mina in dentro o in fuori, spilungone o nano, e in un qualsivoglia modo campione della specie, è idoneo a recitare in una farsa, con effetti incalcolabili. L'ideale e l'accidentale si susseguono infatti senza transizione. Volendo presentare snlle scene una immagine dell'uomo, bisogna esigere un attore di beltà assolutamente perfetta, ideale concreto, oppure accettare il primo venuto. I teatri non destinati ali' esclusivo divertimento dovrebbero soddisfare la prima di queste esigenze, tuttavia ci si accontenta che l'attore sia un uomo avvenente, saldo nel fisico, di !isonomia espressiva, e che abbia una bella voce. H che di rado mi accontenta perchè la sua recitazione risveglia immediatamente la critica; la quale presa la sua via, non la finisce più_ sulle determinazione delle qualità richieste in un uomo ; nè d' altra parte è agevole ovviare alle esigenze di questo genere. E si converrà solo se si pensi a Socrate, che, maestro di conoscenza dell' uomo e di sè stesso, " non sapeva con certezza se fosse un uomo o una bestia mutevole peggio di Tifone ,,. Ma nella farsa, gli attori di secondo piano ottengono il loro effetto attraverso la categoria astratta del "generico ,, , a cui giungono con l'accettazione "qualunque,. del loro essere concreto. 'on si sorpassano dunque i confini del reale (la qual cosa non è necessaria) ; ma lo spettatore si conforta allo spettacolo degli sforzi comici di una contingenza che cerca di passare per ideale, nel mondo fittizio della scena. Una eccezione, fra questi personaggi secondari, la si farebbe volentieri per l'amorosa.' E' naturale che non debba essere in alcuu modo artista, e nello sceglierla, si curi che sia graziosa, di maniere amabili, adatta al genere, simpatica a vedersi, in una parola, incantevole. * r3-i leoa il ~ La compagnia del Teatro Konigstadter risponde quasi appieno ai miei desideri ; qualche obiezione farei magari per gli attori secondari, ma nulla da ridire su Beckmann e Grobecker. 14 FondazioneRuffilli- Forlì Beckmann è un perfetto genio del comico, vi irrompe a briglia sciolta : un puro lirico. Eccelle non per la sicurezza del personaggio, ma per il continuo sfolgorio della ispirazione; non grande nel commensurabile dell' arte, è ammirevole nell' incommensurabile della personalità. A lui non ocq>rre appoggiarsi all'azione degli altri, al canovaccio, agli accessori : gli basta essere in " forma ,. per avere con sè tutto l' occorrente. Quello che Baggesen dice di Sara Nickels, che entra in scena come una ventata, e porta con sè un intero paesaggio, si adatta a meraviglia a Beckmann: soltanto, egli fa il suo ingresso camminando. Sulle scen.e così dette d' arte, è piuttosto raro vedere uu attore capace di camminare tranquillamente. Me ne ricordo uno, ma non ho mai visto fare prima cose paragonabili a questo Beckmann. Egli non sa semplicemente camminare; ma viene avanti camminando : fra le due cose c'è grande differenza, dato che un tale istinto gli pennette di creare all'istante lo scenario. Non contento di rappresentare un uomo per istrada, avanza prendendone il passo, tanto che appare tutta una scena: si vede il villaggio ridente tra il polverone della strada, si odono rumori soffocati, ed ecco laggiù, ali' angolo, il sentiero che costeggia la palude, quando Beckmann si presenta camminando col fagotto in ispalla, il bastone in mano, spensierato e instancabile. Lo segue una schiera di invisibili monelli. Davvero che Beckmann rappre·senta un'economia per il teatro, quando c' è lui la scena è snperflua; tuttavia il disegno della sua figura è troppo accennata anche se in modo mirabile, perchè possa risultarne un ri-_ tratto, un carattere : è piuttosto un incognito. posseduto da un demone frenetico del riso che non perde tempo a scatenarsi' e a travolgere tutto straripando. Perciò è incomparabile la danza di Beckmann. Appena cantata la strofetta, si mette a ballare con una audacia da scapicollarsi; è chiaro che non lo soddisfa la esecuzione pura e semplice delle sue figure di danza. A questo punto è assolutamente fuori di sè, la frenesia comica che lo possiede non può più venire frenata dalla mimica e dalle battute; egli è costretto, come Munchhansen, a prendersi per la nuca e ad abbandonarsi agli eccessi di gioia con capriole insensate per non perdere la " forma ,.. Se· ciascuno può provare l'effetto riposante di tali giochi, per poterli compiere sulla scena occorre indiscutibilmente genialità, l' autorità del genio, senza di che non c'è nulla di più pietoso. Ogni comico deve avere una voce che si riconosca fin da dietro le quinte, e che gli apra la strada, Beckmann ne ha una magnifica, Grobecker una più stridula; una sua sola parola dalle quinte produce l'ef~ fetto di tre squilli di trombetta e non ci si può tenere dal ridere. Per questo Grohecker è preferibile a Beckmann. Il genio di quest'ultimo si sostiene in ultima analisi a un grossolano buon senso, indisciplinato e petulante, grazie al quale raggiunge il frenetico ; Grebecker vi arriva talvolta attraverso una specie di sentimentalismo convenzionale, a freddo. Entrando nel teatro Konigstadter, prendiamo posto in prima galleria, dove la folla è relativamente minore. Ad nna farsa bisogna star sednti comodamente, senza sentirsi '!tratto impacciati dalla solennità dell'arte, come tanta g .:lle che si insedia come assillata da una questione vitale. Senza rec~rvisi da turisti, da esteti, o da critici, ma possibilmente sgombri di queste qualificazioni, soddisfatti di stare a proprio agio, come a casa, nella propria camera. Terminata l' orchestra, si leva il sipario dando inizio a quest'altra orchestra che non oh- . hedisce alla bacchetta del maestro, ma segue il su o istinto : il vasto rumoreggiare del loggione che ha intravisto Beckmann tra le quinte. Un rumore che produce un' impressione misteriosa ; dovunque giri lo sguardo c' è il vuoto ; l' immensità del teatro si muta ai miei occhi nel ventre del mostro marino che ospitava Giona ; il rumore del loggione ha iniziato la sua musica, nè occorre più accompagnamento, perchè Beckmann lo anima, ed esso anima Beckmann. SOREN KIERKEGAARO (da le ripetizio11i)
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==