Il Socialismo - Anno III - n. 9 - 25 giugno 1904

IL SOCIALISMO Vediamo come la concezione religiosa del progresso trovi riscontro nel Lessing, sebbene limitata al mono– teismo mosaico e al cristianesimo; quali attinenze pre– senti il concetto dell'anima dell'Herder con l'io sostan– ziale del Mazzini; quali affinità abbia Mazzini con Dante; quanto partecipi al panteismo, considerato nelle sue mo– rlificazioni; quali somiglianze e quali rapporti presenti con Guizot, con Cousin, con Bullauch e specialmente con Lamennais. Ed è pur importante vedere e distinguere la posi– zione del Mazzini di fronte alle correnti del pensiero italiano, di fronte alla filosofia del Gioberti e del Ro– smini ed a quelle del Cattaneo e del Ferrari. Egli si trova in una posizione di battaglia fra i teosofi ed i pratici. In questa ultima parte il Cantimori, accettando il giudizio di Bolton King - lo scrittore inglese che ne ha illustrato la vita - sulla deficenza di cultura scientifica del suo pensiero « troppo sovente fuor del contatto della cultura contemporanea » ci dimostra come ignorasse Mili, Spencer, Darwin (confondeva il positivismo col vecchio materialismo metafisico) e parimenti, nel movi– mento delle scienze economiche sociali, come ignorasse le teorie dell'Engels, in opposiziolle a quelle dei pre– cursori utopistici, e di conseguenza anche la concezione di Marx. Quali le parti vitali delle dottrine mazziniane?. « Fra le altre il considerare nell'individuo il lato sociale, il sorpassare le teorie di Elvezio, di Volney, di Bentham )>. Qui l'Autore ci spiega il significato attribuito dal Maz– zini alla divina provvidenza: ci dimostra come, togliendo alla legge del progresso la veste teologica ed ogni ele– mento soprannaturale, le varie religioni, che Mazzini vede succedersi progressivamente nella storia, si ridu– cono in ultima analisi, all'idealità dell'Ardigò (Confronto importante questo, originale ed acuto). Così Mazzini (questa costante elevazione del pensiero al culto d'ideale. questo suo porsi costantemente in faccia alla morte per avvezzarsi a non temerla, s'accompagna ad una specie d'iperestesia morale che trasfigura, e avvolge il martire e l'apostolo d'un fascino quasi sovrumano) se in qualche suo scritto appare un mistico, non dev'esser confuso in quell' << ascetismo che fa dell'uomo un sonnambulo, che procede come smarrito in una mistica ebbrezza, fuori del mondo, >> ma compreso in quel misticismo « che è pure, in certo qual modo, un sottrarsi al mondo presente,. ma per vivere in un mondo avvenire, per pre– pararne in questo l'avvento coll'azione ed il sacrificio». E così la sua persuasione sull'immortalità non ha una ragione del tutto egoistica, ma è originata ccdal desiderio di gustare ancora il piacere dell'azione amo– fosa e fraterna pel nostro simile, contemplandone i re– sultati nell'opera perfetta e compita, di vibrare ancora nella· grande armonia della solidarietà umana. « Sotto il cadente involucro della teologia ci pare non sia avventato il vedere nel Nostro una notevolis– sifna anticipazione dell'etica nuova. » Con questo periodo credo di dover por fine al breve riassunto. Di questo libro molte cose si potrebbero dire, molti argomenti sarebbero degni di. una trattazione più ampia di quella che permetta una recensione e di una più chiara volgarizzazione, che andasse per il popolo ad il– lustrare questo eccelso poeta della politica e della ·fi• losofia. Troppo densa quest'opera, per essere compiutamente esaminata ifl un breve articolo; mi sono limitato a ri– produrne il disegno ed a mettere di sfuggita in rilievo qualche argomento, che può esser oggetto di speciale interesse. Se la speculazione positiva, se il progredire delle scienze economiche e sociali ci hanno portati su nuove vie ed a nuovi orizzonti, se la concezione marxista si è infiltrata nella nostra età e, d<.1minando sulle altre, si mostra unica 1nedicina alle infezioni sociali, non dob– biamo dimenticare chi è forse stato nelle nebbie del– l'idealismo, ma nell'umanità della morale, precursore del nostro movimento, chi nella larga concezione di una morale che arriva a Dio, ha forse predisposti gli animi a comprendere e ad amare la solidarietà del socialismo. Sarebbe errore tentar somiglianze fra Mazzini e Marx. L'uno nacque in Italia; l'altro in Germania: l'uno si educò alla poesia dell'idea; l'altro al rigor della scienza. Ma tuttavia non possiamo negare che il primo, mente divinatrice, abbia subìto l'influsso dei tempi e prean• nunziato l'avvenire: e per questo è utile conoscere a fondo il suo pensiero, non in quelle parti soltanto che sembrano contrastare con le nostre aspirazioni, ma in tutte quelle nelle quali possiamo trovare quasi un sub– strato dell'etica nostra, in tutte quelle Che valgono a sfatare preconctlti ed errori. Pei quali ho creduto opportuno chiudere con un giu– dizio del Canti mori stesso: cui, ammirando i pregi del libro, auguro toto corde con una larga diffusione del– l'opera, dalla quale tante cognizioni preziose si possono attingere, il premio che merita l'illustrazione di una grande figura, che ha amato, pensato, sofferto per gli altri. FERRUCCIO LuPPIS. PASQUALE ROSSI. Sociologia e psicologia collettiva. - Roma, C. Colombo. Un interess:i.nte volum~ di saci1Jlo_f"1a e psico!1Jgiar1Jì!dtiva è venuto in questi giorni ad arricchire gli studi che d:t qualche tempo, psicologi e sociologi, vanno facendo attorno alla psiche collettivn e soci31e. 11 dott. Pnsquale Rossi, che ne è l'autore, può da\'vero 'rallegrarsi di aver cooperato :rncorn una volta, con le sue dotte ricerche, a ren– dere pii1 facile ed organico lo sviluppo della nova scicnz:1. Poichè sono ancora talmente deboli le basi su cui si erige, che la ricerca precisa degli elementi e dei limiti dello studio, e del me– todo con cui tale studio dev'essere condotto, è non soltanto opera utile e indispensabile, ma parte integrale della scienza. Il Rossi - già noto per :-tltri studi import:-tnti - in quest'ultimo ricerca, nelle opere dei filosofi, quegli accenni e quelle prenozioni della psicologia collettiva, che preannunzia110 il sorgere cd il costi– tuirsi dell'organismo scientifico. E noi vediamo che già nelle opere del Vico e del Filangìeri, del Pagano e del Salfi, del Roma gnosi e del Gioia, cransi rilev:-tti i fenomeni dì psico!ogia collettiv:-t, ma solo affrettat:-tmente e di sfuggita. Quegli che più d'ogni altro soffermò l'ingegno nobilissimo sulle manifestazioni colletti\'C e preccdè gli studi moderni e delte fonda– mento scientifico a quelle indagini, fu Carlo Cattaneo. L'insigne lom– bardo, con la sua mente fervida e con l'intelletto poderoso, nel tr:-tttato della psicologi:\ delle menti associate, disseminò i germi di quelle teorie, che ai nostri giorni si cerca tanto faticosamente di far maturare. La disputa millenaria, se sia l'uomo che provoca agli avveni– menti, o questi che generano l'individuo adatto al loro sviluppo, era già stata risolta dal Cattaneo. tc Il lievito che fa fermentare le idee non si svolge in una mente sola; il genio si tien per mano alla catena dei suoi precursori. Pcrchè si destino le idee devono attuarsi i più generosi istinti, devono infervorarsi gli animi. La corrente del pensiero è una pila elettrica di più cuori e di più intelletti. " Splen– dida intuizione di una verità che le nuove indagini della scienza vanno giorno per giorno confermando. Nessuna cosa è il prodotto di una sola mente; ma il genio che rivela all'umanità le verità della scienza o i misteri della meccanica, è il prodotto del!a lenta elaborazione di più secoli, dei tentativi e delle ricerche di altri uomini, ai quali nei loro studi facevano difetto le fonti del sapere o dei quali, per la non compiuta evoluzione della società, non si accoglievano e non si m:-t– turav:-tno le intuizioni. La legge di ereditarietà riceve una nuova conferma in tale pro– posizione: tutto ciò che il sapere acquisisce all"umanità, viene tra– smesso alle successive generazioni, le quali, a loro volta, :-tffinano

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