tivo; per tuo padre, per Walter, per il ragioniere sarà una misteriosa carriera, un pugno di soldi... chissà! E non vi passa per la testa che un uomo a un ceno momento possa ribellarsi, sempli• cemente. Dica: basta, per liberarsil li motivo? Lo fa per sè! Per ritornare a essere qualcosa, qualcuno. Unica• mente. GINEVRA • Ma suicidarsi come fai tu ... (Carlo la guarda in silenzio con un sorriso) Dici che non capisco eh? CARLO . (stacco) Un tempo avevo un amico. Si chiamava Orazio. Era uno strano ragazzo. Passava il tempo a immagina• re storie curiose. E poi le raccontava. Ce n'è una che parla di un vagabondo, di un mendicante ... M'è sempre rimasta in mente. Si, d'un mendicante che girava per la campagna coperto di cenci. Rubacchiava per mangiare. I contadini lo tenevano lontano da casa perchè era così sudicio, troppo sudicio. Una volta questo vagabondo passa accanto a un fiume. Si spog1ia, fa un mucchio dei suoi stracci e si butta in quell'acqua chiara, fresca. Si rotola seguendo la corrente fino a farsi male sulla ghiaia del Condo. Si toglie lo sporco, si raschia le croste che ha sul corpo. E poi si stende, nudo, al sole, ad asciugarsi. Per la prima volta ·si vede com'è: cosi bianco, quasi odoroso, quasi bello. E ne ha un senso di sollievo, di felicità. Non si muove di lì, dove s'è steso, al sole. Non sente più il tempo passareT'ho detto: è felice, cosi nudo, così bianco. così tiepido, in pace con tutti. lnrnnto il sole scende e il mendicante senza volerlo sente che dovrà coprirsi. E gli occhi allora gli cadono su quel mucchieuo di stracci unti, sporchi. Dunque dovrà rimetterseli addosso se vorrà ritornare sulla strada e riprendere il cammino. Questa, gli pare una cosa mostruosa. Non vuole più, !lon vuole, adesso eh' è cosi bianco! Non vuole! :Ma gli è entrala nel cuore la disperazione perchè non c'è via d'u• scita. E allora gli balena un pensiero ... un pensiero di morto, ma come dirti: consolante. Rientra nell'acqua, va avan. ti, avanti verso il gorgo, e si lascia andare. Affoga. - La gente il giorno dopo trovò il mucchio di stracci sporchi che il vagabondo non aveva pili voluto buttar sopra il suo corpo rifatto liscio e bianco. (Silenzio lungo). Anche noi, io e il mio amico Orazio, re~tavamo zitti alla fine del racconto, a pensare. GINEVRA • Carlo ... capisco ... Per te. CARLO- Adesso son nudo, ma bianco. Gli altri non contano o contano meno. M'hanno soltanto spinto. M'hanno Callo vedere gli stracci che avevo addosso, i loro e i miei. M'hanno fatto sentire lo schifo. lo li riugrazio, gli altri. Ma non cerchino adesso cli ributtarmeli addosso, quei cenci. Non provino! Piuttosto ... Fondazione Ruffilli - Forlì GINEVRA - Piuttosto? Carlo:_ tu non penserai...? CARLO. Oh, no, sta certa. La libertà, ora, son pronto a difenderla coi dentil E' troppo bello sentirsi cosi... felici, e in pace con tutto ... GINEVRA . Mi àvevi fatto paura ... (Dal di fuori giunge un vocio) CARLO- (con una certa mestizia) Non raccontarla in giro questa storia. Tienila per te. G1NEVRA. Sì, Carlo, per me. Per quando verrà il mio turno. (le voci si fanno più distinte. Carlo guarda fuori. Ginevra qu(lsi a se stessa) Forse è già venuto il mio turno. CARI.O . (11011 ha sentito) Che succede ancora? GINEVRA. (che ha guardato) Sono gli operai. Li conduce il babbo. DIR.ETTORE • (entra) Vengono a ringraziarvi. ( dietro lui entrano Ruspa, il 1° e li• Operaio). CARLO . Perchè? RusrA - L'abbiamo ottenuto l'aumento di pagai I0 OPERAIO gnere. Ce l'ha detto adesso l'inge11° OPERAIO Vuol prendersi il merito, lui! RusrA - Ma noi lo sappiamo che siete stato voi! CARLO - No, non dovete ringraziare me per questo. GLI OP.t:RAI . Sì, voi, unicamente voi. Lo sappiamo! CAkLO - (brusco) Basta! Salutiamoci piut- • tosto. Io me ne vado. Parto. Subito. RusPA - E... e quando ritornerete? (s'è fatto silenzio) CARLO . E' facile che non ritorni più. RUSPA . Che è successo? (li Direttore guarda la figlia e parla con lei) I,, OPERAIO . Vi mandano via? 11° OPERAIO . Per gli imbrogli che son successi? RUSPA - Che c'entrate voi? CARLO - Basta... basta con le chiacchiere ... 1° OPERAIO- Chi ci aiuterà dopo? R usPA - Nessuno ci aiuterà dopo. }? OPERAIO- Non dovete andare! CARLO . Ma nessuno mi manda via. Che idea~ Sono io che voglio! Non ne posso più di questa vita! Vita da cani, no? Salutiamoci, _amici. Addio! Andate ... Andate ... (escono meno Ruspa). RUSPA . lo non lo credo. Che c'è sotto? So che è tutto un enorme pasticcio! CARLO. (deciso ma dolce) Va, va anche tu con gli altri. E' inutile. Lasciatemi in pace. RUSPA (esce sospettoso). ALF - (viene da destra) Volete darmi registri. CARLO . Eccoli Il. ALF • L'Ispettore mi ha incaricato di fare un esposto esauo della situazione. CARLO- Non vi siete rifiutato? ALF - No, è mio dovere. Permesso... (e s'avvia). CARLO. Non mi salutate nemmeno? 1'-Ie ne vado forse per sempre. ALF - Ah. CARLO. Vi lascio la sedia ancor calda. In pochi giorni vi siete creato una po· sizione indipendente. L'ho capito subito che avreste fatto fortuna quaggiù. Prenderete il mio posto ... ALF • Mi spiace per voi... CARLO. Non è vero. Siete contento. Rallegratevi pure, senza ipocrisie ... rallegra• tevil ALF (è imbarazzato). CARLO . Vedo che avete fretta di fare il vostro esposto. Accomodatevi pure. ALF - Permesso... permesso... {si allontana tenendo sotto il braccio i grossi re• gistn). D1RErroRE - E' nuova per tutti questa VO• stra partenza improvvisa. Pare quasi incredibile ... Ieri non avevo capito bene... (Carlo guarda fuori e sembra non sentire) Non so nemmeno se debbo rin· graziarvi per quel che avete fatto o se debbo aspettarmi ancora qualche colpo alla schiena ... G1r<EVRA- (severa) Babbo. DIRETTORE- i\-fa sì! Nessuno riesce a capi re la vera ragione del suo gesto, nessuno - e c'è anche motivo di sospettare... Perchè l'avete fatto? (Carlo si agita) G1Nf.VRA • Babbo, dobbiamo lasciarlo in pace; ne ha il diritto! (e quasi trasci11a fuori il padre dalla porta centrale). CARLO- (e' solo in mezzo alla stanza, un uu f10' trasognato. Va lentamente verso il terrazzo, rientra) E" ora d'andare ... Quando sarò al porto 11011 avrò pili alcuna paura .... non udrò piì1 nessun richiamo... Ma il P-0rto mi sembra così lontano. Dio mio: dovrò auraversare tutta la palude... Coraggio ... WALTER (da destra) Carlo. CARLO. (si ferma, ma non si volge) \VALTER- Vai ad accusarmi. CARLO- No. Vado a far la conoscenza con gli uomini della Direzione generale. Che gente sarà? Sono curioso ... \VALTER. Gli scherzi no. adesso. Smettila. Che t'ho fano io per tradirmi a quel modo. Che almeno lo sappia. CARLO. Eri avvisato. \VALTER. ~fa il motivo? Il motivo che d'un tratto ti fa diventare un leone mentre prima eri sempre stato un agnello? In questo mi hai tradito. Dovevi parlar prima, chiaramente. Allora lutto avrebbe preso un'altra piega. CARLO - Lo credo. Avresti scelto un altro tranello, con un altro congegno ... WALTER . (cinico) Certo. C1.rcLO. E io avrei avuto sempre una parte, no? La parte di chi vede, sa e tace . e si sporca lo stesso. (commemorativo) lo non lo sopportavo che ttr ncll'architet• tare il tuo piano contassi proprio sulla mia debolezza, sulla mia presunu incapacità ad agire, mi considerassi l'agnello - l"hai detto tu - che si può sgozzare seflza preoccupazioni. Ed ero 39
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