Il Socialismo - Anno III - n. 7 - 25 maggio 1904

IL SOCIALISMO 101 ... Qualcuno vorrà osservarci che, dopo tutto, il feno– meno del credito ad usura non è solo nel Mezzogiorno, ma comune, nel fatto se non nelle dimensioni, ad altre parti d'Italia. I.a risposta è assai facile e sta tutta in quell'ultimo inciso. ~ possibile che altre regioni italiane possano ospitare la mala pianta dell'usura, in esemplari isolati anche notevoli, ma nel l\1ezzogiorno essa ha il più largo posto di cittadinanza fra la flora parassitaria della vita. meridionale. La differenza fra l'usura del Mezzodì e \' usura d'al• trave è qu'i. Lutt:t (]uanta. Certo in altre località del nostro paese fermenter;inno casi di usura vergognosa e ladronescamente audace, ma saranno casi isolati, pas· seggeri, non generati, spesso, dal rude bisogno. Ciò è naturale quando si pensi alla diffusione di Banche di credito e di Casse cli prestan1.,a agraria disseminate, a cura di partiti anche retrivi, in quasi tutto il nord d'Italia e nella stessa Italia centrale. Nell'Italia meridionale, ove una organizzazione del credito manca completamente, l'usura è divenuta una vera istituzione permanente dalle molteplici rappresen– tam~e in ogni città, borgata o minuscolo villaggio. Questa ciel Mezzodì è l'usura più abborninevole, la quale poco o nessun contatto ha coi grandi strozzi– naggi, più o meno in guanti gialli, compientisi altrove sotto la protezione e, talvolta, connivenza, di grandi personaggi e delle più o meno alte autorità. L'usura meridionale è molto modesta, disseminata cioè nei <( bassi » ceti popolari, nel grande numero delle stremen1.ite popolazioni. E' questa l'usura che germoglia sulla miseria, e che si alimenta delle grame risorse del semifallito proprietario o dell'affamato lavoratore, è la usura che cresce e si impingua sulle declinanti fortune, sul pauperismo proprietario o sugli stracci del proleta– riato affamato, manodotto ed asservito. Non t: possibile, senza essere stato ed aver lunga– mente vissuto la vita spicciola del :Mezzodì, immaginare e comprendere quanta pott11Za e quale prepotenza vi ha conquistato il livido eroe dello scrigno. Questo è l'unico domino, oramai, che signoreggia la vita e le supèrstiti sostanze, e il suo sorriso cinico è runica cosa ;1 llegra che vi rimane. Nelle forme più disorganizzanti e brutalmente vam– piresche Sylhoc procede trionfante fra le genti del Mez• zogiorno, ove, a differenza di quanto può o non può accadere altrove, il credito a tassi onesti è la rara ecce– zione della sconcia e vilissima regola di prestiti ad inte– ressi favolosi, sconosciuti anche a quell'Asia che si fa passare come la terra classica dell'usura. Appunto: nel Mezzogiorno il denaro, per una serie di cause fin troppo note - che si possono riassumere nel misoneismo economico dei rari nanles capitalisti, i quali preferiscono il reddito poltrone dei depositi bancari e ,!elle cartelle di rendita pubblica ai redditi conseguibili con la operosità feconda e laboriosa, utili socialmente perchè intesi a vivificare ed integrare i fattori econo– mici collettivi, e nella depressione finanziaria succeduta tlle berlinga.cciate bancarie inaugurate dal Banco di \l'apoli e dalla già Banca d'Italia coi tanti prestiti cam- biari, non estinti, i quali portarono alla rovina delle tante fortune di privati, - nel Mezzogiorno, dicevamo, il capitale circolante è un eterno assente, se non un assai poco reperibile latitante. La difficoltà di contrarre prestiti è, oltre ogni cre– dere, enorme. Nelle campagne essa balza con più rude crudezza., ma non diversamente accade nelle grosse borgate o nelle città popolose. E' tutta una lunga tratta di schiavi gialli, sba11ottolati ogni giorno, in:triste odissea, dall'una all'altra porta di « denaroso » strozzino. Tratta più serva che non fossero i servi della Roma classica, ai quali si dava almeno una catena di ferro che non poteva disilluderli del loro triste stato. I servi di questa moderna. servitì1 non hanno catene ferree, ma sono aggiogati con simboliche e pur sempre reali catene di oro al carro del superbo quattrinaio senza cuore e sen1.a scrupoli, arroventato dalla febbre di accumulare denaro, denaro e sempre denaro. li nume Oro è dommatico come tutti gli altri numi del cielo e della terra. La sua verità, rivelata ai pochi predestinati dalla sorte, è inflessibile, inesorabile; le sue sanzioni categoriche ; i suoi moniti ciechi come il destino. Alle turbe degli invocatori non resta che tutto sacrificargli sugli altari destinati alla sua idolatria. L'usuraio non ha legge: la sua legge è il suo denaro. Lagrime, pianti, proteste di b°isognosi valgono poco o nulla quando il sommo Brama capitalista non è pronto e disposto. Nel Mezzogiorno, cosl, gli stessi prestiti ad usura. sono essi pure irti di difficoltà~e finiscono i)er apparire sempre come una divina concessione, una fra– terna elemosina di chi presta il denaro a chi lo riceve; ch'è così taglieggiato, scuoiato, scorticato sempre per ... carità. Curiosa forma di carità questa, invero, che ricorda le flagellazioni degli antichi servi, i quali dovevano ringraziare il signore di averii fatti battere a sangue, o le ripassate di k1111t sulle spalle dei contadini russi, che, ridotti a forma di cenci insanguinati, erano tenuti ad in– ginocchiarsi e rivolgere fervidi ringraziamenti allo Tsar, per essersi degnato di concedere loro le sue botte. Botte imperiali, sempre gradite, come tutte le cose deglt altis– simi !... E graditi devono sembrare gli stringimenti cli corde, obtorlo collo, allo. sciagurato debitore invocante il piccolo prestito dal cuore del filantropo usuraio. E quali invocazioni prima che questi si decida a. slargare i cordoni della sua borsa! Ciò si spiega quando coloro che ne han bisogno sono tanti. Chi sono co– storo ?... Sono piccoli proprietari che devono coltivare le loro magre possessioni, di cui il reddito dell'annata andò divorato dai debiti di precedenti magri ricolti o non c'è stato affatto, e non hanno la possibilità di farlo col pili sinistro contraccolpo sui sottostanti ceti proletari turbinanti nel vorago della eterna disoccupazione for– zata e della fame cronica; sono bravi ed onesti lavo– ratori, con famiglia e figli, che saprebbero bene estinguere i loro piccoli debiti e non trovano chi loro presti le cin– que o dieci lire, bastevoli, talvolta, a salvarli dalle con– tingenze più brutte; sono medi proprietari, cui i passati scialacqui esaurirono il denaro dei debiti - enormi debiti

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