Il Socialismo - Anno III - n. 22 - 10 gennaio 1905

IL SOCIALISMO 339 tualmente esclusi da tali organizzazioni, domani non sarà forse la volta degli operai repubblicani, se Jomani prevarranno i concetti teorici della lotta di classe, ch'cssi non accettano, se prevarrà il con– catto della cooperativa mezzo e non fin(.;a sè stessa, n•JJl strumento di appropriazione individuale, ma di difesa collettiva? E gli operai monarchici 1..:d i crcdcnli, anch'essi, pcrchè dovrebbero partecipare ad un'azione che è contraria nelle sue linee gene– rali e nelle finalità sue ai principii politiçi che professano? E infatti fincbè le organizzazioni si limitano ad esplicare l'.Jzionc loro sul terreno pratico della lotta diretta quotidiana ed economica, certo nell'assenza di alti criteri direttivi, socialisti, repubblicani, anar– chici e magari democratici-cristiani possono fino ad un certo punto trovarsi d'accordo, ma l'accordo deve cessare quando si giunge all'affermazione - sia pure ge1rcrica - fatta al Congresso di Genova della necessità di un'azione politica. E l'ordine del giorno, che ha valore di principìo, votato <lai Congresso con 56 voti favorevoli contro S contrari, determina una prima divisione di mas– sima e di metodo nel campo di quei lavoratori organizzati economicamente che fino a ieri dichia– ravano su tutti i toni che le organizzazioni operaie come tali non potevano fare dell'esclusivismo per ragione cli differenze politiche essendo esse comple– tamente apolitiche. Con questo non credo, come mostrano alcuni, che il Congresso abbia gettato le basi di una nuova politica proletaria in opposizione di metodi, e di– versa da quella dei vari partiti che finora hanno presunto guidare le sorti del proletariato. Se è vero, come del resto dobbiamo ammettere per la logica delle idee, che una sola in fondo do– .vrebbc necessariamente essere la politica proletaria, tuttavia è giocoforza riconoscere che nella condi– zione attuale un tal concetto non è che una pura e semplice astrazione. La politica è arte, ma essa basa però sopra dei postulati scentifici o teorici, la verità dei quali è riservata all'avvenire. Oggi l'anar– chico, il liberista, il cristiano cd il socialista, ognuno di costoro può pretendere che la sua sia la vera, la sola politica diretta all'interesse reale del prole– tariato, e noi non possiamo negare la sincerità delle loro affermazioni. Sono correnti che, come divi– dono il campo scentifico nella interpretazione della vita {; dei fenomeni sociali, così dividono per ora le opinioni della massa lavoratrice. Creare una politica proletaria equivale sccntifi– camcntc ad un non senso, e praticarncnte ad un empirismo inammessibile e dannoso ai veri interessi del proletariato. Noi socialisti non possiamo desiderare tale con- fusione sul campo deJ:e idee, che tornerebbe solo e tanto gradito agli avversari nostri, e che ci to– glierebbe ogni e qualunque ragione pratica di lotta. Noi dobbiamo volere senza equivoci e confusioni la politica socialista del proletariato; gli altri par– titi facciano la loro; e noi certo non ci opporremo a quanto potranno fare di bene o di meilio nel– l'interesse della classe diseredata. ]VIa è solamente da questa competizione, da questa lotta fra principii e metodi chiaramente e sinceramente stabiliti che potrà forinarsi nelle masse quella forte e chiara corrente <!'opinioni e cli educazione politica e po– sitiva senza di cui sarebbe vana speranza la ele– vazione del proletariato e la creazione di una vera e propria politica, proletaria. In altro Congresso - augm·iamocclo • all'impulso giovanile cd unanime che in quello di Genova ha gcltalo i primi, sebbene incerti fondamenti del nuovo indirizzo, sarà succeduto pili meditato e sicuro cri– terio di azione. I dubbi, le incertezze che oggi non hanno permesso al Congresso di assumere nel fatto trna posizio11e netta e recisa, saranno scom– parsi, e forse potremo assistere ad una dichiara– zione alta cd esplicita di adesione ai f)rincipii poli– tici del socialismo che toglierà molta_ parte del– l'equivoco e elci dissidio ora esistente fra azione po– litica cd azione economica del partito. Il gruppo parlamentare dovrà ispirarsi e rispon– dere allora del suo operato non tanto ai circoli ora politicamente costituiti quanto al proletariato organizzato economicamente come partito .;ocialista di classe, senza che si abbia, come propone Ca– brini, a sdoppiare la personalità di qualcuno, scelto, fra i deputati, onde dargli la capacità gi1tridica di rapprnsentarc in Parlamento quel proletariato or– ganizzato economicamente che d'altra parte~ già rappresenta, per mandato politico, organizzato po– liticamente. Non si avranno più esempi di simili sottigliezze casistiche è vero, ma le organizzazioni economiche ne guadagneranno in serietà e coesione. Per concluder..: finalmente, ora, poichè le orga– nizzazioni economiche hanno fatto comunque il primo decisivo passo verso un'azione politica, sa– rebbe des!derdbilc che il gruppo parlamentare e la Direzione del Partito scntisserv tutto il loro dovere e si muovessero onde rendere meno difficile e la– borioso il definitivo orientamento socialista al quale senza alcun dubbio aspira la grandissima maggio– ranza delle organizzazioni economiche del prole– tariato. GIOVAN~J LERDA.

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