Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

j ANNO lii - NUMERO 2-3 jVIA CONSOLARE ~ MARZO-APRILE 1942 - XX IPETTACOLO dliuifJ la mentJ,iledei cù1110,-- teatti -- tadiagu6 d' Jtatia SOMMARIO ARMANDO RAVAGLlOLI: DUF~ ~IODJ DI FAR~; JL 'l'EATRO. GERARDO GUERRIERI Gl,1 ATTOl~I. VA. : DELLA 'L'EA'l'RALl'rÀ. VITO PA DO L F I L'OPERA VIVENTE DI .APPIA. GIUSEPPE A TO ELLI : ADOLF'O APPIA: LA REGIA DEL DRAMMA WAGNERIANO (TtlAD.) GERARDO GUERRIERI: " AN'1'0LOG1A ,, - ([., Tl~A'l'RO SEDONOO KIERKEGAARD. ORA.ZIO COSTA AMLF-"'0 F~ I COM!OI. ENRICO PRAMPOLINI: RIVOLUZIONI ~; Rl•:AZIONI DELLA SCENO~'ECN!OA ITALIANA. ROSARIO ASSUNTO: JN1'ELL1GENZA DEI DI, FILIPPO. RAINER MARIA RILKE: IL " TERZO ,, A TEATRO. LUCIO CHIAVARELLI: VOLTI DI CENERE (1928), MARIO LANDI APPUN'l'L SOL CINEMA. GAETANO LA TERZA: IL 'l'EA'l'IW E I GIOVANI. ALBERTO PERRI I: TEATRI DI REAZIONE. Pt\l.U DI 3 atti di Diego Fabbri DIRETTORE: ARMANDO RAVAGLIOLl LA REDAZIONE i TURI VASILE capo-redattore GIUSEPPE ANTONELLI - DIEGO FABBRI GERARDO GUERRIERI - RUGGERO JACOBBI ALBERTO PERRINI - WALTER RONCHI • STELIO MARTINI. ~~ Fondazione Ruffilli - Forlì DirezioenAemm,•F•:OR-LPialmoliltorio- Tel. 601-8C/CP.8/639-5Redazione: ROMA . ViaCrescen4z3i-oT, el5. 4-293 Abbonamen10 a nuo l. 30• Semestrale l. 18- Unnumero l. 3 • Oislribuzìo0n.1e.E.!SR.om•aVias. Pantale3o1, Dumeodiriare ilTeatro Se fosse occorsa una prova del prevalente carattere coHettivo e sociale che distingue, fra le arti, quella del teatro e se fosse stato necessario toccare cou mano la interdipendenza del teatro cou l' ambiente politico nel <Juale esso si trova a vivere, oggi l'avremmo al solo osservare ciò che è capitato al teatro italiano, durante due annate di guerra. Ero già un fiacco teatro, teatro incerto di se stesso dopo che da alcune parti qualcuno aveva sollevato l'interrogativo se, sul terreno storico e di un unitario svolgimento artistico, si potesse parlare di un teatro italiano ; un teatro dubbioso nella sua strada, costretto dalla travolgente marcia del costume dei tempi nuovi ad affrontare il terreno deHe nuove espressioni d'arte teuen<lo 1>reseute che, se al pittore o al letterato puro è lecito, ed è forse decadeotisticarneute bello, sbagliare, all'uomo di teatro che deve - io certe sue forme • essere anche un organizzatore e un uomo d'affari, ciò è negato; un teatro mancante di quei <1nadri di uomini che garantissero d'una sua finezza di sensibiliiù artistica e di una esatta comprensione di ciò che significa il fenomeno artistico teatrale. Tale teatro, messo di fronte ulla guerra, è preci1>itato in uo coHasso che, per amore di brevità possiamo clefiuire totale, anche se <1ualche buona novità, una confortante esattezza di talune. interpretazioni banno salvato l'onore. Gli uomini di teatro, e per essi in prima linea le compagnie, banno dimostrato di considerarsi in posizione d' attesa di fronte ad una guerra osservata come un fenomeno perturbatore. Non potendo ignora.re il fatto della guerra, si sono limitati ad • incassarlo ,. ; l'organismo, percosso, ba suona to falso e si è ·sprofondato come organismo intellettualmente vitale, limitandosi alla ripresa di un ottocento francese che non tocca se non le patetiche regioni delle nostalgie. Avrebbe potuto sentire la guerra idealmente, cavalleresca1nente, allargandola nelle significazioni in• teriori, cbiari6cando il riposto senso del conflitto che non è una sem1>lice dinamica di egemonie economiche; avrebbe almeno potuto portarsi 1naterialmente sul terreno della pro1,aganda spicciola e non è riuscito neppure a questo. Constatiamo. La col1>a, se col1>a e' è, è di tale natura che si polverizza nel rilancio da mano a mano, nel gioco delle consuetudini acquisite e degli interessi talvolta singolarmente giustificabili. A noi interessa soltanto segnalare, a1>pena che sia possibile, qualche elemento positivo che esieta nella situazione. E siamo lieti di doverlo trovare proprio dalla parte dei giovani. A darne motivo non è soltanto il loro entusiasmo. che potrebbe essere accusato di gratuità • n1a sono i loro concreti apporli ; sono le moltiplican• tesi iniziative degli sperimentali e <tuel loro senso dello spettacolo teatrale che è rigore, acutezza, sensibilità d'interpretazione di testi scelti con l'intendimento e di documentare cultur81mente e di educane a nuove regioni. spirituali. Si t>nÒ dire ormai che ogni città. viva culturalmente abbia giù conosciuto quegli esperimenti e li abbia anche applauditi con consensi che ci permellono di ridere alla faccia di quelli che giurano su certi pretesi gusti del 1mbblico, po ichè il pubblico è disposto ad accéttare tutte le cose intelligenti che gli si presentano. Pensiamo piuttosto che tali tentativi, allo scopo di uscire, come già si è riu• sciti ad uscire <lai filodramn1aticismo, anche dall' aleatorio e dall'occasionale, u1eriterebbero di essere studiati e portati sul terreno della continuità e della rego• larità anche industriale. Basterebbe dotare <1uesti complessi di qualche elemento fisso, di qualche attore 1,rofessionista, più pronto a legare attorno a sè senza propositi di dichiarato mattadorismo, una schiera di giovani da formare. Sarebbe forse quello il primo passo verso le Stabili regionali di Stato, Stabili che si metterebbero subito fuori dalla linea del teatr:o usuale, fatta dei vecchi elementi e <lei vecchio commercio e che demarcherebbero immediatamente due zone, due atmosfere, due ,nodi di fare il teatro. E aHa lunga, con tutti i suoi successi di cassetta, il teatro commerciale do• vrebbe ridursi agli strati meno attenti e sensibili del pubblico; iniziare la via della ritirata che tutti gli organismi esauriti hanno nella storia conosciuto di fronte ai movimenti giovani e innovatori. ARMANDO RAVAGLIOU 1

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