Il Socialismo - Anno III - n. 21 - 25 dicembre 1904

IL SOCIALISMO ma non può dirci rivoluzionari nel senso volgare delle barricate e della rivolta. Poicht! noi socialisti abbiamo predicato da dieci o quindici anni, in Italia come per tutto il mondo, che non è colle barricate che si regolano e modificano i rapporti fra capitale e lavoro. Quando adunque noi constatiamo quei conflitti san– guinosi, noi troviamo in essi la coefficenza di queste cause determinanti; da una parte il contegno ciel go– verno, che assicura l'impunità ai suoi funzionari, anche p1ando dovrebbero essere richiamati al rispetto delle leggi. Poi lo stato iniziale del proletariato meridionale, che si trova in quella condizione di educazione politica, in cui si trovavano i lavoratori dell'alta Italia 10 o 12 anni fa. E finalmente le condizioni di ristrettezza economica delle classi intermedie, della borghesia industriale ed agricola, per cui il conflitto fra capitale e lavoro laggi\1 presso i nostri fratelli abbandonati e più miseri, invece di avere la calma serenit?i. del dibattito economico ar– riva purtroppo e troppe volte al disprezzo feudale e al fratricidio sanguinoso. D'altra parte - dicevo - il governo ha la responsa– bilità di quei conflitti perchè è mancato a tutte le ri– forme promesse. Nell'attuale discorso della Corona il governo ha scelto un'altra tattica: nc,n ha fatto promesse, ma non è col non fare promesse in un discorso della Corona che si possano sopprimere le condizioni del paese, che rendono urgenti e necessarie quelle riforme. Tanto vero, che quest'opera negativa del governo ha accresciuto le manifestazioni del malcontento sociale. Voi vedete in– fatti che in diverse categorie cli persone dai lavoratori dello Stato agli impiegati, all'infuori dell'azione del par– tito socialista, si hanno le n-1anifestazioni di malcontento, da parte dei maestri, deì professori secondari, dei richia– mati sotto le armi. Oggi stesso abbiamo udito dei colleghi parlare ciel malcontento fra i viticultori delle Puglie; e si sa del malcontento che è nei viticultori del Piemonte, fra i quali due sindaci, non sovversivi, hanno proposto di non pagare le tasse, come protesta contro il governo. Vuol dire dunque che c'è uno stato di malcontentO nel Paese, a cui bisogna evidentemente porre rimedio, perchè a cominciare eia noi socialisti, il malcontento non può ritenersi una forta organica e positiva. Il malcontento è una forza negativa di corrosione e di scoppio, rna non è una forza che possa cementare gradualmente 4uesto elevarsi, consolidandolo, ciel proletariato che vuol migliorare le proprie condizioni. E allora ecco due strade: una la deve seguire la ·lasse dirigente ed il governo che la rappresenta, l'al• tra la deve seguire il partito socialista. In quanto alla classe dirigente, ed al governo 1 mi par di essere sicuro nell'interpretare lo spirito dcli' As– -;emblca nazionale quando dico che di fronte allo scio– pero generale del settembre scorso ... FRADELETTO. Domando di parlare. FERR[ ...nessuno ha in animo di rìtornare ai me• todi dtdla reazione violenta e della violenta compressione. fl governo ha presentato un disegno di legge per l'aumento delle guardie e dei carabinieri. E' una sintomatica, a cui ministri dell'interno dif– ficilmente si sottraggono, perchè è molto facile proporre dei rimedi che si attengono a11'apparenza e alla super– ficie e non vanno alla eliminazione delle cause ... Una voce a destra. Cura preventiva! FERRI. No: cura sintomatica.; come, quando in una città c't! una recrudescenza di reati di .sangue e il governo crede di rimediarvi col fare delle rest-rizioni al– l'uso del porto d'armi: e col proibirlo. Legge facile, ma che raggiunge l'effetto opposto, perchè i malfattori por– tano l'anne senza domandare il permesso e se il porto d'arme è proibito, sono i galantuomini che vanno di– sarmati ( Commenti). Così, quando c'è il fenomeno del– l'usura, è facile che un guardasigilli proponga un di– segno di legge per punire col carcere gli usurai, ma noi sappiamo da111 esperienza che non è col carcere che si rimedia all'usura, ma col migliorare le condizioni del– l'economia generale e via dicendo. L'esperienza del 1898 ha consolidato in Italia questo concetto: che non si può ritornare alle compressioni violente, poichè questo moto di elevazione delle classi lavoratrici è un fenomeno che non si può evitare, e che anzi, opprimendolo viOlentemente, diventerebbe più pe– ricoloso per tutti. Questo pensava anche l'onorevole Pelloux, quando si presentò, come capo del gabinetto, il 4 luglio ,898, alla Camera, dopo la caduta del mi– nistero Di Rudinì. Presentandosi alla Camera, il presidente del Consi– glio Pelloux diceva: « Rivolgeremo le nostre cure al graduale migliora– mento economico e finanziario del paese, ed al miglio• ramento il più pronto che sarà possibile, nei limiti della potenzialità dei mezzi, delle condizioni disagiate in cui versa una parte delle nostre popolazioni. « n nostro primo pensiero deve essere rivolto a cercare di diminuire, con opportune disposizioni, e con razionale sviluppo dell'attività pubblica e privata, quel 1nalessere, il quale, se in molti luoghi è stato un sem– plice pretesto dei recenti tumulti, non è men vero che esiste ed è generalmente riconosciuto ». Questo diceva il presidente del Consiglio Pelloux predicando bene ma razzolando male; perchè qualche mese dopo, invece delle riforme e dei sollievi al benes– sere economico, presentava quelle leggi eccezionali, che erano l'ultima manifestazione di quella utopia reazio– naria violenta, che mi piace di constatare in quest' As– semblea nazionale non troverebbe certamente una. mag• gioranza che l'approvasse. Voci a sinistra. Non si sa mai! FERRI. Non si sa mai, dice qualche collega ... poichè il collega scottato dall'acqua calda ha paura dell'acqua fredda: e questo si capisce. Ma io penso che, siccome da ogni cosa si trae ammaestramento nella vita, il no– stro paese sia arrivato, nelle stesse classi dirigenti, a tale grado di maturazione politica e sociale, da rwere sor• passato quell'utopia di reazione violenta che è uno stadio di passaggio per cui tutte le nazioni, dall'Inghilterra alla Germania, sono passate, ma contro cui l'esperienza della inevitabilità del fenomeno proletario ha dato il residuo di questa mancata fiducia nelle repressioni vio-

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