Il Socialismo - Anno III - n. 3 - 25 marzo 1904

li. SOCJAUSMO scienza fan dipendere tutti o quasi i conflitti che agi– tano il mondo moderno, ignorando quali profonde ra– dici essi abbiano nel suolo della struttura economica, e quei semplicisti della storia che, falsando non solo il concetto del marxismo ma tutta la realtà sociale, ogni nuovo impulso al progresso ricollegano ed abbandonano alle sole forze cieche della natura e dei contrasti ma– teriali, disconoscendo così quanta energia psichica sotto veste di scienza e d'ideale si sprigioni da essi e su di essi poi prema, 1naterializzandosi, per concorrere alla nascita di nuove e piì:t elevate fasi di esistenza, io fran– camente non saprei dire chi meno sia lontano dalle vecchie ideologie. Il mondo sociale è anch'esso un frammento della vita cosmica e, quindi, un processo lentissimo ma inin– terrotto di adattamenti e di trasformazioni. Tale con– cetto, che appai-ve in modo veramente sistematico nella filosofia tedesca, eia l'ichte e Schclling a i<.rausc e ad Hegel, è ormai acquisito alla scienza. Di nuovo c'è questo: al posto clell'it!ea come demiurgo della r~altà abbian10 ora invece il fenomeno; e cosiffatta sostitu– zione fu tal cosa da produrre nel Marx un profonùo rivolgimento nella vecchia. concezione della storia. Senonchè questa sloritiltì del mondo sociale, se può spiegarsi c.: in ultima istanza » come il prodotto dei con– flitti che si sprigionano dalla struttura economica, si trova poi sotto l'i111111et!iatu dominio di sempre nuovi poteri psichici generantisi nell'uomo mediante l'azione combinata dell'esperienza storica e dello sviluppo scien– tifico - poteri psichici che acquistano con l'evoluzione una forza sempre maggiore e te11t!o110 a sostituirsi, in una misura sempre crescente, alle meccaniche necessità della storia. Nella implicita negazione di questa tendenza, che a noi pare così evidente come è socialmente innegabile l'influsso del fattore economico sulle trasformazioni sto– riche, sta appunto l'errore del Labriola; errore che as– sume in lui le proporzioni gigantesche d'uno di quei mostruosi pregiudizi psicologici cli cui parla lo Spcncer e che deforma il suo pensiero e ne devia il corso sino a condurlo a quelle strane conclusioni sull'insegnamento che non sembrano davvero uscite dalla penna di un giovane che fu tra i pili autorevoli e autentici inter– preti del marxisnlo in Italia. Ed io mi soffermo, riportandoli, su quei periodi che più destarono la mia attenzione e che clan la ragione del titolo messo in testa al presente articolo. « L'insegnamento secondario - egli scrive - come l'in– segnamento superiore rappresentano nei paesi a civiltà capitalistica la direLta antitesi dell'insegnamento neces– sario ad una società di lavoratori, che ponga la mira sua nell'accrescimento della ricchezza materiale, come pre– supposto d'un maggiore sviluppo cli civiltà. Codesto in– segnamento è tutto it!eologico.., cioè è un insegnamento separato dalla realtà sociale della produzione economica, e si esercita sui prodotti derivati dalla convivenza so– ciale, quali la forma ed i rapporti astratti delle cose». « Esso non ha, per i socialisti, alcuna virtù peclago– gogica, intesa questa come mezzo per la formazione di uomini i quali siano nel contempo membri attivi della società economica, cioè individui che non sappiano sol– tanto pensare ed esprimere i loro pensieri, ma anche la– vorare e produrre concrete utilità per l'insieme degli asso– ciati e per se stessi >. Noi non sappi.;.mo davvero qual concetto abbia il Labriola clell'aslra.1/u e del coucreto in ordine alla cono– scenza. Se ne togli la matematica - ed anch'essa del resto nel suo processo generativo presuppone la materia come base indispensabile alla genesi del!' idea di quantità - Lutte le scienze hanno un contenuto co11creto in quanto si riferiscono a gruppi di fenomeni facenti p·ute della realtà. E finchè non si dimostri che questa, nel campo umano, si riduce unicamente a produzione cli c.: ricchezza materiale», finchè non si riesca a distruggere il convin– cimento che lo studio della forma e dei rapporti astratti fra le cose sia il sustralo psicologico su cui soltanto può innalzarsi quello delle scienze reali., finchè non si giunga a rompere quel fascio misterioso e imponderabile di le• ganii per cui il rnonclo dello spirito si riallaccia intima– mente alla vita economica dei popoli, io non so se al– cuno possa avere il diritto di fissare delle frontiere ar• bitrarie, e stabilire dove incominci e dove termini il sapere teorico o quale parte di esso sia da condannarsi alle fiamme. Ma, a parte queste considerazioni che ci trarrebbero assai lontano cla11'argomento ed altre da potersi fare sulla strana j)Tetesa del Labriola che, mentre irride agli uto– pisti.., vagheggia poi, nella societàpresente, m\ tipo di scuola che formi degli uomini capaci e non solo di pen– sare, ma anche di produrre concrete utilità » vssia, per servirci di qualche esempio, degli avvocati, dei filosofi, degli astronomi che sappiano essere nel tempo stesso contadini, meccanici o pescatori di balene; a parte, di– cevo, tutto ciò. il nostro scrittore non si limita a com– battere le forme attuali d'insegnamento per sostituirne altre razionalmente più conformi alle esigenze della ci– viltà capitalistica ed ai nuovi bisogni del pe11siero. Egli va un tantino piì1 oltre: egli lancia, come un pontefice, alle attonite turbe la sua brava enciclica de n:ntm sc/w– lasticar11111.., in cui espone i nuovissimi principii di una scienza nuova • la pedagogia economica - in base alla quale mentre propugna una scuola a tipo industriale, scaglia il suo anatema contro tutto il sapere tecrico col• pevole nientemeno, ai suoi occhi, come l'ultimo e pilt feroce dei capitalisti, di sfrutta,nento continuato a danno delle classi lavoratrici, cui ruberebbe ogni anno dei mi– lioni per insegnare a conoscere « la forma e i rapporti delle cose,.. Che la conoscenza di tali « rapporti > a cui si fa colpa di distrarre gli uomini da pili c.: concrete utilità» possa per avventura aiutare indirettamente la elabora– zione e lo sviluppo dei processi produttivi, cd avere un'influenza diretta e immediata sulle forme economiche e sociali, ossia sulla sostanza del progresso, non è tal cosa da commuovere chi neghi al pensiero ogni virtl1 trasfor– matrice. A conseguenze pili radicali e, nello stesso tempo, pii1 assurde non si potrebbe spingere la dottrina del mate– rialismo storico. Il Labriola misura il valore dell'inse– gnamento a11astregua della quantità di c.: ricchezza ma-

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