Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 1 - dicembre 1941

IF010 ALINARI) y~~ ~ ' '-l lt I profondità delle cose che vi si dicono. E in fondo il fatto non sarebbe poi tutto questo gran male se i cronisti ritornassero sulle loro affermazioni e le rivedessero e le approfondissero. Non risulta però l'esistenza di una letteratura teatrale saggistica in Italia, salvo poche eccezioni che riconfermano la regola. La realtà è che non si scrive sul teatro, in Italia.Basta dare una occhiata alle cosidette riviste tecniche e alla stampa. Le cronache dei giornali, salvo quando non sono tenute da nullità, ed è la regola (sull'incompetenza dell'ambiente teatrale italiano c'è ben altro da dire) sono tarate in germe per la loro nascita sforzata. Le critiche dei periodici sono rarissime è troppo isolate perchè possano essere importanti. (Un buon saggio è importante perchè c'è tutta un preparazione culturale, una atmosfera che lo circonda e lo accoglie). Le poche riviste che ancora circolann vanno da una tecnicissima letterarietà, la "Rivista del Dramma,, di D'Amico, a una domesticale e domenicale varietà di interessi, " Scenario ,,, " Dramma ,,. D' altra parte ad ogni ambiente la propria rivista. Per le ragioni che in questo scritto abbiamo fugacemente accennato è necessario rivedere spregiudicatamente posizioni e accezioni sotto il punto di vista sincero di una rigorosa valutazione estetica e umana allo scopo di• concretare in qualche modo quel soffio di vita lontanìssimo e leggerissimo sia pure ma avvertibile e anzi sempre più sicuro che sembra alitare intorno a certi interessi teatrali di oggi, f acilmente riconoscibile nella preparazione e nella accanita polemicità di certi gruppi, specialmente giovanili, che in tutta Italia con maggiore o minore intelligenza, contro la passività troppo comoda di una autopalingenesi delle cose, affermano la volontarietà del rinnovamento. GIUSEPPE ANTONELLI e~ . lll . flU1J(fJll1L ad un' analiJi {-entmu,Ml<J{JWL) W AGNER, I MEININGER E ANTOINE U a breve opuscolo di Appia " La mise ·en scène du drame Wagnerien,, - più che l'opera di -Meinioger o il teatro libero di Antoine • testimonia e documenta sicuramente i primi passi del teatro moderno • perchè è proprio questo opuscolo a porre e ad affermare per primo l' autouomia, anzi l'artisticità pura della messa in scena, e conseguentementt", dello spettacolo stesso • come recitazione di oggetti animati - gli attori ; ed inanimati : le scene, i costumi, le luci ecc. Fioo allora, e _appunto anche presso i Meininger ed Autoiue, era il lato eteronomo del soggetto, e cioè l'essere lo spettacolo un riflesso dei fenomeni sociali, se non di una certa letteratura • poniamo la drammatica - che aveva dominato e preoccupato le menti, almeno nella coscienza più esteriore che esse avessero della situazione. Comunque, nel periodo che noi esami•, niamo • da Wagner attraverso i Meininger ed Antoine, all'interpretazione wagneriana di Appia - non si ebbero a giudicare dalla portata di quello spettacolo nella vita sociale di allora che delle facili applicazioni di postulati teorici - autonomi od eterono• di 'ù-ilo rPandol6i mi • e quindi - che esercitazioni a carattere più o meno preparatorio. Da una parte Appia si confinò nei limiti che la sua immaturità gli imponeva, i limiti wagneriani - finchè non intraprese con Dalcroze il viaggio ad HeJlerau ... ; dal• l' altra i Meininger ed Antoine si lasciarono facilmente suggestionare dai motivi letterarii più vieti dell'epoca . tardo romanticismo e primo naturalismo - non impegnandosi decisamente ad un arte teatrale nel senso più stretto del termine. (Ecco così imporcisi fin d'ora una ri· gida necessità di coerenza. Occorre ormai varcare la vana dialettica autonomia - eteronomia. Di conseguenza, liquidare quello che e' è dietro le spalle. Insensibilmente il passato si esaurisce, la memoria, secondo le regole deUa nostra solitudine, non ce ne rende emozioni, e non sussistono di questo enorme mondo in cenere che le tare o i. meccanismi. Una qualsiasi conver8azione non si riallaccia che attraverso le 61a deteriori e false, le illazioni della storia. Una generazione è chiusa all'altra da scissure totali; e questa legge può così: finalmente porci come elusione della nostra stessa persona, rottura della solitudine attraverso la più stretta contemporaneità di contingenze. Ci sprovvediamo di attributi e di proponi• menti. La nostra forza • noi come individuo e come società • si pone severamente dinanzi alla vita spontaneamente sociale ; la nostra arte si cura della soddisfazione- di un bisogno intimo, appena di qualche cbagrin domestico e di una utilità caritatevolmente distribuita : appena . .. ma è tutto !). Anche in teatro bisogna ormai rispondere con pienezza di sentimeuti alle esigenze SCENOTECNICA ITALIANA. Baldassare Peruzzi (1481-1536) Diseano di nro.t Ptt.ivn .tff":PnnPrrr.fìrn.

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