Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

RIVOLUZIONI E REAZIONI DELLA SCENOTECNICA ITALIANA Uno dei capostipiti della pittnra contemporanea - Pani Gauguin - affermava, giustamente, che • in arte non ci sono chtt rivoluzionari o plagiari• Considerazione appropri,1ta anche nei riguardi del processo storico-evolutivo della scenotecnica d'oggi. Premesso un :iecessario esame sintetico dei principi rivoluzionari della nostra scenogratia seincentesca e settecentesca (vedi articolo precedente di questa rivista), ci dom<tndiamo ora: quale è la posizione esteti<'-a di questa art6 teatrale che si manifesta fra la fine del!' 800 e i primi del 900? Periodo di transizione e di stasi, periodo di ordinaria amministrazwne piuttosto che di · ardimenti ; senza aspirazioni determinate nè detenuinanti. Come le arti, così il teatro e la scenogratiit sono infatti caratterizzate da un tono sommesso. E il teatro, come istituzione spettrtcoh1re, ha subito palesemente la sorte commerciale imposta dagli impresari; mentre la scenografia, perduta og_ni vitale espressione autonoma, è divenuta dipendente e condizionata alle esigenze specifiche delle singole opere teatrali. Non più il Bo,çco del Serlio, o la Sala llegia del Bibiena ; il Ga·rce1·e · del Pir,mesi o il Liiogo ameno del Gal liari ; ma la Mirra del!' Alfieri o la Sonnambula del Bellini ; I P·romessi Sposi di Ponchielli o il Romanticismo di Rovetta : ecco la scenografia di fine •ottocento. Lo scenografo non esiste più come individualità creatri ce ed evocatrice dello spettacolo, ma come uno dei tanti elementi strumentali. La funzione si gerarchizza e la specializzazione soggettistica frantuma l'unità stilista ed estra11ia le fantasia dell' artista o dell'architetto teatrale mentre il compromesso si eleva a mezzo di espressione. Ed ecco il disossato romanticismo pittorico, ammantato di manierismo fare il suo deleterio ingresso nell'arcoscenico del teatro col natiiralismo, - verista sce1iogmfico. FondazioneRuffilli- Forlì NATURALISMO - VERISTA ED ESTETISMO. Ls. reazione ottocentesca è stata dura a morire, perchè sulla qualità ha prevlilso la quantità. In luogo delle individualità creatrici dei secoli passati abbiamo le scuole· scenografiche regionlili, con alla testa qnerla bolognese prima e quella milanese poi. Influssi romantici e neoclas,ici, naturalisti e veristi si alternano nel giuoco delle vicende sceniche. ~'ra l' atti va pleh1de degli scenografi ottocenteschi ·troviamo un Basoli, un Saoquirino, un Cocchi, un Ferrario, nel quale ultimo sopravvive ancora un' liSJJirazione al monumentale e al fantastico degna dei suoi grandi predecessori. L' ultimo esponente di questo verismo an,ditico, estrem11mente pittoricistico, è Antonio Rove~calli che operò, fino a ieri, alla Scala di Milano. Con il secolo ventesimo la compagine telitrale muta aspetto. L' intellettualismo aftiura ali' orizzonte con i suoi pregi e difetti, favorendo il crescente interesse della collettività per il teatro ed in modo specifico per le sue caratteristiche spettacolari, ma d' 11ltra parte riduce 11 basso ,·egime lo sviluppo della scenogr,lfia, a tutto danno dei suoi valori artistici. Il solo momento di maggiore interesse per il clima scenico e la vita teatrale è, in Italia, il momento dan• nmtziano: periodo di transizione caratterizzato da un estetismo eclettico. Anche la scenografia venne, allora, permeata da questo estetismo, che si risolveva in una ricerca di esteriore stilizzazione decorativa (vedi il Secessionismo) e contemporaneamente nel!' abdicazione del!' elemento scenografico della sua posizione chiave, nello spettacolo, per divenire un acctossorio ·at servizio dell' autore, cfel capocomico, del primo 11ttore o anche dell' impresario. Di questo ·momento· tuttavia tipico per le nostre scene - i pittori Guido Marassig, Galileo Chini e Dnilio Cambellotti restano gli esponenti più approssimativi ; e particolarmente Duilio Cambellotti, spirito aperto e singolare, che aggiornò la sua concezione scenografica alla stregua delle nuove conquiste formali come, ad esempio nelle ultime rappresentazioni classiche del teatro ali' aperto di Siracusa. Mentre gli Dei Astratti della clviltà meccanica tr,1stigurano il mondo e le cose, ecco le innovazioni meccaniche ed elettriche imporsi sui palcoscenici o sconvolgere la vecchia scenografia preparando l'avvento di nn nuovo mezzo d' interpretazione: la sce11otecnica. L'ASTRAZIONE PLASTICA E LO SPAZIO LUMJNOSO ALLA BASE DELLA SCENOTECNICA FUTURISTA. La meccanic11, l'elettricità, e la regia furono i fattori determimrnti che mutarono la tisonomi1t del!' arte scenica. L'elettricità irnmensificò i mezzi di illuminazione e creò una nuova illusionistica luminosa ed ottica. La regia spodestò lo scenografo, già arbitro dello spettacolo ,,isivo, e il regista s' installò come m11estro e gerarca delle tecniche, convogliando nelle sue mani, quale reggitore assoluto, l'opera teatrale, l'attore e il palcoscenico. Furono qnelli gli anni che precedettero il grande conflitto mondiale del '14. Anni densi di eventi no~ solo storici e sociali, ma spirituali ed artistici. Periodo memorando di lotte e passioni, di esperienze e riforme ancbe nel campo del teatro, come in quello delle lettere e delle arti plastiche. In Italja come ali' estero tutti) era in fermento. Nasceva in quel periodo, fra noi, un movimento artistico rivoluzionario - il futurismo • cbe come è noto influenzò, con le sne opere e teorie l'arte europea e mon• dia le. È al futurismo italiano che si deve la nostre, rivoluzio11e scenografica o scenotecnica, dichiara il coµipetente dell' Euciclopedill Italiana, Virgilio 17

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