rabile me; non ho criticato l' istrioneggiare dell'attore, ma ho sobbalzato alle sue parole come .se parlasse di me. Amleto, sono stato attore e spettatore perfetto: uomo che si nutre di poesia come d'aria,_ come cli pane, e ne vive e. ne. ~offre tèrribiltnente. Quello che dice poi Amleto, solo, mostra che se tutto questo non è così, , è· pur vero così. Placata la tempesta della poesia, torna al ragionamento, si accorge che non ba tratto se non una sofferenza da quell' esperienza e gli argomenti, che si. offre all' azione, sono nuove ragioni cli tormento : il pensiero che uu povero attore si sia ridotto una pallida figura tremante e piangente per dolori non suoi, anzichè incitarlo lo strazia col paragone di sè medesimo inerte di• fronte a tante ragioni di pianto. Di qui, mio caro, io sento che vengono ad Amletò le sue fa~tasie critiche. Egli attribuisce, (o son io?) a quegli accenti a quei gesti a quegli urli da energumeno il suo tragico smarrimento. Percbè il senso vivace della vita che l'attore è chiamato a rendere col senso drammatico e doloroso della sua puramente istantanea e caduca attività, l'ha turbato; gli ha mostrato le possibilità insite nell' umana natura; l'ha in un certo senso rimproverato dell'inadempimento del dovere, tuffandolo in pieno in una incontrollabile atmosfera pregna di vita. La critica chiede ali' arte, diciamo pure, alle umane attività di lasciarsi controllare, di fissarsi in una forma domata, giudicabile, gesto per gesto,'tono per tono, nella frigida perfezione cara agli amici della analisi estetica ; perchè, nella migliore delle ipotesi, (questa ad esempio di Amleto) ha avuto con l'arte, umana manifestaziqne di necessità spirituale, uno scontro troppo doloroso, sanguinoso. Così con un'intima agitazione trasparente anche in atti, prego l' attore di contenersi, di non· uscire dall' orbÙa degli atteggiamenti e dei toni previsti, perchè, non scosso, possa anch'io contenere gl' istinti e le passioni mie mentre l'arte distragga la mente da più tristo pensare. Così gl' impedisco, con lo spettro del ridicolo, ogni improvvisazione, tentando di distrug• gere, nella fissità delI' azioni prestabilite, la libertà .creativa· del!' improvvisazione che pti9 è deve regnare sul Teatro come unica_ manifestazione umana del divenire vivente ed incorretto. Fin qni arrivavano le mie fantasie più d' interprete che di critico quando mi giunse la suggestiva traduzione di R. Piccoli: Traduzione letterale quante altre mai ; strana traduzione in cuinon si riesce a co: gliere che qua e là qualche forma alle rozze e scomposte voci anglosassonemente ravvicinata. Buona per6 e utile; poichè si deve dire ; come vedrai. E che ascolto? l' ampolloso Polonio, nella " dizione ,, di Amleto, non ha lodato meravigliando "l'accento e l'enfasi., del dicitore come pretendeva il buon vecchio Rusconi, nia semplicemente " il buon accento e il buon discerni16 FondazioneRuffilli- Forlì mento.,. Nè la cosa sarebbe tanto grave, se la bella interruzione del niio Amleto alla "velata regina., del Rusconi non fosse un' espressione simile acl "imbacuccata regina., (mohled - dice Sh.) e per ragioni, a quanto ne sa il critico, del tutto filosofiche. Il dubbio che le cose non stiano affatto come io, senza troppo sperare cbe fossero, volevo far risultare che fossero aumenta e poichè non posso aver pensato meglio cli Sh. dov'è il suo meglio? Forse la cosa può andare sino alla famigerata istruzione ; che Amleto sia rimasto turbato in qualche senso più profondo che in quello già conturbante del fenomeno della finzione scenica è più che sicuro : non potrebbe inventare la trappola del dramma da rappresentarsi al re,_ perchè colpito e scosso fino nell'anima confessi il suo delitto ; ma quelle benedette istruzioni, troppo famose, proprio per quest'ultima ragione, dovrebbero mirare a render l'azione degli attori sempre più impressionante, più efficace, non a toglierle, come io dovrei, quel!' accento particolare per cui se ne ha paura talora come di una maggior vita. E allora cos'è questa moderazione? Cos' è questa strana pretesa da teorico grecizzante in un artista dallo stile vulcanico, inatteso, fantastico, di rapido andamento fluviale e non certo lacustre, nè tanto meno palustre? Allora o una felice. incomprensione di sè o una inconsiderata, libera, pura necessità momentanea. Ma questo momentaneo non ha luogo più nella eterna poesia, anche se l' ha (ripeto, per ragioni registiche) sul palcoscenico. Quindi tornando cl' onde ero partito o tagliare o spiegare. Così è ·spiegato? No ! Si può spiegare altrimenti? Se sì, bene ; se no tagliare. (A meno che ... a meno - potresti suggerirmi che dovendolo recitare per l' appunto tu che miri ad istrioneggiare e a vociare con gesti che squarciano l' aria e le passioni a brandelli, la innocente• predica non potesse tornare al suo primitivo, modesto, utile - dici tu - ufficio). Così sarei caduto in castagna. Tant'è ; quelle buone massime mi stanno sullo stomaco ; e proprio j:>erchè le ha fatte pron.unciare Shakespeare . Tu pòtresti anche rispondermi cosi : " ma perchè vuoi credere che Sh: intendesse espor massime perso-- nali ? Gli era necessario parlar di attori, gli era utile calmare il suo interprete, le parole a ciò necessarie non scÒnvenivano al fondo attinente e filosofeggiante del carattere di Amleto, e poichè così tutto combinava, non ha nemmeno dubitato che queste parole del personaggio dovessi-lro· un giorno essere imputate ali' autore innocente. lo ti dir~i " forse hai ragione tu ! ., e non rimarrebbe che rammaricarmi di questo così complicato esperimento ginnastico, sproporzionato e malriuscito, del mi.o cervello cavillatore. ORAZIO COSTA
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