Il Socialismo - Anno III - n. 16 - 10 ottobre 1904
IL SOCIALISMO 2 45 Vi furono altri aumenti di entrata per rendite patrimoniali; per nuovi gravami, ~ inasprim~nto ~ incremento naturale cli tasse e imposte, 1 quali aumenti andarono in sostituzione di circa 230 mi– lioni ricavati nel 187 I, segnatamente, da vendita di immobili, asse ecclesiastico in specie, e da ac– censione di debiti. In tutto vi fu un accrescimento per soli gravami ·di oltre 800 milioni. Se si to!• o-ono dall'entrata di milioni 1880 del 1902-903 m1- TI011i108 di redditi patrimoniali, compreso, s' in– tende il reddito ferroviario, 50 per rimborsi, con– corsi 'e proventi vari, e I 23 per reintegrazioni di bilancio, partite a compenso e simili, in tutto ~81 milioni potremo asserire con fondamento che circa 1599 ~1ilioni sopra 1880, 1'85 per cento dell'en: trnta, è ricavato oggi da imposte, tasse cd altn crravami · fra i quali sono in special modo segna– t1bili qu~lli: del grano . Milioni 94 dello zucchero (dogana e dazio di fab- bricazione) . del caffè e della cicoria preparata del sale. del petrolio )) 73 )) 24 75 )) 33 del giuoco del lotto. ~ 335 Nè qui è tutto. V'è pure il gravame nascosto perchè il dazio doganale sul grano, per la ~ua azione fiscale e protettiva insieme, mette a carico del contribuente non soltanto i 94 milioni del dazio sul arano introdotto in paese e i 9 per lo zucchero imp~rtato, ma sì pure aumenta artificialmente il prezzo della produzione indigena del grano e dello zucchero, e fa pagare dal contribuente o consu– matore al proprietario del grano un soprapprezzo o sopratassa sul consumo del pane e di altri fari– nacci valutato in 200 milioni annui dal senatore Cambray Digny nella sua relazione al consuntiv~ r 896-97 pag. 19, senza contar_e il s.oprapprezzo de, cereali inferiori sottoposti anch'essi a dazio doga– nale· e fa pa"are dal contribuente al produttore dello' zuccheri qualche cosa come altri 20 milioni. E così il totale di tasse sopportato dal consuma– tore per i principali e pili comuni consumi (gran~, zucchero, caffè, sale, petrolio) sarebbe di 519 mi: !ioni, e compresi i 36 milioni per la tassa degh imbecilli cc la superstizione del povero cara al go– verno" il totale ascenderebbe a 555 milioni. Aao-iungiamo a questa cifra i 52 milioni di dazi i~Ìcrni di consumo pagati allo Stato, i 160 pagati ai Comuni per lo _stesso. t~tolò, comprese le tasse di macellazione e d1 eserc1z10, e avremo 767 rnilioni. Aggiungiamo ancora i 210 rnilioni p~I tabacco e gli altri 160 milioni per ~ass: doganali sul con– sumo e altre tasse di fabbricazione e troveremo a carico principalissimamente dei proletari l'enorme cifra di imposte per consumi di milioni : . . 1137 Lor signori pagano per impo~ta fond1a.na allo Stato 192 milioni, pili 220 a1 Comuni e alle Provincie, compensat! quasi interamen~e dai 200 milioni ch'eglino 111tascano per dazio di protc1.io11csul grano; in totale pagano mi- lioni 4IO A riportarsi 1547 Riporto 1547 Poi gli abbienti in genere, l'industr~a g_ran?e e minuta, gli impiegati, e il commercio, 1I pic- colo in specie eh' è sì numer~so, pa_gan~_pe: 5 ,, ricchezza mobile e tassa sugli affan, m1ho111 __ ""_ Insieme, Milioni . . . 2072 E vengono ancora una sequela di altre tasse, diritti, ecc. ecc. Dello Stato, tasse d'insegnamento, tassa di en– trata nei musei, multa per riscossione di impost~, diritti catastali, poste e telegrafi, ritenute_ ~o~ra st1~ pendi, ecc. . .M,honi 11 5 Dei Co,mmi . 70 Delle Provincie I Insieme generale delle imposte, Milioni 2258 Paga poco il contribuente italiano? . Con11:·b11-i– sco110tutti i11distÙ!tame11te11cllapropon:1oue dei loro averi ai cariclti dello Stato, come dice lo Statuto, art. 2 5? Quali sono gli a'i1cri della povera gente? Son lauti i salari? Tutti o-li anni emio-ra un gran numero di pro• letari. EC::igrano per iscarsità di sa_lario e per _di– soccupazione, e col crescere d:lle 11npost: egl1110 crebbero via via di numero s1110 a raggiungere, dopo il 1900, i 500 mila ogni a1mo. Se ne tro– vano pçesentemente fuori d'Italia, oltre mar~. 2,700,000, e fuori d'Italia in Europ~ 650,000, ~n tutti 3,350,000, statistica approssimattv~mente e 111 parte congetturale, poichè gli emigrati non . s01_10 compresi nell'ultimo censimen~o. Calcolandoh c!a• scuno (uomini, donne, fancmll1, veccl~1) a 300 lir~ di salario annuo, sarebbe occorso ogni anno un 1111- liardo per conservarli alla madre pa~ria. . Nessuna contrada d'Europa formsce una emi– grazione pili grande _della nostra, nè pi_ll misera e io-norante. Lavoratori che vanno a dissodare le t~rre. Braccianti che s'impiegano nelle ci'tà stra– niere in occupazioni umilissime. Se ne trovano da per tutto, nelle grandi città, a tes,t~monia,~za de~ nostro orgoalio di o-rande potenza, I idalgo 111 cenci che si pasce 0 ancor: di romanità; di irredenti_smo e di politica irrequietezza per non vergognarsi della propria miseria menata in gi~o pe_l mondo. Lasciamo da parte l' em1graz1one tempora.ne '! annua - 277 mila individui nel 1903 - ed esami– niamo soltanto la emigrazione propn:a, ossia quella che porta l'individuo fuori cli patria per lungo tempo o per sempre, spesso accomi>agnato dalla propria famiglia, come a7cad~ da_ 1101•• Nel r 880 questa specie d, em1graz1011e rappre– sentava per noi 1t1t quattordicesimo circa dell' emi– "razione de"li altri Stati·di Europa. Nel 1901 essa ~appresenta:a pili dei due terzi. Da 35 mila è sa- lita a 25 1 mila (altri dice a 279 mila). . . Sopra 1 5 paesi europei, esaminati dalla Statistica ufficiale dell'emigrazione in rapporto agli anni 1880 e 1901, uno solo, la Francia, non ha emigrazio1_1e; due sono rimasti stazionari, Inghilterra e Scozia; sei hanno aumentato la loro emigrazione e sensi– bilmente fra questi l'Austria, l'Ungheria e la Spagna; e sei l'hanno diminuita, la Svizzera di pili di due terzi, la Germania di quasi cinque sesti, e fino la Irlanda, che gareggiava con l'ftalia per erni?razi?ne, poverl;t e ignoranza, ha ridotto la sua em1graz1one da 93 mila a 39 mila individui.
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