Il Socialismo - Anno III - n. 9 - 25 giugno 1904
1 34 IL SOCIALISMO in caso di lavoro associativo o collettivo); e in allora si avrebbe lavoro misto (riferito però all'azienda, non al– i' individuo). EDMONDO PUECHER PASSAVALLI. (Co11tù111a). EVOLUZIONE ECONOlllCO-SOCIAliE nella Colonia Eritrea. (CON 5 ID ERA ZIO N I E PRO PO 5 TE). In un precedente articolo pubblicato nelle colonne dell'Avanti/ a proposito della Cooperativa per la colo• nizzazione de/t Eritrea, concludevamo affermando essere impossibile, finchè dur~no gli attu~li o.rdi_namenti, che nella colonia possa utilmente apphcars1 s,a la grande che la piccola coltivazione, e che i progetti di larga colonizzazione celano disinganni e disillusioni. . Difatti, se è vero il principio che natura 11o!t fac,t sa/tus, e se è vero del pari, come dottamente msegna il Loria ( 1), sociologo ed econo!'°ista aut?re_vole, che la evoluzione delle forme economiche e soc1ah procede per gradi determinati anche nelle colonie, come pr?ce– dette nella madre patria, di cui esse ripetono quasi la storia, passando, cioè, inesorabilmente e progressiva– mente per le tre fasi dello schiavismo, della servitù e del salariato cosl noi siamo fortemente convinti. in base agli st~di fatti e in virtù anche delle osservazioni e dei raffronti compiuti personalmente sul luogo, che siano inutili ed esiziali tanto per i bianchi, quanto pei neri, ma ben più per i bianchi, e rimarcatamente p~r gli italiani i conati che si esplicano ora su questa via dalla nost;a direzione coloniale, nel volere, cioè, di pre– ferenza assecondare l'evoluzione della forma economica del salariatu e della piccola proprietà a pro special– mente dei neri, nell'intento di civilizzarli e di dar av– viamento ad una colonia di popolamento. Imperocchè la dottrina e la storia insegnano, che quando una razza inferiore, od una popolazione nera, non è ancora suffi– cientemente matura per tali forme economiche o rifor– me, e quando lo sviluppo della colonia ~ le co~1dizio~i territoriali di essa, in rapporto ai bianchi colonizzaton, non sono di già pervenute ad un tale punto di evolu– zione da manifestare per segnalazioni non tquivoche, ma spontanee, che l'ambiente vi si trova preparato, pro– pizio e adatto p~r l'applicazione di p_iùprogredi_te forme o riforme economiche, e se, malgrado ciò, queste s1vorranno tuttavia introdurre in quell'ambiente ancora relativa• mente troppo arretrato, esse daranno cattive prove, e arrecando più detrimento che vantaggio, non faranno che procrastinare anzichè accelerare il progresso di una colonia. E' una verità di fatto che non impunemente si pos– sano violare od anche solo trasandare le leggi naturali <li evolu1.ione, e così se la nostra colonia non ha pro– gredito finora e non ha dato i frutti che da essa si potevano aspettare, la causa, sebbene non la principale! devesi appunto ricercare in questo fatto, di non essersi studiate e di non essersi capite le condizioni territoriali della colonia stessa e di non avere ad esse informato il suo assetto economico. E' incontestabile infatti, come spiegheremo in seguito, che nessuna fattoria impiantata dai bianchi, nessuna coltivazione eccedente i bisogni personali, finora in co– lonia ha dato risultati o ha potuto resistere, perchè, cioè, è impossibile il poter sostenere una fattoria a forza di sa– lari di L. 1 e di L. 1.50 al giorno da corrispondersi a neri ot– tusi, inetti, incostanti, che non riesconoacompiere la quarta (t) Corso d'uo,,omia polili<a e a,/oniale. parte di lavoro produttivo che compie un lav~rante europeo; mentre noi vediamo che a mala pena s1 pos: sono reggere in patria le fattorie lavorate dai .mano~ah italiani che talora percepiscono una paga giornaliera anche di soli 80 centesimi ( 1); ed è tanto più impos– sibile l'avviare e il sostenere in colonia una fattoria od una coltivazione qualsiasi, la cui prodllzione ecceda i bisogni del consumo personale, quando poi e per di fetto o difficoltà di mezzi di trasporto e per ostacoli doganali, non c'è via di esitare tale p_ro~uzione;_ed i. impossibile infine il sostenere una fattona m coloma pet parte dei bianchi, quando, mirandosi dal suo governo ali' instaurazione del regime fondiario della piccola pro prietà anche a pro dei neri in concorrenza coi bianchi, 'questi non potrann<:> vincere que~ta _c~nc?r_r~nza _pe1 trovarsi in condiziom troppo supenon dt c1vil1zzaz1on( e quindi per avere maggi~ri bi~ogni da ~oddisfare e ciol: maggiori spese eh~ n~n 1 ne~•, ~~r vtver_e e produrre in colonia, come s1 dirà meglio p1u ava!1t1. Insomma mantenendosi l'attuale regime delle terre e non disciplinando la mano d'opera nera, noi ve– dremmo riflesse in colonia le dolorose vicende d~ll~ concorrenza o peggio della sopr3:tfazione tra lavoranti d1 differente incivilimento e di diversi bisogni, quali disgu– stosamente pur troppo per noi, si verificarono tra italiani e francesi e svizzeri e tedeschi e americani, e si verificano attualmente al Transvaal tra la mano d'opera bianca e la nera e la gialla. A questi conflitti un saggio e pre– vidente governo deve pensare, e prevenendo, provvedere umanamente sia a tutela dei neri che a decoro dei bianchi. Queste medesime rifl_es~ioni_sono state fatt~ dallo Schweinfurth (competentiss1mo m questa r:natena) du– rante il suo soggiorno nella nostra Colonia, e furono rese di pubblica ragione, non ricordo bene se, nel suo volumetto: Il presente e l'avvenire della Colonia Eritrea o se nell'altro suo scritto: Al centro dell'Africa. Adunque, ricollegando e applica.~do qui c_iò che si è spiegato e pesto per fo1_1damentop1u sopra, s, dev~ con– chiudere che non è lecito, e certo non è convemente, il fare un salto addirittt:ra dalla forma di assetto eco– nomico a base di schiavismo militare, quale era la pre– cedente, a quella a base d~ salariato_ o_d~ pi~cola _pro– prietà, come v01rebbe trapiantare_ e 1st1tu1re 111_ Entrea il nostro governo. M:t neppure s1 do~re?_be ntor~1ar~ addietro intendiamoci bene, a te,np1 p1u barban cli quelli che sono comportati e designati dalle p_resenti condizioni territoriali, e così commettere delle ncrude– scenze inumane ed egoistiche, che giustament~ ci _fareb: bero odiare da quei neri non solo, ma ez1and10 chu popoli civili. . E così se noi troviamo ora ne1la nostra colo111a Eritrea che gli indigeni sono a tal grado di evoiuzione sociale e coscienza individuale da preferire e desiderare essi stessi di vivere servi, ma tranquilli e sicuri sotto la nostra protezione (e questo mi parve fos~e precisam~nt~ il loro stato normale all'epoca delle mie osservaz10111 in Colonia, ossia circa due anni or sono) anzichè liberi, ma fra razzie e in guerra tra di loro, perchè non vor– remmo noi non dico fomentare o tanto meno abusare di questa ;ituazione, ma servircene umanamente e sod: disfare così e le esigenze dei bianchi e le tendenze de, neri, salvo ad avviare questi grado a ~rado ad un in– civilimento più consono al progresso cm è pervenuta la la nostra società? Bene.ftcia iuvitis non confenmlur .,· non si fanno be– nefici a chi non li chiede, a chi non ne sente il bisogno e non li vuole. Non crudeltà, no, ma « a ciascuno secondo ì propri bisogni », ciascuno al proprio posto, « c/1ac1111 ò sa piace », e< riglil man in tlu rigltt piace», e così tanto per (t) Ed anche meno.
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