Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 1 - dicembre 1941

NECESSITADELLEINTENZIONI Quando si parla di una possibile rinascita del teatro si fanno, di solito, queste non arrischiate, an• che se giuste, considerazioni: " Jl teatro ha smarrito le sue basi di concretezza e i suoi ideali di certezza,,. E a cbi, andando oltre, chiede da che parte e con quali segni s' annuncierà il bel tempo, si risponde: "Il teatro sarà salvato dal poeta nuovo: aspettiamolo,,. Il problema posto in questi termini si muove entro spazii così generici e così poco !mpegnativi da tollerare tutti i discorsi e da ammettere tutte le soluzioni. Capisco d'altra parte che non è facile precisare i termini dell'indagine ed è invece troppo facile, vo• leudo tulto determinare e molto prevedere, far la figura dell' astrologo che distribuisce intelligenti gratnità ; ad ogni modo solo a costo cli essere così rigorosi e di dar di cozzo, magari, nella ridicolezza è possi• bile avviare il discorso su strade solide e impegnative. Quali concretezze e quali certezze si sono smarrite e bisognerebbe invece ristabilire? E poi : da che parte verrà questo auspicato poeta ? Che voce avrà? E' forse fatica vana prevederne la figura? O è meglio aspettarlo, semplicemente ? E aspettarlo cbe vuol dire? Concedersi uua tregua e imporsi il dovere di una maggiore laboriosità ? E in cbe consisterebbe questo dovere di laboriosità ? Forse nel preparare un ambiente, un cfima propizio, nel suscitai;e nuovi interessi spirituali, nuova cultura ? Questi diversi interrogativi venuti giù di loro piede, uno dietro l'altro, necessariamente, mi sembrano, uno per uno, piuttosto importanti. • . . Mancanza di concretezza. Il teatro perde concretezza ogni qual volta pe~de contatto con lo strato sociale che lo giustifica. C'è una concretezza gratuita (e quindi non ancora poetica, anzi politica, ma che è il presupposto, a teatro, della poeticità) che nasce o da una preoccupazione o da un impegno sociale. Qualcuno preferirebbe eh' io dicess.i: morale, e sarebbe allora facilissimo intendersi. Ripeto invece: sociale ; e intendo dire che il teatro è, ali' origine, come fatto, una questione di classe • o unà polemica o una espressione di classe,. sempre. Poi diventerà un fatto di cultura • (quando è già implicita la piattaforma sociale, ed è solamente il poeta e l'opera che interessano). Per la sua forma specifica • voglio dire, come genere • , per la sua necessità urgente di comunicare, FondazioneRuffilli- Forlì di !IJiego 'ifrt66ii il teatro nasce in ogni epoca dal bisogno che ba la classe dominante (dominante come civiltà) di proporre al popolo una certa idea dell' uomo. Pensare alla storia del teatro. Pensare al teatro europeo dell' ottocento. E fu proprio nel •secondo ottocento che anche noi avemmo un nostro teatro. Se manca qnesta piattaforma sociale non può es• serci un teatro Dico "11n teatro,,, cioe una continua espressione teatrale intorno a quei determinati aspetti delle civiltà che si vivono storican1ente. E non conlano, vorrei dire, o contano meno, le sporadiche anche se emergenti personabilità artistiche: conta la continuità e l'altitudine media dell'altipiano che si stabilisce. E ripeto che a stabilirlo è proprio la società in quanto classe, ceto. Per questo lo "stato civile,, del perso• naggio ha tanta importanza. Configura tutto un teatro. La società deve sempre poter offrire al poeta un uomo sufficientemente valido, vale a dire suscettibile di diventare personaggio, di farsi strumento di poesia. Se esaminiamo sotto questo aspetto l'uomo moderno, l' uomo della nostra società ci accorgiamo che egli ha delle terribili tare "drammatiche,,; mancanza di senso so.ciale, mo1·alità assolutamente soggeuiva, scetticismo filosofico, ostilità per il sacro. Attualmente il teatro manca 11011 solo cli quegli ideali di certezza dallo scontro dei quali si genera il dramma, ma è privo (ed è mancanza, secondo me, ben più preoccupante) di una indispensabile concretezza sociale su cui poggiare. Non c'è, insomma, un personaggio provvisto di un tale stato civile da consentirgli µi diventare drammatico tra le mani del poeta . Il poeta dovrebbe costruirselo non solo come per• sonaggio, ma prima ancora come uomo sociale. Ed io ritengo che, purtroppo, il poeta abbia, sì, tanti magici poteri, !1111 non questo. Oggi il teatro dovrebbe crearsi la società che gli desse degli uomini atti a diventare personaggi. Pare, ed in fondo è, una contraddizione. Perchè, a fil di logica, dovrebbe esserci, per un certo tempo, un certo teatro senza veri e propri personaggi. Purtroppo dovrà essere così se si vorrà arrivare ad un teatro. ·• • • Noi • confessiamocelo • continuiamo a fare questioni che io chiamo voluttuarie, di lusso. Parliamo ·con un elegante accanimento, sfoggiando una mano avvezza al sottile ornato, al disegno sinuoso e arric: ciato, di clima, di forma, di stile e anche di poesia, e non. ci accorgiamo di mancare di quella materia sia 9

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==