Il Socialismo - Anno II - n. 22 - 10 gennaio 1904

340 IL SOCIALISMO riosa e bella forma di democrazia.! : e .sono appunto i Municipi i, ove la nuova forma di democrazia è sorta, che hanno fatto e fanno tutto questo bene alle classi lavoratrici! Ma ciò era ed è logico!. .. perchè il motto con cui la così detta falange democratica siciliana si è avanzata alla conquista dei Municipii e delle provincie, non è stato un vero e prestabilito programma democratico, alla cui attuazione avrebbero dovuto convergere tutti i propri sforzi, ma è stato il vecchio grido del crucifige sbrai– tato a squarciagola contro i partiti, che fino a poco prima detenevano il potere delle Amministrazioni pub– bliche, senza che nulla si fosse innovato nè nei pro– grammi, nè nei metodi di lotta! Si è avuta cosi la sostituzione di uno dei vecchi partiti all'altro, e non è stato il popolo, la democrazia che ha trionfato. È stata la vecchia classe borghese di– visa in due che si è conteso il potere delle pubbliche amministrazioni, e si è servita a tale scopo, con abile sfruttamento, del popolo, delle vere classi proletarie. Ma qilando si è venuti, alla fine, a vedere i risultati pratici delle lotte sostenute in nome di questa curiosa forma di democrazia, ci si è trovati e ci si trova ogni giorno di fronte a delusiQni, che riescono tanto più amare, quanto pii.1 attese sono state le innovazioni che la parola democrazia, applicata al funzionamento del bene puPblico, aveva fatto sperare nell'animo di ognuno. Promesse e speranze sono rovinate così nella nuova personificazione delle antiche clientele e ,olig'archie, e si è visto in tal modo che tutti coloro che avevano interesse immediato ad avere il potere delle amministra. zioni pubbliche in mano, si sono camuffati a democra– tici, e si è dimenticato che sa;tto questo curioso e falso autobattesimo si nascondevano e si nascondono la mag– gior parte di coloro che, chi per un verso, chi per un altro, erano stati bollati dalla opinione pubblica come indegni e disonesti. E così coloro che sino a pochi anni or sono costituivano le consorterie e sfruttavano i Municipi, le Provincie e le ~Amministrazioni pubbliche in modo da esserne poi scacciati con disonore, per ar– rivare ad afferrare di nuovo il potere, si sono vestiti del velo <l'oro della de1noc1-tl=ia, e, rinnovati in tal modo, hanno tentato di far dimeriticare al popolo le loro an– tiche colpe.\ E il popolo è caduto nell'errore, e le conseguenze di questo fatale errore non le risente altri che esso me– desimo. Da per tutto ove i democratici di nuovo stampo sono riusciti, si è sperato in un migliore· funzionamento ciel potere pubblico, in una più razionale funzione del potere di tassare la ricchezza privata e il consumo, in una più onesta cd equa distribuzione degli oneri gra– vitanti sulle classi proletarie; da per tutto si è sperato che queste classi proletarie avessero avuto l'agio di far sentire i loro dolori e le loro miserie e di portare nella bilancia della giustizia sociale il peso di tutta I' ingiu– stizia secolare cli cui esse sono vittime, ma il risultato pratico è stato che le cose che funzionavano male ieri, oggi vanno in peggio, e le classi proletarie, che hanno forse combattuto col miraggio di un utile immediato da ritrarre dal funzionamento democratico del potere pub– blico, si sono trovate disilluse e ingannate, Di fronte ad un'agevolazione che veniva loro dal Governo centrale con la esenzione del dazio sul pane, si sono visti scaraventare addosso le nuove sovraim– poste dei Municipi, che hanno colpito gli elementi di prima necessità, distruggendo da una parte il beneficio che veniva da un'altra parte: Tutto ciò era fatale!... perchè, come dicevo poco anzi, il movimento democratico meridionale, e siciliano specialmente, non è stato un movimento sincero di una classe cosciente dei moderni bisogni e delle moderne tendenze della collettività, ma è stato invece il falso movimento di una parte della borghesia italiana, che bramava il ritorno al Potere, là ove l'altra parte ne l'aveva discacciata; e ciò sempre per sfruttare il potere pubblico ad uso e consumo personale, per continuare, come ha continuato e continua da per tutto, negli an– tichi vieti sistemi di corruzione, di intrigo e di diso– nestà. . Dj fronte a questa verità tanto dolorosa, è còmpito di noi socialisti convincere il popolo che è solo nel Partito socialista che esso può trovare la rivendicazione qei propri diritti, e che solo militando con noi esso può sperare quel retto funzionamento della vita pub– blica che ha per base il lavoro, la giustizia e l'amore. Anzichè perderci nei vani ed inutili tentativi di alle– vare una borghesia italiana democratica e di prepararle l'avvento al potere con lo sfibramento delle nostre'forze materiali e morali, facciamo delle coscienze socialiste e organizziamo il popolo in partito di classe. Solo quan'do le classi lavoratrici avranno compreso che il rimedio ai propri mali devono cercarlo e attuarlo ' esse stesse, senza sperare per nulla nei rimedi più o meno sinceri che la borghesia timorosa cercherà di ap– prontare, solo allora noi potremo dire che la nostra invocata rivoluzione sociale entrerà trionfante nel pe– riodo della fattibilità. Sino allora, noi socialisti do– vremo essere contro tutti questi falsi democratrici, così come siamo contro tuttd la borghesia sfruttatrice e cor– ruttrice. Giovanni Monastra. VITA PROLETARIA INTERNAZIONAL Il Congresso dell' " A~erican Federatiooof Labor. ,, New York, 20•111•03. Per quanto un poco in ritardo, non mi par fuori di proposito riferire ai lettori di Socialismo alcune note intorno al Congresso della American Federation of La– bor, tenutosi nel decorso mese di novembre in Bo– ston Nears. L' American Federation of Labor è la Federazione di quasi tutte la Unioni di mestiere del Nord-America e ad ,essa fa capo un esercito di circa due milioni e mezzo di lavoratori - dico esercito nel v.ero senso della pa– rola, in quanto che la disciplina che vige in queste organizzazioni della massa operaia degli Stati Uniti è più forte, più rigida ancora di quella che a milit. :1.ri si conviene. Sono i capi, i delegati unionisti, quelli che giudicano e mandano. Essi dànno il lavoro e lo tol– gono, dichiarano gli scioperi e li compongono; essi proclamano i boicottaggi e li fanno cessare; nelle loro mani son riposte le sorti dei lavoratori della Confede– razione. La massa lavora ed obbedisce, contenta se questo mutismo, questo assenteismo suo, le vale un salario discreto e discrete condizioni di lavoro. Data la grande- potenza di questa organizzazione di lavoratori, si comprende di leggieri come ogni suo

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