nel senso, diciamo nostro, deve soggiacere alle richieste e alle imposizioni degli impresari dei teatri che sul moncherino ischeletrito della nostra scena fanno le speculazioni e_ i calcoli pià ferocemente matematici. Per questi motivi e per altri che sarebbe troppo lungo elencare arriviamo alla negazione assoluta di ogni residuale forma d' organizzazione borghese e chiediamo che il rinnovamento teatrale italiano avven• ga sotto gli auspici. e in base agli enunciati di alcuni principi politici dello stato. Cioè a dire consideriamo lo stato come il pià direttamente, nel senso terribile della responsabilità, impegnato, in questa fatica di riorganizzazione e lo consideriamo impegnato altresì di fronte a qualsiasi soluzione esso voglia proporre. Alcune recentissime manifestazioni di volontà teatrale dello stato seppure fanno presentire l'urgenza di questi problemi in seno agli- organi dello stato me• desimo sono nate troppo visibilmente sotto il segno neutro e scolorito del compromesso. E' precisam{lnte contro questo segno, emblema di un costume tiepido, comodo e troppo affine alla mentalità italiana perchè non lo si debba stigmatizzare come pericoloso, che questa rivista si pone. Una soluzione se ci deve essere, e non c' è dubbio che ci sarà, sia totalitaria, statale. Teatro di stato che non si localizzi in alcune istituzioni dilettantesche quando queste non riescono a divenire nemmeno burocratiche come attualmente è dato di vedere, ma che si infiltri nelle pià lontane capillarità e sia linfa e sangue di un organismo elfi• ciente e ben costruito. Quindi, fermare le compagnie girovaghe, creare in ogni città dei teatri stabili con attori registi scenografi in numero indeterminato e con mezzi sufficienti, designare direttori intelligenti, informa ti sul serio, che a capo di questi teatri prevedano e attuino stagioni, costituire un organo centrale che sia in certo modo la base politica e amministrativa di tutto il sistema, prendere dei provvedimenti generali e particolari che avviino il funzionamento nel senso voluto. Infine con intransigenza, vero sale di ogni rivoluzione, andare al fondo in tLLtti i problemi, e specialmente quando si presentano con riferimenti alla moralità e alla intelligenza degli individui. Ma ormai converrebbe chiudere questo nostro· discorso se tra gli argomenti che vi entrano di necessità non restasse la questione della critica, la cui intrinseca importanza è accresciuta da una attualità veramente scottante per l' annessa situazione della stampa tecnica. E' una questione che va guardata da molti lati, senza dubbio, ciononostante le varie soluzioni che se ne possono trarre sono egualmente riducibili ad alcune linee generali comuni. Accade sovente a molti di notare come la letteratura (usiamo la parola, ma nel nostro caso è evidentemente inadeguata) critica teatrale sia molto inferiore a quella letteraria per metodo di ricerca, per temperatura, per risultati, e l' osservazione è così ovvia che quasi non varrebbe la pena di accennarla se non ci indirizzasse chiaramente verso la causa vera cui bisogna riferire FondazioneRuffilli- Forlì questa povertà di sistema critico. Che è appunto il non aver chiaro che una letteratura critica deve essere relativa alle particolarità strutturali di linguaggio, quando non si voglia cadere in una invarcabile genericità. Se c' è zm aggettivo che può definire piuttosto puntualmente la critica teatrale italiana è proprio quello di generica. Dove è ovvio che non parliamo soltanto della cronaca quotidiana ma anche dell' altra critica, quella saggistica, quella che si raccoglie nei libri, A considerazioni di carattere storico che si potrebbero fare sull'argomento, relative addirittura a un costume della cultura teatrale italiana preferiamo precisazioni di ordine teorico per arrivare ad alcune con• elusioni che ci preme mettere in evidenza. Abbiamo parlato di genericità della critica teatrale italiana, e di formula critica adattata alla par-· ticolare struttura del _linguaggio. Le due osservazioni concorrono ambedue a significare una inesistente distinzione, storicamente accertata, tra critica del testo e critica dello spettacolo. Filosoficamente il mezzo tecnico, attraverso cui il sentimento si rivela (ci rifacciamo_ a ,ma terminologia idealista in mancanza di altro) appartiene a un mondo strutturale ma è perciò il dato necessario a stabilire ciò che è al di sopra. Nel senso del mezzo tecnico, cioè si raggiunge il significato poetico che, attraverso quello si è voluto ottenere. Il mezzo tecnico è quindi qualcosa di determinante nel sistema di un metodo critico. Nei riguardi di una esigenza di distinzione tra critica del testo e critica dello spettacolo vale, naturalmente, pià la constatazione di fatto della diversa realtà di un copione o di uno spettacolo, che non questa accademica dimostrazione. Da tutto ciò scaturisce immediata una presa di po· sizione nei confronti di una distinzione e.ffettiva e dichiarata di valutazione dello scrittore e valutazione del-lo spettacolo e se volete del regista. Il critico dello spettacolo non deve essere assolutamente quello del testo, sarebbe bene che lo fosse per la ricchezza di echi che saprebbe raccogliere nei riferimenti ma che nello stesso tempo fosse cosciente della necessità del suo sdoppiamento. Taluni riguardo a questi argomenti tagliano, come si dice, la testa al toro non ammettendo l' esistenza in Italia di un testo e di uno spettacolo non dico ri• marchevoli ma s,,fficienti su ima base di gusto medio. In linea genf)rale è vero e lo abbiamo già detto, ma non è sempre vero e rimane poi il fatto che questo nostro discorso in proposito vale proprio e appunto per quanto è giustificato da un dato estetico e non di più. A qttesta esigenza di carattere specifico se ne ag• giunge un' altra ben pià generale di impegno, di profondità, culturale ma poichè parlare in questi termini non conviene, è preferibile cambiare indirizzo. Piuttosto è importante dire che questa deficienza di documentazione nella critica è dovuta al sistema pratico della " cronaca ,, che è un sistema la cui orga• nizzazione il cui modo di funzionare determina necessariamente il carattere della cronaca stessa. Non ci si vorrà negare che il dover scrivere l' articolo dopo lo spettacolo, di notte, non influisca sull'acume è sulla 5
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