (Walter lo fissa spaurito) Aneliamo, Walter, Accompagnami fino al porto ... Là ci saluteremo. WALTER . (si ritrae e impallidisce) No ... non posso... CARLO- E addjo allora... Addio. (esce di cor.ia). WALTER - (rimane immobile a guardare la porta. Poi va al terrazzo per seguire Carlo con lo sguardo. Rientra sconvolto) Corre... corre... (come arrdrando) L'ha voluta lui... l'ha voluta... (rimane immobile ad aspettare). JsrETTORE. (Vielle da destra. Lo vede) Che hai? WALrnR - E' andato. Non ho potuto fermarlo. Correva:.. Sarà ur. momento ... lSPE'M.'. Non agitarti così. Forse potrà an• cora salvarti. Ho visto i 1egistri. WALTER. No, è finita. Carlo non giungerà al porto. Qualcuno l'aspetta prima. lsrErr. - Walter! Che hai fatto? \.VALTER - Volevo salvarmi. Jsnrr. - Ma è finita per noi... WALTER- Lo so. Lo sento. Non c'è più scampo ... ISPl:::Tr. - Io non lo sapevo ... Non ti conosco: ricordalo! WALTER. Non c'è scampo ... non c'è scampo ... (Lontat10 mormorio cli folla. Walter come col'to da spavento va verso il fon• do e chiama) Carlo! Carlo! ALF . (Dopo una pausa, dal fondo, ansante) Ispellore, una disgrazia. (Voci crescenti) Gli operai vengono da questa parte. (Entrano il Direttore, Ginevra, Ruspa con l'Operaio che ha ucciso. Dietro la .vetrata si ammassano gli altri Operai). ·01RETr. - (forte) L'hanno ucciso. I' OPERAIO. Dentro la palude l'hanno gettato. 11° OPERAIO. Non avrà pace. 111° OPERAIO. Non avrà sepoliura. 1° OPERAIO. Non è giunto al porto. I 1° Qr>F..RAIO - Non ha potuto salpare. 01RETT. - Ispeuore: è giunto il momento di punire i respt>nsabili. Tutti lo vo• gliono. ( Voci di Operai). JSl'ETT. - Ma . come, come si può... qui ... adesso. RUSPA - (Veneudo avanti) Quest'uomo ha con[essato. Duu:·rT. - Dovete, ispeuore, dovete! La folla non ha bisogno di tribunali per giudicare. . Carlo era partito perchè fosse fatta giustizia. Noi non l'avevamo ca~ pilo ... Ispellore, chi ha voluto la morte di quell'uomo? Voi lo sapete, ispettore! IsrETT. - No, io non sapevo ... OIRETT. - (a Walter) Sei stato tu? Ancora tu. (~PETI. - Sì, è stato lui, lui solo. OrERAIO - Mi ha mandato lui. (Voci in cre.'icendo, poi stacco) 01RETT. - Nemmeno questo delitto ti ha spaventato. Che uomo sei? Quale castigo ti meriti? Oh! Ma che almeno sia fatta un po' di giustizia perchè chi ri,mane abbia ancora il coraggio <li viverei Giustiziai LA Fou.A - Giustizia! Giustiziai GINEVRA - Sì, giustiziai Ma come è terribile, o Dio, come è terribne questa giustiziai SIPARIO Il SPETTACOLO·,, • SUOI lettori:- 4-0 Per varie ragioni, indipendenti dalla nostra volontà, la rivista dopo la sua prima apparizione, ha sospeso le sue pubblicazioni. Con il presente numero doppio intendiamo però rimetterci completamente al passo e uscire d' ora in avanti regolarmente. Già de.finimmo il nostro orientamento nel numero precedente, che è di massima, originato dal nuovo vitale interessamento dei giovani al Teatro. Quale organo ufficiale dei G.U.F. "Spettacolo,, pubblica quindi anche le cronache dei nuovi centri teatrali dei G.U.F. Comunicazioni e collaborazione vanno indirizzate all' Ufficio Cor~ispondenze e cronache di " Spettacolo ,, - Sede Littoria - ForÙ. - FondazioneRuffilli- Forlì

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==