Il Socialismo - Anno III - n. 21 - 25 dicembre 1904

JL SOCIALISMO lente. Tanto più nel nostro paese, dove, dopo l'opera clell'on. Saracco, che ripristinò il funzionare costituzio– nale dei nostri ordinamenti, dopo il voto che la ven• tunesima legislatura ha dato il 22 giugno 1901 intorno alla libertà delle organizzazioni proletarie, industriali ed agricole del nostro paese, non è più possibile pensare di ripetere in Italia una forma di reazione violenta. Il diritto di sciopero. Rimane però il dubbio se non avremo una forma di reazione larvata. Si parla di proposte da parte del governo (senza che noi ne abbiamo cognizione precisa) proposte di limitazione alla libertà di sciopero. Eviden– temente noi dobbiamo dichiarare qui che qualunque li. mitazione alla libertà di sciopero costituisce una forma di reazione alla quale noi (e se noi non lo facessimo il proletariato lo farebbe per conto suo) dobbiamo op– porci in modo assoluto. La libertà di sciopero è una conquista della civiltà industriale moderna: e la sola questione possibile è per quel che riguarda il diritto di sciopero nei servizi pubblici ( Commenh} Voci. Ci siamo ! FERRI. Io non rifilggo dal mettere il dito sulla piaga ( Conmunti). Una voce. Dunque è una piaga! (Ilarità Com- menti). · FERRI. Se noi volessimo disconoscere che nei ser– ·1izi pubblici, che costituiscono una funzione essenziale della società moderna, vi siano delle ragioni di preoc– cupazioni diverse e maggiori che negli scioperi dell'in– dustria libera, noi nasconderemmo a noi stessi il no– stro pensiero. TORRACA. Dunque? ... FERRL li dunque è questo, che non si può arri– vare alla soppressione del diritto individuale dei lavo– ratori, soltanto perchè in un determinato servizio o in una funzione vi sia un diritto !--Ociale collettivo da con– temperare coll'esercizio del diritto di sciopero ( Ool, / 00/1 / - Commenti e rumort). Ma insomma che cosa volete dagli addetti ai ser– vizi pubblici? Volete che essi acconsentano a trovarsi in una condizione inferiore a quella di tutti gli altri lavoratori? TORRACA. No: debbono essere garantiti i servizi. FERRI. A proposito della questione ferroviaria il Governo verrà a dirci precisamente e concretamente quali siano i suoi propositi. Questi furono annunciati già e noi sin da ora prevediamo che dovremo com– batterli, poichè si tratta di un esercizio graduale di Stato, che sarebbe un esercizio di diritto da parte del Governo, non quella forma di amministrazione auto– noma in cui sieno rappresentate tutte le energie pro– duttrici del lavoro, dell'industria e del commercio. Voce. Medio evo! ( Commenti) ... Corporazioni! FERRI. Ma che medio evo, che corporazioni! ... Noi non diciamo e le ferrovie ai ferrovieri >: diciamo amministrazione autonoma a beneficio di tutti, con equa rappresentanza di tutti gl'interessati, a cominciare dai ferrovieri i ma non parliamo <li corporazioni nè di cor– poralismo. Quanto all'esercizio di Stato graduale, esso potrebbe voler dire questo: che il Governo, cioè i contribuerni si dovrebbero assumere l' eserci1.io diletto delle reti che non hanno piìl polpa e sono rimasi e aJllosso co ne la Mediterranea e che si dovrebbe lasciare all'esercizia pri– vato quella parte del servizio ferroviario che dI\ ancora larghi dividendi di guadagno alla speculazione capita– listica (Co111me11h). Ma di questo parleremo quando verr:\ la questione concreta e proveremo come nei rapporti di questo pubblico servizio il Governo vorrà attuare quello che l'onorevole Luzzatti chiamava « il pareggio tra la libertà e l'ordine »; pareggio tra la libertà e l'ordine per jl quale il Governo può scegliere due vie: o restringersi ad una funzione di polizia e di repressione od elevarsi, come è còmpito inesorabile degli Stati moderni, alla funzione di prevenzione sociale e di riforme. E' inutile che io citi alla memoria di tutti l'esempio della Fran– cia contemporanea, la quale ha visto e pvede il proprio Governo slanciarsi con vera foga su questo indirizzo di riforme. Non parlo della questione fra la Chiesa e lo Stato, a cui noi siamo disposti a dare una importanza grande di fronte al movi.mento della civiltà contempo– ranea, ma indiretta di fronte agli interessi del proleta– riato che rappresentiamo; ma io parlo di quella Fran– cia la quale abborda ora la questione della riforma tri– butaria, che costituirebbe una vera rivoluzi0ne econo– mica in quel paese con la riforma della tassa globale sul reddito; che vuole rimodernato perfino il suo co– dice civile e che si propone di stabilire un Codice sul diritto a pensione per gli operai, dimostrando così come un Governo moderno non possa assolutamente restare nella bassura della funzione di polizia e delle repres– sioni soltanto per la guarentigia dell'ordine materiale. Perchè sino a che voi non toglierete cli mezzo le cause dei disordini e delle manifestazioni proletarie, il disordine e la: febbre compressi da una parte si risol– leveranno forse più temibili e più pericolosi daWaltra. Bisogna dunque che la classe dirigente si abitui anche a queste forme di lotta economica. Una delle grandi accuse fatte allo sciopero del..set– tembre scorso si è che esso siasi prodotto soprattutto là. dove gli operai stanno meno peggio ; come se que– sta non fosse la legge stessa della evoluzione del pro• letariato, come se gli storici della evoluzione del lavoro non avessero dimostrato che non è là dove la miseria è al massimo grado dell'abbrutimento umano che si può avere la manifestazione cli una organizzazione politica di classe, mentre là si possono avere soltanto degli scoppi sanguinosi cli violenze. La crganizzazione cli classe, conseguenza della educazione socialista e la pressione del proletariato sulle classi dominanti non si ha se non là dove lo sviluppo dcli' industria e dell'agri– coltura ha già assicurato ai lavoratori tielle condizioni di esistenza meno bestiali, meno misere, meno affama– trici. Ed i recenti studi statistici intorno allo elevarsi dei salari industriali in Italia nella seconda metà del secolo XVIII han pure rilevato che allo elevarsi di que· sti salari è un coefticente incoercibile non solo la or– ganizzazione proletaria, che arriva ad elevare la dignità del lavoro anche come merce economica, ma vi hanno

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