Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 2-3 - mar.-apr. 1942

mente delicato, e questo pubblico ha diritto a tutti i riguardi. Abbiamo detto che la sua impreparazione esige uno stile di rappresentazione che elimini ogni malinteso, e una intensità dello spettacolo che corrisponda all'intensità della musica. Ciò che distingue, da un punto di vista puramente rappresentativo, il dramma wagneriano dal dramma parlato, è che quello invece di accettare la durata dagli esempi della vita, la stabilisce esso stesso rigorosamente : una comprensione puntuale di questo fatto permetterà di fissare, il carattere distintivo per cui non ci saranno pm dubbi sull' esistenza originale del dramm~ così concepito. Da questa visuale più alta, il pericolo dell' opera lirica sparirà completamente. Per quanto riguarda l' intensità dello spettacolo è necessario intendersi sul significato della parola, in sede rappresentativa : si tratta forse pm o meno del gusto nuovo nella scelta dell'apparato decorativo, di una squisita ricerca di colori, di violenza o lirismo nella mimica ecc. ecc. ? Per un dramma che non stabilisce esso stesso la durata (lo svolgimento e le proporzioni), si potrebbe esitare ; per il dramma del " poète-musicien ,,; è in esso medesimo che si deve cercare tutta la vita, è lui che la impone e qualunque intensità venendo dal di fuori resta lettera morta per il pubblico e cessa così di esistere da un punto di vista drammatico. Ne risulta che lamaggiore o minore intensità rappresentativa di questo dramma è in ragione diretta dei rapporti più o meno stretti tra la sua realizzazione scenica e la vita data dal dramma. Per il dramma wagneriano dell' avvenire, la responsabilità sarà del drammaturgo ; attualmente riguarda noi e il peso è grave. Si vede perciò come ci resti una sola condizione teorica che noi avremmo potuto fissare (1) " poète-musicien ,, è intraducibile. Vog1io dire, quando si debba tener presente che l'autore attribuisce al suo binomio un valore di significato, che per noi, data la nostra sintassi letteraria, non può non essere diverso. J n sostanza per Appia il " poète-musicien ,, è l'artista che scrive le parole e la musica del suo dramma. .. (2) Nel senso della durata. (3) Movimenti di gesto, in generale. (4) Cioè il musicalt'. (5) In parole povere dice questo: la musica ha un suo tempo, i gesti e i movimenti dell'azione scenica sono alterati, in rapporto alla natura, da questo tempo, cioè sono serrati o diluiti ; il che scenicamente è poco teatrale. (6) Dice questo in sostanza : che anche il dramma interno ha bisogno di una sua durata (nel senso dello spettacolo) e che que• sta deve essere commisurata non in rapporto agli esempi' che la vita può offrire, nel dramma parlato, ma soltanto in rapporto alla musica. (7) Réalité, si poteva tradurre anche verità ; ma c'era il peFondazioneRuffilli- Forlì prima di ogni applicazione concreta : e questa condizione che bisogna considerare come base della messinscena del dramma wagneriano, è che la vita ci è data esclusivamente dal dramma stesso. (9). Dunque, riassumendo ; la musica essendo il Tempo, stabilisce le proporzioni ; m tal modo che la " mise en scène ,, del dramma wagneriano non ha più bisogno di cercare gli esempi di durata nella vita, ma che tutta la vita si trova determinata rigorosamente dal dramma stesso ; dal che_ nasce che questo dramma ricade per intero sul drammaturgo, il quale creati in qualche modo il Tempo e lo Spazio, e avendo i mezzi per giustificare la sua creazione, diviene più efficace " évocateur ,,_ (10). Le opere. di Riccardo Wagner non soddisfacendo questa esigenza immaginabile, ed essendo le uniche di questa nuova forma drammatica, le condizioni attuali di questa forma d' arte non sono dunque le sue condizioni necessàrie. Se nondimeno si voglia convincere il pubblico della loro originalità, la maniera di presentargliele diviene una questione assai delicata. Ora si scopre che le condizioni imposte da questo pubblico sono in armonia con la condizione fondamentale del dramma wagneriano, il sapere cioè che è solo in quest' ultimo che noi dobbiamo cercare la vita. Così il regista delle opere di Wagner dovrà essere guidato esclusivamente, da tutto ciò che il dramma, che egli vuole rappresentare, gli rivelarà nella sua propria natura. Wagner, dunque, stabilendo le condizioni astratte del suo dramma nè stabilì anche le condizioni rappresentative, poichè esse ci sono necessariamente contenute ; e non è che nell' applicazione concreta da lui datane, che ha trascurato di proseguire intransigentemente verso le conseguenze. ricolo di incorrere in un'attribuzione verista ad A. quando in questo caso la parola ha un significato puramente filosofico di effettualità estetic11. E' da notare tutta.via, e il lettore se ne sarà già accorto, che la polemica verista, la quale negli anni io cui Appia scriveva era nel pieno della sua violenza, affiora continvamente, sia pure come semplice termine di riferimento. (8) Una giustificazione questa, piuttosto gratuita, dei valori visivi dello spettacolo. Eppure, sebbene la dimostrazione non eia matematica e si affidi più che altro ali' accettazione o meno del lettore, vive per noi sopratutto per la riconferma che, questi ultimi quarant'anni di teatro in Europa, hanno dato a queste parole. (9) In riferimento continuo alla vita quotidiana e alle sue generalizzazioni retoriche, che per lo più è alla base di ogni realizzazione scenica, è escluso da Appia, il quale giuBtamente, oppone la necessità di. caratterizzare lo spettacolo soltanto con gJi elementi offerti dal dramma. (10) Qui usato nel senso di regista, per lo meno, ideale. NOTE DEL TRADUTTORE

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