Il Socialismo - Anno III - n. 16 - 10 ottobre 1904

IL SOCIALISMO In complesso la emigrazione degli altri Stati europei è diminuita dal 1880 al 1901, laddove la italiana è cresciuta di sette volte tanto in questi ul– timi tempi. Perchè? Vi ha colpa o non vi ha colpa la pressione tributaria? Si dice che le condizioni economiche dell'Italia migliorano. Bisognerebbe stabilire a favore di chi migliorano. V'è una grande sperequazione economica fra molte regioni d'Italia, e una grande sperequazione economica e sociale fra il proletariato della mag– gior parte d' Ititlia, e i signori che gli stanno so– pra; i quali Io pagano di sprezzo e di oblio, vanno in cerca di tutte le diversioni e, fove,1,tc Jovc, fino dello irredentismo per far mettere il povero nel dimenticatoio. Il fu on. Rocco De Zerbi invocò - prima di Adua - un bagno di sangue per amor dell'Italia, e il suo sazio on. Nlarazzi invocava la battaglia, della quale ba bisogno l'Italia, secondo egli diceva alla Camera nel giugno decorso. Io credo invece che bisognerebbe all'onore del– l'Italia far cessare o sforzarsi almeno di far cessare la battaglia che i tre milioni di proletari emigrati cornbattono tutti i giorni per procacciarsi all'estero il modo di vivere, c!te loro !,a 11egatola patria. La battaglia militarista del lVIarazzi, di questo generale da medio evo, peggiorerebbe le loro condizioni di vita, aggiungendo emigrazione ad emigrazione, mi– seria a miseria, e sarebbe perciò ancora pili barbara della barbara guerra che si combatte ora in Oriente. Ma i dirigenti queste cose le obliano! E' un problema ponderoso e complicato la erni– grazionc. Sul quale però ha certamente un'influenza sinistra la pressione tributaria sì a lungo protratta. li fatto stesso che il problema emigratorio in Italia in specie o quasi soltanto in Italia, si è andato fa– cendo sempre pili inter,so a misura che crescevano dopo il 1880 le spese statali, deve far ricondurre il pensiero alla eccessività della spesa annua impro– duttiva di 1,180 milioni, cd nlle molte e gravi im– poste che ne furono la conseguenza, anche all'in– fuori di ogni idea di protczionisrno: Affermo però, o almeno mi par cosa logica il credere che l'idea del protezionismo fu suffragata dai bisogni chimerici del militarismo e reciproca– mente questo da quella. Dal 1883 al I 890 lor signori decretarono cd effettuarono il massimo di spese militari, 3220 mi– lioni, inclusi 657 di spese straordinarie, in otto eser– cizi finanziari, in sette anni e mezzo. Nel quadrien– nio 1886-90, in quello appunto nel quale il prote– zionismo si trovò di botto definitivamente e intera– mente assettato, i bisogni ·militari furono voracissimi perchè scialacquarono 1900 milioni compresi 110 mi– lioni annui per spese straordinarie. Ora bisogna avvertire che nel precedente quadriennio la spesa per le armi acquatiche e terrestri era ascesa a 1480 rni– lioni circa. Occorreva quindi un aumento di pili che 41 o milioni per i prossimi quattro anni in sole spese militari. L'abilità militarista non le contestò, aiutata come era dal garibnldismo che si affannava, con la sinistrn parlamentare, ad entrare sempre meglio nell'orbita del sole. Ma egli è molto probabile che quei si– gnori non avrebbero ottenuto le grandi spese mi- litari e non sarebbero venuti i debiti e le imposte conseguenti, se al ternpo stesso non si affermava il protezionismo inçlustriale cd agrario e non si aiutava il lavoro, ossia il capitalismo, dando i rnilioni per le ferrovie. Tutto insieme si avverarono gli eccessi nelle spese militari, i debiti, le imposte nuove e quelle aggravate, il protezionismo e i lavori pcl capitalismo famelico. Un viluppo di cose apparentemente illo– gico e contraddittorio tenuto insieme dai consensi contrattuali del do ut des dell'affarismo, coperto dalle grida della ciarlataneria megalomane di Crispi. i\1a chi diede a tutta quella aspirazione e cospirazione la spinta principale e l'occasione furono le spese militari ... oh quanto inutili! Vi fu un momento di seria resipiscenza nel 1892. Le voracità erano state appagate o non correvano pili alcun pericolo, e allora si palesò la inutilità delle eccessive spese militari, divenute inutili anche come zimbello o richiamo. Si pensò di ridurle. Ma seguì 1111acrisi ministeriale in faccia al sacro veto venuto dall'alto. l el 1 896, l'anno fatale nel quale andarono a perdersi nel nulla tanti milioni spillati fin allora dal militarismo, si pensò ancora a ridurre, assieme agli organici, le spese militari, ma di nuovo il sacro veto cacciò via dal gabinetto quattro ministri e le spese militari restarono intangibili. li diritto divino vin– ceva ancora una volta. La rnacelleria restò sempre pili aperta e il proletariat0 seguitò ad emigrare sempre pili e a soffrire all'estero e in Italia. A ogni rnodo la pressione tributaria è enorme, diceva pure \'on. Guicciardini nella seduta della Ca– mera del 19 giugno ultimo, ed ammoniva che « le enormi tasse sul sale, sullo zucchero, sul petrolio (e quella sul grano?!) erano ammissibili e giustifi– bili come arma di guerra per debellare il disavanzo, ma oggi che il dis.:,vanzo è stato vinto esse rap– presentano ad un tempo un anacronisrno ed una ingiustizia. Sarebbe 1.,era'/11.ente doloroso e/te per effetto della nostra politica mi_litare si dovessero proc-rastùwrt a tempo iudetermi11ato queste riforme ». La politica militare deve tendere a darci la si– curezza in casa, e per questo non oc..;orrono me– nomamente le grosse spese per avere a un tempo stesso la gran flotta e l'esercito grande. Non deve tendere la politica militare a portarci in casa la guerra come il militarismo fa, aizzando il goffo e atavico irrcdcntisrno con le dimostrazioni ufficiali cli Udine, le velleità postume sulle fortificazioni, le tesi di manovre militari ad effetto, inaugurate l'anno decorso nel Veneto, non i disastri ferroviari militari ( 1 30 vittime) e chiuse con la d6btilclc fisica della sportiva cavalleria ... e ora riaperti con Napoli. Fu notata spesso e dimostrata anche all'estero, la elevazione eccessiva della imposta italiana, cosa che a me sembra possa argomentarsi pure d:il fatto dovere il contribuente italiano sopportare quasi per intero il carico del bilancio, mentre non accade lo stesso segnatamente in alcune nazioni parsimoniose, quali sono le tedesche, a cagione delle cospicue rendite patrimoniali che impinguano i loro bi– lanci. Il bilancio italiano ha soltanto roS milioni di redditi patrimoniali, un sedicesimo del necessario alla spesa totale; la Prussia sopra una spesa di 2680 milioni di marchi ha 1490 milioni di redditi pa-

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