Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

-e risulta dalle parole dette e da <JUelle taciute (le occhiate, i sospiri) ; e dall' atmosfei,a dolorosa che conferisce alle parole (umili, correnti parole dialettali) particolare risonanza e speciali vibrazioni ai gesti: la madre abbandona le mani sul grembo, levando gli occhi al cielo; la ragazza si ritrae delusa dal balconcino dove era andata a spiare un passo che echeggiava all'angolo del vicolo, e si abbatte su una seggiola. Comico, il tono del secondo atto: almeno nelle sue forme più esterne : ma addolcito da certa cura patetica che velava di simpatia il gusto acre della satira ; tragico il terzo : ma non al punto da sboc<;are in forme di esclusivo dramma. Chè vale, la presenza non dimenticata della " occasione ,, ridicola, a Hmitare un senso doloroso il qua.- le rischierebbe di apparire esagerato rispetto ai suoi motivi, e quindi retorico, meramente formale, chiuso nel suo ejf etto. E riaffiora, l' orditura burlesca, nella scena dell'uomo: che è sproporzionata, fuori chiave, caricaturale ; sino ad averne essa stessa coscienza, e a conchiudersi nella proprìa negazione : Sono "nu Ddio, 'nu Ddio, 'nu Odio e pover 'omme ,,. Dopo questa battuta, che riassume il senso di tutta la " favola,, la pace ritorna, lentamente: il dramma del protagonista giunto alla sua acmè, ha rivelata la propria inconsistenza ; e la vita, che pareva spezzata, si ricostruisce nella semplicità quotidiana di voci e movenze che tradiscono un pacato accettare la vita consueta. L'alba si leva dal balconcino, sul vicolo : nella stanza che conserva la traccia della effimera tempesta notturna penetra un pò di chiarore ; e i lineamenti dell' uomo dormiente su una sedia si diskndono in quiete riconquistata. La moglie, già fatta segno a insulti e a disprezzo, lo ricopre con un gesto amorosamente domestico; mentre la luce restituisce alle cose, ancora coperte della maschera tragica, l' aspetto di tutti i giorni e di tutte le ore. Fra qualche minuto si sentirà il rumore eguale del macinino ; e la sveglia richiamerà l'evaso alla vicenda quotidiana. Una FondazioneRuffilli- Forlì " cessione del quinto ;, : e la falla che il sogno ha aperto nella economia familiare si potrà richiudere l'eroe romantico - restituito al suo ruolo di " pater familias ,, - riprende il parapioggia e si avvia .ali' ufficio con il solito anticipo sull' orario; mentre la moglie interroga la figlia su quel Cinque che le gira attorno, se ha veramente "intenzioni serie ,,. Alla armonìca composizione della liricità e della comicità che in ogni parabola dei. De Filippo si compenettano, si separano, si contrappongono per poi tornare ad unirsi secondo un ritmo perfettamente calcolato nei suoi sviluppi risponde, sul piano stilistico, l' orditura del linguaggio. Soccorrono a questo punto ricordi di un Clair, di Chaplin : la cedola che nessuno riesce a trovare o i quattrini inesistenti che valgono a procurare la ricchezza rammentano il biglietto della lotteria smarrito e recuperato (Il milione), il vagabondo che si impossessa nelle maniere più assurde del denaro occorrente per guarire la cieca (Luci della città). E il mondo in cui eventi di tal fatta accadono (il mondo nel quale don Ferdinando ricorre agli avvocati perchè facciano valecon l' ausilio di un sacerdote " esperto in faccende di anime,, - la testimonianza del fu don Ciccio il tabaccaio al sogno nel quale è apparso il suo defunto padre; ovvero il "professore ,, conduce gli amici a "contemplare,, ed ad inveire contro gli uomini che nulla hanno sasaputo fare se non "case, case, case ,,) è assai vicino al cortiletto nel quale Charlot accompagna tutte le sere la fio.raia cieca; alla soffitta dove sì aggira, quasi sulle ali di un vento metafisico il milione inseguito e inafferrabile ; al vicolo dove si amano l' autista e la ragazza di 14 luglio. E' una affinità determinata non. soltanto da motivi di contenuto, ma anche da procedimenti di stile (il dato realista iniziale che si carica nel progresso della narrazione, di valori lirici e fantastici ; l' attenzione epica rivolta a piccoli angoli di umanità; la risoluzione stilizzata di personaggi originariamente aderenti alla "natura,,) : ma non al punto da indurre al sospetto di una derivazione. Chè si pone, l' assoluta originalità dei De Filippo, come misura nella quale acquistano forma puramente teatrale esperienze probabilmente scontate nei modi di altro linguaggio. Non il contenuto, nella sua astrattezza, determina il teatro dei De Filippo : nè lo stile ricondotto alla sua elementarietà di risorsa formale ; ma è il modo in cui quel contenuto e quello stile, saldandosi in perfettà unità, fanno teatro : concludono, cioè, ad una ' poesia che nasce e vive sulle tavole del palcoscenico, con i soli mezzi che queste possono offrire. Avviene una trasvalu !azione della " 1pateria ,, (intesa nel suo senso più alto, di racconto e insieme di forme, così stilistiche come tecniche) per cui questa si risolve ritmicamente ; e, traverso il ritmo, ogni aspetto primitivo trapassa in liricità pura. Comincia il dialogo, a tramutarsi in modi ritmici: la distribuzione delle voci (maschili e femminili, di persone giovani e di persone anziane) è calcolata secondo una consecutio da cui emerge una orchestrazione nella quale la semplicità del contesto logico e la familiarità dei vocaboli si spostano sino ad acquistare un valore melodico che ,pure non nega o contraddice quella semplicità e familiarità, ma se ne presenta, anzi, come unica risoluzione artistica ; nella quale si saldono - alla stessa maniera che i motivi comici e patetici - il modo realistico e quello simbolico. Accade una trasposizione del dialetto napoletano simile a quello che è dato notare, a volte,·in certe poesie del Di Giacomo : in Cuntrora, ad esempio, dove l' espressione popolare e certi atteggiamenti plebei del fan. tasma evocato (la donna che man• giucchia noccioline dietro le per• siane) acquistano, in grazia dei modi espressivi, l' incantata e raffinata musicalità di un'aria settecentesca. Si pensi, ancora una volta, ali' attesa dei familiari in Ventiquattr' ore di un uomo qualunque, dove la successione delle battute ora ansiose, ora dolorose, ora timide e ora piene di speranza trapassa nel proprio simbolo fonetico, melodico ; o al tono 27

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