F1:.ucE: Ve11ti411auro Lavole? e la giornata? CIRILLO P1NFt::R1: CcnlO tavole. Ft~uca::: Cento tavole? e il quadrato? CIRILLOP1NF~R1: Dodici La vole. FEuo:: Non mi 1:iuscirà mai di ricordarle tulle. CIRILLOPINfERI: Ma la misura più antica è il trabucco piemontese; e mi dispiace che non si usi pili, pcrchè ha il nome di un sigaro (ha tolto dalla tasca un sigaro, lo mette in boce<1) Accendi. fEuçt: (getlan(I0 la can,w che intagliava ed llcc:e,ulendo il sigaro al padre): Subito. Bosco (dà (lato allo zuffolo appena abbozwlo, e ne tme un breve suono selvaggio). Ft::L1ci:::T'è riuscito? Bosco (con volto trionfante): Quasi. (e si , im.elle al Lavoro). Ftuct (stizzilo): Oh io le spacco tutte, e verrà Oliva prtma che io l'abbia finito (si rimelle al lavoro). CIRILLOP1NFl-:RI (sornione): Non verrà Oliva. Ft:LICE: Sicuro, che verr;ì. Il garzone che ha portato il paniere ha detto che a riprenderlo sarebbe venuta Oliva. CIRILLO PINFERI: Non verrà. Bosco: Perchè? Crn1t1..o P1NFER1:c·è troppo sole, sulla strada; e noi siamo qui, spersi in mezzo ai campi. (Nel silenzio assolato si leva il rauco suono selvaggio dello zufolo di Bosco). FEUCE: Non si vede proprio nessuno, nè sulla strada, nè per le campagne. CIRILLO !'INFERI (stirandosi pigramente): È il nostro mestiere, e ci si vive benissimo. Basla capire che il vero compagno dcl- .1·uomo che lavora. è il sigaro. mangiar bene e bere bene. Bosco (Levo,ulo il volto preoccupato verso Felice che gli è ritto accanto, quasi sommesso): E le ragazze? FELICE (Ride). Bosa,: Perchè ridi? (crolla il capo e riprende a suonare lo zufolo). FELICE: Perchè... (getta la ct11ma intagliata) Oh, bastai S'è rotta anche questa. Ora misuro di quanti passi è l'ombra che ci copre (gira attorno alla pianta a Lunghi passi) Quanto è lungo in media, un passo? C1R1L.LOP1NFERI: Cinquanta centimetri. FELICE: Oh, credo di pW..ì.E un pa_sso come questo? CIRILLOP1NFER1: Un metro. Dammi l'acqua. FELICE: Anch'io ho sete. · Bosco (capovolgendo il (,asco): Vuoto. FELICE: Non importa. Mastico una foglia, e la sete va via. CIRILLO PrNFERJ: Se non c'è acqua, dovete andarla a cercare. Non si può lavorare senza acqua. FELICE: Vado io, vado io. Mi metto di corsa su per queste colline che vi sembrerò ... Oh, ecco Oliva che sale! Bosco (alzandosi): Oliva? FELICE: L~ in fondo. Bosco: È proprio Oliva (si inginocchia, raccoglie tutto ciò che ancora giace a terra, e Io ripone nel paniere. Poi siede, fum«ndo). 20 Fondazione Ruffilli - Fòrlì FELICE (gridando): Buo11giorno Oliva! LA vocE 01 OLJVA: Buongiorno! Ft:LIC'E(ridendo): Sembra una vecchina, con quel fazzoletto sul capo. Bosa, (Ride). LA vccE 01 OuvA: L'ho messo per il sole. t cosi forte! (Di dielJ·o il colle compare Oliva, che si arresta diritta, di fronte ai tre uomini. Il suo giovane corpo augoloso muove con grazia un po· schiva, quasi inconsciatnente materna. Volto schietto, da.i lineameuti molto marcati; occhi celesti; ca- />elli biorido cenere). OLIVA: Buongjorno Bosco. Bosco: Il uongiorno. C1R1LW P1NFER1: Buongiorno, figliola. OLIVA: Ho preso per la scorciatoia; pensavo di risparmiare fatica; ma è peggio, salire così dirillo sotto il sole. CIRILLOP1NFERI: E brava, Oliva. Non credevo che saresti venuta a trovarci fin quassù, a quest'ora; e fa piacere vedersi davanti una bella ragazza. OLIVA: Dice mio padre pcrchè non han voluto [ar colazione a casa nostra. CIRILLO PINfEl:U: l\fisuriamo i campi di tuo padre dalr'alba; e tu vedi, figliola, che siamo sporchi di terra e brutti come gli Unni di Attila. OLIVA: Questo non era niente. A casa mia avrebbero potuto lavarsi. Qui c'è tanto sole e tanto caldo, poveretti. FELICE: Guardate quella foglia come muove. Sono tutto imFrt,niato <li sudore: io c1 sio ben a,J sole. e col caldo. Lo vedete? OuvA: Che cosa guardate? FELICE: Quella foglia che muove poco poco. OLIVA: lo 11011· 1a vedo. FELICE: Ma io sì. Vuol dire che avremo un po· d'aria; e si starà meglio ancora. OLIVA: Non v'è mancalo nulla? Vi ho badato proprio io, e il paniere pesava, a · sollevarlo; ma si dimentica sempre qualche cosa. Bosco: Abbiamo finito l'acqua. OLIVA: L'acqua? Oh, l'acqua sì, ci ho pensato, vi lascio questa bottiglia; per fortuna d ho pensato. Era fresca, quando l'ho riempita. FELJCE: C'è acqua? a me, a me! OLIVA: Zitti! Vostro padre s'è addormentato (ride). 81·eve silenzio. CIRILLO P1NFER1 (con gli occhi socchiusi): L-\ in alto dovrete picchettare mentre io dormo. Bosa,: Stavo 'pensandolo. CIRILLO l'INFERI (sorridendo): Chi è giovane non patisce; e il padre dorme. Felice, piegami la giubba sotto il capo. Così. Poi mi sveglierete, e finiremo prima di sera. Bosco (solleva11do il paniere): Andiamo. OuvA: Non voglio. Restate; c'è troppo sole lungo la strada. CIRILLO 1'1NFERJ: Quando il sole batte a questo modo, la serpe esce dalla terra, e cerca le belle ragazze. Attenta alla serpe cattiva! Potresti trovarla se vai sola. OuvA (serfo): Io non l'ho incontrata, salendo. C1R1LL0PINFERI: Lasciali fare. Sono giovani. Saluta tuo padre, e digli che io dormo a pancia all'aria sotto una pianta. Adelio, figliola (si tira il cappellaccio sugli occhi e tace). Bosco: Si va? abbiamo solo un quarto d"ora per accompagnarla. FELICE (togliendogli il paniere): Lascialo a me. Lo porto io. Bosco: Perchè? FELICE: Lascialo. Lo porto, lo voglio, lo voglio io. Ecco, così. Lo porto io, io sono più forte di te; e tu ti stanchi presto. (I tre giovani - Oliva e Felice avanti, Bosco diel1"o - si avviano adagio a mezza costa verso il fondo; raggiungono il viottolo pel quale scendono sulla strada; e perconono la strada. Questo avviene durante lutto il dialogo che segue (,110 all'incontro con Gallo Rebuglio). OLIVA: Anche Bosco ha le braccia forti. FELICE: Anche Bosco è forte; ma dipende dal fatto che io ho i muscoli asciutti. La figura non conla, e Bosco non ne ha col· pa. lo sollevo con un braccio solo - ecco: vede quel sasso? OLIVA: Ah, bene. È tanto? FELICE: Sicuro che è tanto. Ora provo. OuvA:No . .t. uno sforlo inutile, e non mi piace vedere. Scendian10. FELICE: Scendiamo (abbandona il pa11iete e si gella fuori del viottolo wlla salila) Oh, le belle bacche rosse! Ora ne laccio un grappolo solo. Guardate quanto sono belle! OLIVA: Datele a me. Badale a non spezzarle. Bosco (seguendoli raccoglie silenziosamente il paniere abbandonato). FELICE: Faccio io, faccio io. E voi l& mettete nei vostri capelli biondi. OLIVA: Le porto a casa. Tengo soltanto gli orecchini io, che mi stanno bene. Oh. ecco! le ha spezzate! Avete visto, Bosco? le ha spezzate. Bosco: Grazie (le prende e le mangia, pensosaniente). FELICE (ride). OLIVA: Ma che fate? O Bosco! con i semi e col gambo? Bosoo: È impossibile. Un sasso come quello io non riesco a sollevarlo con un braccio solo. OuvA: Ma non importa; questo non ha importanza. BosOO: Davvero, è impossibile! OLIVA: Venite, Bos.co, scendiamo che si fa tardi. Bosco (sco11lroso): Lo so. Camminate. FELICE: Scendiamo. Volete darmi il braccio? OLIVA: Non occorre. t vero che si trovano conchiglie sulle montag11e? FELICE: Conchiglie di pietra, è vero. OuvA: Di pietra! Io non lo sapevo; forse è per questo che non ne ho mai trovate. FELICE: Io ne ho trovata una un giorno. Che piacere mi ha fatto! Segno che c'è stato il mare e che la montagna era in
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