Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

P t\ t ·u D I DRAMMA IN TRE ATTI DI DIEGO FABBRI (RAPPRESENTATO AL TEATRO DELLE A"RTI) (f)aludi In "Paludi" di Diego Fabbri, messo in scena da Turi Vasile al Teatro delle Arti, fanno la loro apparizione sul palcoscenico sentimenti e interessi umani che eia qualche tempo ritenevamo smarrili. Il dramma di Paludi interviene finalmente in una grande polemica chiusa ormai da anni, cui lbsen diede il suo nome; in esso il lavorio psicologico di tu lla una letteratura che invano ha cercato i propri fantomatici problemi abbandona i suoi pretesti per as• sumere una volontà, un senso concreto e sottile ( lontano ormai il pirandelliano u trovarsi,, ). Nell'atmosfera smorta e lon• ana di una palude del Sud, quello che avviene ha ancora del portentoso, riassume le caratleristicbe di. una lotta vitale. Que110 percbè, al sollevarsi di un uomo contro le ingiustizie e i poteri usurpati, al suo lottare senza speranza d.i premi, Fabbri ba prestato una immediata sincerità e onestà, illuminandolo di uno scoperto fervore contro i simboli di un'umanità malcerta e ancora non chiara. In breve, l'Ispettore che giunge dalla città allo stabilimeuto della palude per verificarne le stato dei lavori, e l'Ingegnere sono in combutta contro il Direttore dello stabilimento, che, fiducioso e pigro, non si è accorto di nulla : scoperti quindi arretrati i lavori, l' Ispettore tenta di forzare il Direttore a dimettersi. ?.la questo, fìnchè non agisce Carlo, il personaggio polemico del dramma: più che debole, irresoluto, più che deluso, nostalgico. Personaggio romantico privo di liri- .emo a cui si è sostituita l' inquietudine di vaghi ricordi, il desiderio di vivere lontano da tutto, egli non alzerebbe un dito, se la vista dell'ingiustizia non gridasse palese vendetta. Non agisce, preferendo la propria per- .epicacia aU' azione, in attesa del suo momento (momento che, al passare di cosi frequenti quadri, è l'epilogo: "'E' sufficiente dire basta per liberarsi") : nou la chiaroveggenza inutilmente briUante, ma l' intelligenza di un'unità moral_e. Carlo, forte di nessuna altra arma oltre quella della verità, scompiglia i piani degli avversari e muore perciò, liberato di tutto, sacrificandosi per lutti. Questo risveglio dall' a• patia, dall'egoismo è simbolico e avviene eolo perchè non è possibile che arrida H successo ai piani dei malvagi, percl1è gli inermi, i " poveretti " ( Betti, in un altro .senso), non vengano travolti. Questo scatto Fondazione Ruffilli - Forlì morale, e il disinteresse supremo di Carlo ci ricorda certe auliche vite di santi, di eroi, riportate a un presente di sorprendente vivacità : con uua vastità di iuteressi umani in cui il pubblico si trovò pienamente d'ac·cordo. Similmente agli eroi dei "'gialli,, di Chesterton ritrovano una verità smarrita, tanto più sensazionale qui dove le armi della dialettica sooo le uuicbe e tutto è scoperto fin dal principio. Il procedere nervoso e inesorabile della lotta di Carlo, con se steseo, per non tradirsi, e con gli altri, perchè non sia tradita la giustizia della coscienza, si è trasferito nel pubblico con una forza di convinzione trascinnnle. Per chi enuncia la necessità di un teatro eroico, questo può essere il risultato più vicino, quando l'eroe non testi confinato ai suoi paludamenti, o a suoi aui di forza. Fabbri ba abolito, in questo genere, la polemica delle parole con un sofferto squallore umano, con il suo svagato polemizzare sull'uomo, 1ulla civiltà, sul lavoro. I suoi postulati sono non tanto enunciati quanto predicati coo una trauquil• la forza. Come di chi non aspetta, ormai, nulla dalla terra non aveudovi trovato, secondo il digiunatore kafkiano, nulla di che cibarsi. Non per questo, polemica meno vivace; nè i suoi desideri di tranquillità, di cuntemplazione, i suoi dubbi sull' uomo fauno parte della solita stanca reazione, di un'evasione disperata. Il luccichio, l'atroce tergiversare di questo mondo trascinano invece a sè, voluttuosi, i personaggi, pigri e colpevoli, sensibili allo stimolo del diabolico serpente nell'attesa di impouibili felicità. Cusì, i loro sogni pigramente architettati, logici i sogni, che sono l.,; costruzioni più volontariamente logiche vanno tristemente io fumo. Nessuna logica può proteggere dalle notli di questo mondo, eh.e calano, si può dire, inavvertite; come si ionestano su questi personaggi le loro crilii, si infiltrano i loro dubbi, sintomi di' una salvezza che è mi1terio1a. Dietro la veste esteriore di un segreto e ardeute progranuna ci appare in F»bbri la realtà umana di sentimenti ed emozioni elle vanno all'universale con la pt;rsuasione della verità, e cede, se è vero che il teatro risponde a uno stimolo sociale, un sì sollecito amore degli uomini, la vivida reazione di Carlo, il suo sacrificio superfluo souo voci di uu mondo di cui è difficile dimenticarsi su palcoscenici che di solito ci ammanniscouo fallaci follie- del secolo o ambiziose sintesi letterarie. Ma è difficile accorgersi di un teatro che nasce se si è ingolfati fino al collo in vecchie abitudini; il che è come ormai d' uso avvenuto alla critica, alla quale è sfuggito non solo iu parte ma interamente il significato politico del dramma, la sua poetica •novità•. Esso ci piace per quello che sostiene oltre eh~ per quello che è ; le peccbe stesse del lavoro, la sua insistenza, il suo facile scoprirsi, aono divenuti a un certo punto candidi strumenti di verità. La regia di V naile se ne servì con vivacità e con forza, aggiungendovi una schematizzazione e intenzione simboliche, drammatizzando più che descrivendo, lasciando aperla ogni possibilità di sfida. Questo schema drammatico, se hu nuociuto a certe atmosfere pigre, e al lento coagulare di sensazioni, al lento svolgersi di. scoperte, ba recato invece alla recitazione uno slancio e una generosa eloquenz~ che banno permesso agli attori di condurre in porto difficilissimi e sottili personaggi. ger. guer. Nello stampare questo lavoro debbo ringra:iare gli tunici A,uonelli, Betti, Costa, Lodovici e Vasile per i su.ggerimeuti concreti e preziosi che mi /w,1110 focilitato la definitiva elaborazione del "leslo,,. A Ora;;io Costa souo in. particolare debitore del " racco11to,, di Carlo al terzo <1Uo che ho desunto da una sua prosa inedita; e a Turi Vm1ile della regia <1,wnto mai tulerente e sostan:iosa. D. F. CARLO (addetlo agli uffici contabili) IL DIRETTORE DEI LAVORI GI EVRA (figlia del Direttore) WALTER (ingegnere) L'ISPETTORE GENERALE ALF (ragioniere aggiunto) HERIS (giovane del luogo) RUSPA (caposquadra operaio) l" OPERAIO II• OPERAIO III' OPERAIO U ALTRO OPERAIO OPERAI Oggi. In una palude del Sud. 29

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