Il Socialismo - Anno III - n. 9 - 25 giugno 1904

IL SOCIALISMO 131 Capitale associato e collettivo sono particolari o so– ciali, secondochè il loro possesso è di comunità minori o dell'intero consorzio sociale. * * * I possessori di capitale da impresa possono essere u11prendi/Qri> o imprenditori e lavora/ori ad un tempo, con l'adibire il loro capitale ad imprese (, 7), e con I' im– piegarvi inoltre - nella seconda eventualità - la propria forza di lavoro, partecipando così al lavoro in sè delle imprese (18). O non sono nè l'una cosa nè l'altra,· li– mitandosi alla fruzione del capitale posseduto (19), o al mero possesso senza fruzione (20). Può anche darsi che uno che è lavoratore essendo in pari tempo possessore di capitale, non impieghi la– voro e capitale nella medesima impresa, ma in imprese differenti, In tal caso costui sarebbe, a rigore, ((lavo– ratore >> da un canto, e (( imprenditore >) dall'altro, ma per non complicare troppo la nostra esposizione, potremo considerarlo tuttavia, riunendosi le due funzioni nella stessa persona quale lavoratore-i111prenditore. Il capitale che è posseduto da lavoratori-imprendi– tori - individualmente, associativamente o collettiva– mente - può appartener loro in ragione della rispet– tiva - individuale, associata o collettiva - utilizza– bile (21) potenzialità lavorativa, se trattisi di capitale– mezzi di lavoro, dimodochè ciascuno - individuo, o comunità associata o collettiva - non possegga più ~ezzi di lavoro di quanti possa col lavoro esplicato porre utilmente ossia (per quanto prevedibile) produt– tivamente in funzione; ovvero può appartener loro in ragione superiore alla rispettiva potenzialità di lavoro, )Cr modo che a porre in funzione il di pitì. del capitale 1 Jossecluto, essi debbano ricorrere all'opera d'altri uomini– lavoratori, cui faranno lavorare al servizio e per conto della propria azienda ed impresa. Analogamente, se trattisi di capitale-sussistenze, i lavoratori-imprenditori, a cui appartiene, possono averlo in ragion.e pari o su– periore al quantitativo a ciascuno occorrente per la ri• produzione della rispettiva forza di lavoro spesa nella azienda; nel secondo caso, se l'eccedenza del capitale• sussistenze si voglia adibire ad impresa, dovrà il lavo– ratore-imprenditore assumere altri lavoratori, sia fondando una nuova impresa, sia ampliando quella già esistente, i quali ei farà lavorare al servizio e per conto di esse. 11 possessore di capitale poi (individuo o comunità, associata o collettiva) che si fa imprenditore senza es– sere a,1che lavoratore, e il cui possesso di capitale sorpassa (17) li possessore di una somma di denaro che si limita a darla a mutuo. (18) Se egli se ne ser"e per ]•impianto e rest:rcizio di un'offi. cina, essendovi personalmente attivo. (19) Se di tale somma, che potrebbe. date le circostanze spe• ciali del possessore, essere adibita ad impresa. questi fa uso per spenderla in godimenti. (20) L'a\'aro che tiene i suoi capitali nel for1.iere, senza impie• garli in alcuna guisa. (21) Utili1.1.abilc cioè per il rispettivo lavoratore con rillesso alla necessaria riproduzione delle sue energie consumate nel la"oro e con riflesso ancora alla somma (proporzionalmente distribuibile) di capi• tale disponihile in una società, che può essere pari, od essere supe– riore od inferiore alla complessiva potenzialità lavorativa di tutti i con– sociati lavoratori presi insieme. quindi senz'altro la attiva potenzialità lavorativa o risp. il fabbisogno per la riproduzione della forza-lavoro (non spesa!) di esso possessore, avrà sempre bisogno, a porre in funzione la totalità del capitale posseduto (e non solo un qualunque (< di più >>) dell'opera d'altri uomini, che dovrà assumere a servizio della propria azienda ed impresa e far lavorare per çonto di queste. Il capitale da imprtsa in quanto superi la potenzia– lità lavorativa degl' imprenditori-lavoratori clie lo possie– dono, o appartenga ad imprenditori non lavoratori, e sia perciò (in entrambi i casi) fruttificato (reso produt• tivo di utilità) o fruttificabile a me~zo di lavoro altrui (vale a dire di no·n possessori del capitale stesso) costi~ tuisce il capitale dissociato dal lavoro (dal lavoro cioè di chi possiede il capitale), e il posse;sore di sif– fatto capitale è detto per eccellenza capitalista. . * * Dunque il capitale da impresa lavorativa esistente in una società può essere variamente distribuito fra i consociati: o trovasi assegnato - individualmente, asso– ciativamente o collettivamente...:_ ·in misuni proporzionale alla potenzialità la".orativa e risp. al fabbisogno di sus• sistenze, a tutti coloro che sono lavoratori, i quali tutti sono quindi in grado di farsi imprenditori del proprio lavoro; oppure trovasi assegnato in misura pit't chepro– porziona/e ad una parte dei consociati (siano poi lavo– ratori o no), ai quali è dato perciò di costituirsi im– prenditori di lavoro altrui, associato o non associato a lavoro proprio - e al rimanente dei consociati o tutto in misura meno che proporzionale o in misura di zeru, ovvero parte così e parte in misura proporzionale ( 2 2)· Costoro (astrazion fatta dagli ultimo nominati possessori proporzionali) pur essendo impre.pditori, sebbene minori - (i possessori men che proporzionali) - o non essendolo affatto - (i non possessori) - avranno un eccesso di po– tenzialità lavorativa (e risp. di fabbisogno) impiegabile (e risp. copribile) soltanto a mezzo di capitale altrui e (22) EsempW: Sia 2<X10 il capitale da impresa disponibile in una società, composta di 1000 consociati, di cui 500 siano lavoratori. La potenzialità lavorativa e risp. il fabbisogno di sussistenze d'ogni sin– golo dei 500 lavoratori sia p, unità variabile e pari ad I nella media. Se il capitale è distribuito proporzionalmente fra tutti i lavoratori, toccherà a ci:lScuno la quota 2 : p. Se invece è distribuito spro– porzionalmcntc, si avranno p. e.: 1) Ioo lavoratori con la quota più che proporzionale ~ 500 (p + x) = (complessivamente) 2000 meno il quantitativo ad 2) e 3). 2) 100 lavoratori con la quota proporzionale ~ p = 2000 500 meno il quantitativo ad 1) e 3). 3) 50 lavoratori con la quota men che proporzionale ~ 500 (p - x) = 2000 meno il quantitativo ad 1) e 2). 4) 250 lavoratori con la quota zero. ~la è anche possibile che i lavoratori ad 1) assorbano tutto il capitale o si combinino solo con una delle due categorie 2) e 3), talchè o tutti quanti i lavoratori rimanenti (400) o alternativamente quelli ad 3) e 4) (= 300) o quelli ad 2) e 4) (= 350) siano sprov– visti affatto di capitale. Come è possibile che al posto di tutti o parte dei 100 lavoratori con la quota più che proporzionale od oltre a questi vi siano dei non lavoratori con una quota di capitale qua• lunque e quindi in ogni caso superiore alla proporzione (essendo la attiva loro potenzialità lavorativa uguale a zero); in tale caso saranno minori le quote sia dei rimanenti lavoratori con quota più che pro• porzionalc, sia dei lavoratori con quota men che proporzionale, o sarà minore il numero di questi o di quelli con quota propor1.ionalc e aumenterà di conseguenza il numero dei lavoratori nullatenenti,

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