Il Socialismo - Anno II - n. 21 - 25 dicembre 1903

324 IL SOCIALISMO « zione ,scientifica della decrescenza progressiva, ed in– « contestabile, del saggio dei profitti ». 1 La critica lariana offre il fianco a critiche molte– plici, ma specialmente a quella che discende dal disco– noscimento degli effetti della specifica accumulazione capitalistica. Infatti, la produzione capitalistica è caratterizzata dal processo di accumulazione. A misura che si sviluppa la produzione. aumenta il valore che dovrebbe es– sere semplicemente conservato o riprodotto, e, in mag– giore proporzione, aumenta la quantità dei valori di uso e conseguentemente la quantità dei mezzi di produzione, i quali per essere riconvertiti in capitale richicggono un lavoro supplementare. Cresce, quindi, l'impiego della forza lavoro in correlazione alla quantità supplementare di plusvalore o profitto convertita in capitale novello o aggiuntasi ai capitali preesistenti per l'estensione della produzione. Questa conversione del plusvalore in nuovo capitale raggiunge poco a poco un punto in cui sor– passa la domanda di lavoro, ed allora fatalmente gli operai domandano un aumento dei salari, e lo otten– gono, la riserva operaia essendo totalmente impiegata ed essendosi confusa nell'armata attiva del lavoro. L'au– mento del salario, facilitando i matrimoni e diminuendo la mortalità, potrà far crescere la popolazione operaia, ma certo il progresso dell'accumulazione - a compo– sizione di capitale immutata - favorisce l'accrescimento del salario. Ora, quando il modo di produzione rimane inalte– rato, il crescere del salario porta necessariamente alla diminuzione del tasso del profitto, poichè ciò si veri– fica a spese del profitto primiero. È per reagire contro questa conseguenza funesta dell'accumulazione che minaccia di fare, progressiva– mente e a breve distanza, cadere notevolmente il saggio del profitto, che il capitalista ricorre ali' introduzione del capitale tecnico, atto a risparmiare del lavoro, e cosi a ritornare la popolazione operaia, per rispetto al bisogno del capitale, al suo stato normale, con la crea– zione fatale di una soprappopolazione artificiale votata alla miseria ed al pauperismo, specialmente nelle epoche di crisi, e che si sviluppa anch'essa, essendo la miseria favorevole alla riproduzione della specie. Di più, soventi ogni nuovo processo tecnico fornisce delle merci meno costose e permette di venderle, al principio 1 al disopra del loro costo di produzione. Il capitalista, allora, in– tasca la differenza tra il costo di l?roduzione delle sue merci e il prezzo del mercato delle altre che sono pro– dotte in condizioni meno favorevoli, profittando cosi di un tasso di profitto maggiore ancora del tasso medio, in quanto il tempo di lavoro medio necessario alla pro– duzione di queste ultime sorpassa quello inerente all'ap– plicazione del processo nuovo. Ma con la concorrenza dei capitali il nuovo processo si estende, il prezzo di mercato si avvicina al nuovo costo diproduzione normale, si sviluppa nuovamente l'accumulazione dei capitali, con questa si favorisce la domanda degli operai e quindi l'aumento del salario. Non solo, ma il capitalista che adopra pel primo una composizione organica più sviluppata basa il suo cal– colo sopra il salario anteriore; in realtà trovasi poi obbligato a pagare un salario maggiore all'operaio. In– vero, l'esperienza dimostra che l'intensità del lavoro si sviluppa fortemente con l'introduzione delle macchine, determinando un maggiore consumo di forza-lavoro e 1 Afar.T ~ la sua do/trilla di A. Lo1UA,pagg. u9-n,. quindi un aumento del salario - ciò per l'elemento fisico - e che il salario tende ad-alzarsi a misura che la ricchezza sociale va ingrandendosi 1 determinando nuovi bisogni sociali da soddisfare anche per la classe lavoratrice - elemento storico sociale. 1 - Dunque l'abbassamento del tasso del profitto· si produce senza che possa essere contrariato dalla volontà del capita– lista. È quindi in errore il Loria quando si appoggia sulla volontà del capitalista per obbiettare alla teoria marxista. Nè effetti diversi si hanno nelle industrie, i pro– dotti delle quali nè direttamente nè indirettamente siano consumati dagli operai, e non possano, per il loro de– prezzamento, nè aumentare il plusvalore relativo 1 nè ridurre il prezzo della forza lavoro. Bisogna però no– tare che in tutti questi rami uno svalorizzamento del capitale costante può aumentare il tasso del profitto, quando lo sfruttamento dei lavoratori rimanga identico, come occorre altresì notare che anche nelle industrie che producono merci di non consumo dell'operaio, l'intensità maggiore del lavoro, portata dall' introdu– zione di macchine più perfezionate, produce nello stesso tempo maggiore valore, il lavoro più intenso creando maggiore valore del lavoro meno denso; nel quale c!'aso, come già si disse illustrando la teoria marxista, si av– verano le condizioni., passate inosservate a Ricardo, di un aumento contemporaneo del valore della forza di lavoro e del plusvalore. Ma allorchè un processo nuovo di fabbricazione si sviluppa vittoriosamente e produce realmente nel fatto a migliore mercato, i capitalisti che adoperano metodi produttivi arretrati sono obbligati a vendere al disotto del loro costo di produzione; poichè il valore delle merci essendo abbassato, il loro tempo di lavoro necessario a produrle è più considerevole che la media sociale. Essi sono dunque costretti dalla concorrenza ad intro– durre i nuovi perfezionamenti tecnici che diminuiscono il rapporto del capitale variabile al capitale costante, e che trascinano la caduta del saggio del profitto, senza che sia loro possibile opporsi al movimento economico, di cui la caduta del saggio non è che l'ultima conse– guenza. L'introduzione del capitale tecnico non è che un mezzo per reagire contro la maggiore riduzione del profitto che ,si avrebbe, rimanendo costante la compo– sizione organica del capitale: l'accumulazione da con~ vertirsi in capitale novello progressivamente aumen– tando e in modo tale da produrre un aumento di. salario per lo squilibrio tra la domanda e l'offerta di lavoro da parte del capitale in favore dei lavoratori. Ma ogni tentativo di rialzare il saggio del profitto col perfezionamento industriale e la maggiore produttività del lavoro genera di nuovo altre condizioni produttive e di mercato, che, sotto il pungolo della concorrenza dei capitali, si risolvono periodicamente nella diminu– zione relativa del profitto. Di più, in una società in cui la grande massa dei la– voratori vede aumentare la sua potenza di conS11.1110 di ben poco, ed in ogni caso non in proporzione del! 'aumen– tata produttività del lavoro, si avvera, più o meno pe– riodicamente, una sovrapproduzione di merci che sor– passano i bisogni sociali della popolazione; i lavo– ratori non potendo consumare che proporzionatamente al salario ricevuto, ed i capitalisti, tolto quello di 1 Confrontare quello che si scrisse nell'esporre la teoria m;1.rxista del salario, e il mio studio, già citato, sul mM1fou11todel salario e dd frt,jifto, 1"lk Jri11djali na=io11imoderne.

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