Il Socialismo - Anno III - n. 6 - 10 maggio 1904

82 H., SOCIALISMO e di metodi inevitabile nel partito socialista italiano sia da 'un pezzo fatto compiuto in Franci;, e come preci– samente il Parti socialiste francais cli cui nei giorni 14, 15, 16 febbraio è ricorso il Congresso a Saint-Etienne, sia il partito transigente o riformista al quale appartiene il Jaurès ed al quale ha appartenuto fino a ieri, cioè fino alla sua espulsione, il Millerand. Per quanto l'espulsione appunto di Millerand fosse di per sè un sintomo che Ja concordia aveva cessato di regnare piena nel campo dei riformìsti francesi, pure pensavarno che allontanato l'uomo che poco a poco aveva finito nei suoi contatti colle classi borghes\ per perdere completamente la visione del movimento, della tattica e forse anche dei fini cui deve ispirarsi il partito socia– lista, fosse allontanata ogni ragione di maggiore dissenso, tanto pÌlt che i riformisti, di Francia come d'altri paesi, non sono come i rivoluzionari o ipocriti o violenti, ma sanno, senza riempirsi la bocca di vuota fraseologia e declamazione, lavorare, e lavorano sul serio. La relazione di un Congresso modello noi dunque speravamo di leggere, poichè: tutti riformisti, punti rivo– luzionari, che cosa desiderare di più per un lavoro serio ed efficace? Ma invece qual delusione! La .Revue Socialiste, proprio la Revue Socialiste, la rap– presentante autorevole del pensiero - diremo così - scien– tifico di Jaurès e del riformismo in Francia, comincia nel numero del marzo la relazione sul Congresso con queste parole: « Dcs récriminations banales et vagues, des déclamalions sans portée précisc, tel est le bilan du débat engagé autour de la question de la révision des statuts qui fut le point capitai du débat >; e seguita nientemeno che per 47 pagine riportando il succo dei più impor– tanti discorsi pronunciati: nei quali sotto la forma cor– tese si sente l'agro e traspare il dissidio, la lotta e forse - perchè no? - i primi inizi d'una divisione per incompa– tibilità di tendenze, di temperamento e per tante altre ragioni che le persone che non ~og1iono stare insieme invocano senwre per dividersi. E tale pare sia stata l'opinione del corrispondente ciel Tempo., che si è do– m~nda!o; << Che cosa hanno costoro di comune fra di loro, che cosa fanno insieme, a che si ostinano cli ri– manere uniti? >) Eppure che cosa hanno, o che cosa dovrebbero al– meno avere di comune i riformisti fra di loro? Diamine, la risposta dovrebbe parere facile: le ri– forme. Ma cosl è: le riforme, chi le vuol crnde, chi cotte, chi con poco e chi con molto sale della così detta lotta cli classe; senza contare poi che vi sono alcuni, come il deputato Rouanet, che di lotta di classe non vogliono saperne affatto: <e lo dico - sono parole del Rouanet.- e/te il vostro metododi lotta di classe 110n riu– scirete a farlo pre",;alerein questo paese 11cl quale il sccia!tsmo è intimamente legato alla democrazia ed alla civiltà. Tutta tale metafisica è impossibilepussa acc/ima– tarsi in Francia ». Il Rouanet ed i millerandisti, poichè se Millerand è fuori sono rimasti i migliori e pi\1 influenti seguaci delle sue idee, rappresentano l'estrema destra del partito riformista, che fra l'altre cose, oltre la cooperazione di -.·.'!,_ classe, proclama l'indipendenza del gruppo parlamentare e dei deputati dal partilo. Questi non debbono dipen– dere che dalla ma~sa degli elettori e ad essi solamente devono dar conto dei voti dati. Negano perciò ogni e qualunque disciplina fuori cd entro il l)arlamento, poichè - dice ancora il Rouanet nel suo discorso • <e noi siamo tutti sul medesimo terreno e sulle grandi linee della demo crazia socjale tracciate cial programma di Tours; le differenze di cui si parla sono affatto secondarie tanto che non c'è un solo membro del gruppo che pensi di biasimare il voto diverso dato dal suo vicino ». Il gruppo infatti non si è mai accordato neppure nelle questioni più importanti; i voti dei deputati in Parlamento, come la loro propaganda nel paese, la loro tattica e le loro alleanze elettorali e perfino i loro gior– nali si sono sottratti sempre a qualunque accordo e di– sciplina come a qualunque controllo della Direzione ciel partito, costituita questa dagli eletti delle diverse fede– razioni socialiste, ma per la quale i deputati non pro– vano - così pare almeno - se non indifferenza o disprezzo. E' contro tale stato di cose e contro tale grave e continua indisciplina da parte dell'ala destra del partito e specialmente dei deputati del gruppo che si sono solle– vati - per quanto con poco calore e con poca energia - il Congresso e la Direzione del partito, ed è contro e per tale tiepida sollevazione che la Revue Socialiste pro– testa dicendo che al congresso non si son fatte c/u ba– nali e vaglu declamazioni stnza valore intorno alla re– visione dello statuto. Si capisce del resto come gente che sente molto la dignità della posizione a cui è assorta ed a cui il partito ha lasciato finora a talento ampia facoltà e li– bertà di pensare, agire, votare, mal sia disposta ad una rinuncia che considera come una dimùmtio capitis, sia pure se fatta in nome e per un interesse col1ettivo. Non si rinuncia al privilegio, lo si difende e non si presta orecchio ove non si tura la bocca a chi il privi– legio combatte ; sicchè la Revue socialiste che dà un ampio riassunto cli molti discorsi, accenna appena a quelli di Uhry e di Longuet, che senza dubbio furono i più forti cli quanti altri dell'opposizione. Uhry senza respingere esplicitamente il metodo ri– formista, insiste nel suo discorso sul pericolo che tale metodo presenta di far perdere al proletariato la visione delle condizioni essenziali delle sue rivendicazioni. Importa - disse - che il partito socialista non dimenti– chi che il proletariato non può assumere il potere se non dopo aver spazzalo il potere <li tutti gli elementi borghesi. 11 proletariato, di cui il partito socialista è la espressione politica~ vuole sostituirsi alla borghesia non patteggiare con essa. L'errore.che commette ogni giorno il gruppo parlamentare quando transige col potere è di credere che i vantaggi che ricava dai compromessi com– pensino gli svantaggi d'ogni natura che da tal fatto derivano. Bisogna porre termine - conclude - a tale metodo deplorevole ed a tanti errori istituendo una Di– rezione incaricata di dare al gruppo un impulso più conforme ai principii che sono la ragione di essere del partito socialista. Longuet rincara la dose, e dice inoltre che: la man-

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