Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 1 - dicembre 1941

fondo al mare. Ma questo era centinaia di secoli fa. OLJVA: Jn fondo al mare? e qui c'è stato il mare? FELICE: Qu_asi certamente. Tutte queste colline che vediamo con tanto sole sopra. erano in fondo al mare; e invece delle piante c'erano i coralli e le meduse. OLIVA: Quante cose sa, Felice. ~1a non di• temi allro, del mare; mi fa impressione. FELICE (vede Bosco che, giunto su.Ila strada maestra, s'è j>iegato sulle ginocchia, fissando qualcosa a terra, e ritorna indietro): Che cosa guardi? Voglio vedere anch'io. OLIVA (tornane/o indietro): Che cosa c'è? Bosco: Un cervo volante che cerca la femmina. Le gira attorno e non la trova. OLIVA: E pcrcj>è guardate? Bosco: Perchè mi piace vedere che la trova e l'acchiappa. OLIVA: Oh, non mi piace! (li percuote con fori.a sulle spalle con un wmioscello di bitmcospino spiccato da poco) Su! andiamo! Bosco (balzando in piedi): Ahi! perchè mi ballete? OuvA: Vi ho fatto male? Bosco (dopo un attimo, imbronciato): No. Fn1cE: Non avete fallo male nè a me nè a mio fratello. -OLIVA (corrucciala): E allora., perchè avete gridato? FELICE (11rendendo Bosco sottobraccio): Perchè si è offeso. Io faccio tutto ciò che voglio a questo mio fratello; ma non si lamenta e ci vogliamo bene. •OuvA: Siete frateUi, e siete cosi diversi. Chi di voi due è il più bravo? FELICE: Tutti e due, siamo bravi. OuvA: Aneliamo adesso, perchè c'è tanto caldo e viene tardi. GALLOREnucuo (viene .sulla strada, incontro ai tre giovani. È basso, zoppo; vestito poveramente; occhi acquosi nel vclto 1piatto, cosparso di efelidi rossiccie. Tiene in mano u.na gabbia in cui saltella un merlo): Buongiorno. FELICE: Buongiorno, Rebuglio. GALLOREoucuo: Per strada a quest'ora? Bosco: Tira via, Felice. GALLOREBUGLtO:Guardate la gabbia? Que• sto non è niente; è roba comune. Ho a casa una coppia di topi bianchi ammaestrati: li volete vedere, signorina? OLtVA: No. GALLORE.BUGLIO:Ho anche una marmotta; vedeste quanto è graziosa. Ammaestrata. FELICE: Non vogliamo nessuna delle tue bestie tormentate, Gallo Rebuglio. GALLOREnucL10: Tormentate? Permettete: avete la giubba sporca, ve la spolvero. Bosco: Andiamo. (1 tre giovani escono rapida1nente). GALLO REnUCLIO (resta un istante a guardare loro dietro, poi riprende la strada, fino a che incrocia il mendicante). IL MENDICANTE (barbuto, sporco; .un gran sacco a tracolla; un bastone in mano): Buongiorno. Fondazione Ruffilli - Forlì GALLORrnucL10: li sole è caldo oggi. IL MENDICANTE: lo non mi lamento. GALLOREBucuo: Ma sarebbe meglio dormire all'ombra come quello lassù, che camminare su questa strada. IL Ml:'.NOICANTEf:o mi fenno a dormire quando voglio. Certo per te dev'esser molla fatica. camminare, zoppo come tu sei. GALLOREBUCLIO: Ci ho falla l'abitudine, che quasi non me ne accorgo più. IL MENDJCANTET: u sei nato zoppo. o lo sei diventato per disgrazia? GALLOREnucuo: lo sono nato con le gam· be sane; e mi sono azzoppato per disgrazia. IL MENDICANTEC:ome ti è successo? GALLO RE11ucuo: Successe che mio padre girava con l'organino tirato dal cavallo e tutti noi bambini intorno. IL MENDICANTEO: h, se ne vedono di simili suonatori. E vero che guadagnano assai? GALLORERUGLJO: Eh, s"econdo. Ora, io mi tiravo appresso una scatola di canone legata con uno spago; tu capisci, per di• vcrti~mi mentre l'organino suonava. IL MENDICANTEA:llora cri proprio bambino. GALLOREnucuo: Sicuro, che ero bambino. Successe che una volta lo spago andò a mettersi tra le zampe della nostra bestia che era buona, ma già piena di tafani, e anche ben affamata. Così, 1ventre io piangevo e tiravo per I liberare la mìa scatola di cartone mi presi un calcio che mi spezzò la gamba. IL ~IENDICANTEB: ene, io ringrazio il cielo che mio padre non avesse neanche un organino. GALLOREnucuo: Oh, e LU, cbe cosa [ai? IL MENOJCANTElo: cammino. Ho avuto un sogno una nolle. GALLO REBUGLIO:Quale? IL MENDICANTEL: a Madonna mi ha detto di fabbricare una cappella sulla cima di un colle, vicino al mio paese. Quel che raccolgo faccio metà: metà per me, e metà per lei. GALLOREBUGLIO:Anche questo può anda• re. Quanto è che viaggi? IL l\tENDICANTEO: h, tanti anni. Io, poi, vi• vrò in una stanza, vicino alla cappe11a. Addio. (esce) .GALLOREoucuo: Addio, e buon viaggio. (attrave,·sa la siepe e sale direttamente verso Cirillo Pinferi addormentato): AccidenLi agli spini. Oh, è bene diritta questa· salita, che sia benedetta. Ora la terra m'è entrata nelle scarpe: accidenti alla terra. Brucia come se uscisse dal forno. (è giunto vicino a Cirillo Pinferi lo considera un istante; gli siede accanto in silenzio; si toglie il cappello, si asciuga il sudore): Mai ho sudato tanto in vita mià. Che fa costui? dorme sempre? Toh: c"è una bouiglia d'acqua; ora ne bevo un sorso. (beve) L'ho bevuta quasi mezza: era tanto buona. CIRILLOPINFERI (aprendo gli occhi): Com'è che sei qui Gallo Rebuglio? CALLO REOUCLIO: Ti sei sveg1iaLO?sono qui ' per ristorarmi un poco all'ombra. CIRILLO!'INFERI: Ah, bene (si stropiccia gli occhi) si stira, si leva). (Breve silenzio). GALLORl:'.UUCLIO:Giornata di fatica, que• sta, vero? CIRILLO PJNFERI: Ne ho falle altre, in vita mia. GALLOREBUGLIO: E bravo. Che diresti questa sera, di una cena all'Orso? CIRILLOP1NFER1:Oh, senti! GALLOREnucuo: Ci passo, andando in pae. se. Questa none avremo la luna piena e tulli sono in giro. CIRILLO P1NFER1: Non rni garba. GALLORt:uucLrn: Pcrchè? CIRILLO·P1NFERI: Pcrchè no. Perchè questa sera torno a casa coi miei figli. ?vla tu, che fai· per strada con codesto merlo in gabbia? GALLOREBUGLIO: Lo porto al paese qui vicino; e spero che lo venderò CIRILLOPlNFERI: È cieco. CALLOREBUCLIO:Si è cieco. CIRILLOPJNFERt: L'hai accecato tu? GALLOREBUGL10:Che cosa dici? F. proibito. CIRILLO PINFERl (sorridendo): Va bene, ci conosciamo. GALLOREHUGLIO:Jo so ac(ccarli, e questo è accecato alla maniera olandese; ma è proibiLo e io l'ho comprato cieco. C1RJLLOPINFERI (in·itandosi): Andiamo, io ti parlo per divertirmi, ma tu non credermi sciocco, sai. GALLOREllucuo: lo ho detto ... CIRILLOJ>JNFERI:Sta zillo! (Breve silemio). CIRILLOP1NFERI (dì nuovo in atto di divertirsi): Che cosa è la maniera olandese? GALLOREBUCLIO: f.: quando si sigillano le palpebre del merlo con un filo di ferro rovente; allora la pupilla resta sana. CIRILLO PINFERI (scherzamlo): Oh, bestiai E perchè si fa questo? GALLOREBUCLIO: l'erchè il merlo intrave• cle la luce del giorno, o meglio la indovina; e sa quando deve cantare. CIRILLOPINFERI (serio): Va' va', è un brutlo mestiere, il tuo. GALLO REnucuo: t un brutto mestiere. perchè rende poco. Per il resto, c"è il dottore che castra i cavalli e i tori perchè lavorino meglio; e tu sai che cosa si fa ai capponi. CIRILLOPINFERI (ride): Hai risposto bene. !'rendi (gli dà un mozzicone di sigaro). GALLOREnucuo (serio): Dico davvero. Tutte le bestie devono soffrire, se vogliono vivere e far vivere. E grazie di questo enorme avana CIRILLOPINFERI (oUeso): Che c"è? Non ti basta? per te è tutta grazia ricevuta. GALLOREBucuo: Ho detto per scherzo. CIRILLOP1NFER1: Ah, ·bene. Pausa. GALLO REnucLIO (mastica11do il pezzo di sigaro): Allora, ci vieni questa sera a cena all"Orso? CIRn.LO PrNFERI (compiaciuto): Nossignore. 21

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