Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 1 - dicembre 1941

Una innata deficienza di attori propriamente cinematografici ba fatto si che nel nostro cinema scomparisse, appena ritrovata e appena, per un attimo percorsa, q11ella trnccia di realismo cui oggi si guarda come a l' unico elemento atto ad indirizzare le forze intricate in una ribattuta negativa polemica contro il buon gusto e l' intelligenza. Giunti, con le mosse di un giuoco d'equilibrio calcolati~simo a soatenere, su di una linea miracolosamente ininterrotta, l' interpretazione di uno, di due attori, assistiamo ad una periferica irrimediabile frana che 011turalmeote toglie le basi alle cime e le fa precipitare. Per riparare a questi crolli allora, si è pensato di cementare insieme dei valori riconosciuti, degli elementi provati da una lunga esperienza di scene. Al crollo, che si verificava per la mancanza di energie reciprocamente contrastantiiji in una finalità costruttiva, succede così una magnifica esplosione che separa e chiude in freddis simi isolamenti ognuno dei convenuti. Si vedono ins,imma dei film come « Il sogno di tutti • . (Del resto queste considerazioni sono perfettamente inutili se si pensa su quali basi di ottimismo esse sono nate: l'aver preso per una intenzione di serietà tecnica il povero risultato di una trovata pub'. blicitaria. Tanto è vero che la trovata si perpetua ed un giorno troveremo nel cinema tutto l' organico teatrale tino alle cassiere e alle maschere). Dunque il concetto di collaborazione, impossibile a risolversi, secondo certe mentalità, decade, per la buona fede di queste mentalità, a trascurabile ostacolo da superare con l' aiuto di ponti di fortuna, o, se ciò riesce ancor troppo difficile, da aggirare per la via tracci11ta dalle trovate brillanti. Ciò deriva dal fatto che le basi sordamente materialistiche - tali non per posizione .filosofica, chè già sarebbe qualcos11, ma semplicemente ineducata sensibilità - su cui persone organizzano Da " Ragazza FondazioneRàffiflfr.!nForl di Cmlo .Ei,1;1a,1i la loro visione delle cose non permettono che un nuovo fattore umano, la collaborazione, venga implicato nel1'ordine dei mezzi tticnici necessari al raggiungimento del!' espressione. Ma è, allora, sulla base umana che costoro debbono per necessità arrestarsi. Ed ogni difetto tecnico diventa quindi un difetto morale, l' impreparazione diventa presunzione, la ignoranza insensibilità, ed il problema per la necessità di un passaggio da una categoria mentale ali' altra si trasforma da problema di mezzi io problema di uomini, e si risolve in una sostituzione totalitaria. *** Con questo elemento morale il cinema diventa ancor più l'espressione di una maturità. Ma il tirocinio dove si compie? nei ranghi dell'industria? ma questa con la sua disciplina non impedisce ad esempio il concretarsi dell' esperienza in quei tentativi io quegli esperimenti che tanto sono preziosi, pur nei loro squilibri, nei loro errori ai fini della formazione di una personalità ed ai .fini quì·odi dell'arte? Pretenderemmo che l'artista balzasse fnori d'un tratto con tutte le sue esigenze già perfettamente conciliate con tutte le esigenze industrii11i? Perciò non siamo d'accordo con Massimo Bontempelli quando egli rimprovera al cinema di essere divenuto il beniamino del pubblico e dello Stato (N. 20 di «Primato•) e adduce a motivo della m1tncanza di " p~ssione ,, e quindi di uomini proprio 10 straordinario favore da cui il cinema è attualmente circondato. Che " le somme favolose ,, non vadano disperse per sorreggere i prodotti dell'ignoranza bensl la poca consistenza industriale di eventuali esperienze artistiche, questo potrà essere piuttosto il discorso da fare. Il cinema non si fa certo in una soffitta, con i mezzi racimolati da una rinuncia alle scarpe nuove, o addirittura alla minestra. Il cinema ba bisogno, nel quadro delle arti, d1 essere non dieci ma mille volte più beniamino di quanto non lo sia attualmente. Non possiamo dimenticare dietro la pienezza dei risultati raggiunti, il susseguirsi, in una scala ideale che scenda dall' opera petfotta fino al primo· incerto barlume di vita soffocato in una congerie di elementi estranei, di punti fermi a segnare le tappe di un progresso, punti senza valore proprio e pure utili ai fini di tale progresso e del risultato ultimo. Chi potrebbe garantire al cinema l' attuazione di un simile progresso se non una prodigalità ampia, disinteress11ta? E la stessa prodigalità se pure non maggiore, non s~rebbe forse necessaria a garantire il concretarsi degli stessi risultati finali, quando questi fossero ancor lontani dalle masStl e quindi privi di consistenza industriale, come potrebbero essere in questo momento in It11lia, gli idMli equi valenti cinematografici dei nostri poeti e dei nostri pittori? E dunque questi figli che avreb bero un incondizionato diritto alla vita, uon dovrebbero però contare sugli aiuti di un padre molto, molto prodigo? CARLO LIZZANI

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