Il Socialismo - Anno III - n. 16 - 10 ottobre 1904

IL SOCIALISMO aveva detto, con una delle sue popolari immagini, che il socialismo deve camminare su due gambe: l'economica e la politica. Ma ahimè ! il socialismo italiano era, assieme a tanti altri malanni, divenuto anche zoppo ! Lo sciopero generale è stato come il richiamo della politica s0cialista alla sua esatta concezione e alla integralità della sua azione. Esso è venuto a ricordare a chi se ne era dimenticato, che il movimento socialista è fenomeno vasto e profondo che non· può regolarsi con le sole esigenze della vita parlamentare e dei partiti che lo compongono, rnostrandoci in atto la fatuità delle loro divisioni e delle loro screziature politiche. Dalla rabida Destra, invocatrice di stragi, alla Estrema Sinistra non socialista, si è sentito e si è visto che l'azione di classe del proletariato italiano, :;e gli aveva accumulato adii, non gli aveva aperto alcun varco alle simpatie di nessuna frazione par– lamentare borghese, anche democratica. E' la prova lapidare della lotta di classe nella estremità delle sue antitesi! E' la risposta della storia e della realtà a coloro, che avevano creduto che la lotta' di classe tra proletariato e pro– prietà non fosse possibile in Italia senza aver prima preparato un ambiente più democratico di governo. La lotta di classe invece esiste già in tutta la pòde– rosità sua in Italia: il proletariato ha indurito le sue ossa, e si dichiara coi fatti già atto e capace a compiere una politica propria, un'azione specifica di classe. Perchè chiudere gli occhi alle nuove espe– rienze? Perchè non tentar invece di cavarne le esatte conclusioni? Non prova lo sciopero generale - sulla cui possibilità si fu tanto peritanti, che gli incita– menti dell'Avanti l apparivano temerari ai più - che il proletariato non ha più bisogno che i suoi de– legatari poljtici, nelle assemblee elettive, sciupino il loro tempo e le loro energie a sostenere questo o quel governo borghese, per avere in compenso quei diritti proletari che le masse italiane sapranno d'ora in poi imporre da sè? Non dice esso che il pro– letariato socialista esige dal suo gruppo parlamentare un'azione di lotta più energica ed incalzante, non fiac– cata dalla preoccupazio1ie dell'immaturità prole– taria o dalla prudente attesa di concessioni, che il sindacato saprà direttamente strappare al profitto rivale sul terreno della lotta diretta col capitale? E non ha esso col fatto stesso del suo verificarsi smentita la fiaba che senza la democrazia il pro– letariato italiano non può procedere alle sue su– preme conquiste? Queste cose lo sciopero insegna lapidariamente: Nla esse erano la smentita di un 1lletodo: ed i paladini di esso sono ricorsi ai ripari, ponendo un dilemma posticcio che è la riprova della degenerazione del tradizionale spirito socialista. Si è detto - contro il deliberato della Federazione milanese - che se– guire la via delle lotte economiche e politi<:he extraparlamentari, significa rinunciare allo scopo del socialismo, che è quello di impossessarsi del potere politico come mezzo di trasformazione. E il dilemma sarebbe: o seguire questa via politica o ricadere nell'anarchismo parlamentere. Il dilemma non è logico. 'Lo Stato è l'organo della classe dominante: per ritoglierlo dalle mani della cìassi domina'nti e passarlo tra le mani del proletariato non basta la scl,eda ~lettorale, ma oc– corre creare nel proletariato la capacità tenica a poter gestire la vita economica socializzata. Altri– menti il potere politico tra le sue mani non var– rebbe a creare, per generazione spontanea, o per assetto di legge, o per la diffusa aspirazione d'una superiore giustizia sociale, il nuovo monçlo mate– riale della produzione socialista. Ora, l'organo ap– propriato a questa formazione d'attitudine econo– mica, è l'organo economico del proletafiato: il sinda– cato di resistenza e di cooperazione. Riconoscere che in esso è la fonte primordiale delle nuove forma– zioni sociali, e che esso è l'organo pili decisivo di battaglia della classe proletaria, significa impli– citamente ammettere la dipendenza di tutta l'azione parlamentare dal sottostante movimento economico del proletariato. Noi anzi diciamo di più. Non è possibile escludere il movimento sin– dacale dalla direzione della politica socialista! Se il passaggio dei sindacati sparsi alla Fede– razione sindacale, ql1esto processo verso l'unità - come direbbe il Sombart - dovesse rimanere sfor– nito di una funzione distinta e più larga di quella particolare dei sindacati singoli, essa non segne– rebbe la sostituzione della coscienza di classe al corporativismo.· E' nella federazione sindacale che le coscienze multiple e i molteplici bisogni - vari per qualità e quantità - delle varie categorie di lavoratori, per– dono le loro accidentalità particolari, e si fondono in una massa omogenea da cui rampolla la inevi– tabile coscienza unitaria della dasse. Così inevita– bilmente dall'intere3se economico nasce e si svolge la coscienza politica ; onde il sindacato entra con la sua azione diretta nella politica proletaria, arre– candole forza di coesione, di disciplina, di unità, e dandole la base effettiva di classe che non ha nelle prime fasi (, ). Prima si poteva negare questa tendenza unifìc~– trice dell'organizzione economica e politica del so– cialisni6: ma le esperienze di tut~i i paesi e l'ine– sorabil1tà dei fatti che costringono all'uso dello scio– pero generale come azione politica tolgono ogni dubbio. in proposito. La massa operaia farà essa la sua politica, dirigendone le manifestazioni, im– pedendo gli unilateralismi riformisti ; tenendo vivo e in atto l'antagonismo tra lo Stato borghese e la nuova societ~L ch'esso reca potenzialmente nel suo seno, nel sindacato; riducendo l'azione parlamen– tare ad un mezzo parziale e non assorbente della rivoluzione socialista che si compie gradualmente nella società intera e non nella giostra legislativa dei Parlamenti; dissolvendo i connubi parlamen– tari ed elettorali coi partiti borghesi che diverranno tanto più capaci e pili interessati alle riforme quanto più subiranno le pressioni di classe del proletariato e, in una parola, restituendo al proletariato, come classe unica e indivi~ibile la sua funzione rivoluzio– naria, integratrice d'un nuovo mondo e dissolutrice del capitalismo. Noma 5 ottobre. (r) E che sarà del partito socialista, come organizzazione politica distinla? L'esperienza avvenire dirà se esso è destinalo a sparire del tutto e a fondersi nell'unificato movimento politico-economico del socialismo, o a rcslare l'avanguardia e la scntinell~ avanzata dello spirito rivoluzionario del prolelariato.

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