Il Socialismo - Anno II - n. 21 - 25 dicembre 1903

322 IL SOCIALISMO . » Tutti gli impiegati, i magistrati, tutti i pubblici ufficiali tedeschi - ciò vuol dire che bisogna farsi te– deschi per vivere, per contrattare, per difèndersi, per pensare, per commerciare. Uno che 'non si germa– nizzi si condanna all'inedia o alla servitù ». E Supilo mi diceva, con una grande fede negli occhi , e nella fronte - mi diceva degli Italiani e dei Croati, che dopo quaranta anni di sfibranti, selvaggie, diuturne lotte, s'affratellavano ora dinanzi alla minaccia tedesca, e, una volta guardatisi negli occhi, da vicino, dovean vedere una volta per sempre tutta la stupidit:\ e tutto il pericolo della reciproca guerra. Mi riferiva i discorsi aulenti di pace dell'italiano Salvi, per la minoranza italiana della Dieta dalmata e dei croati Trumbich e Smodlaka, per la maggio– ranza slava, e l'unanime rigetto della proposta im– periale e regia.. « Questo accordo italo-croato - egli incalzava con entusiasmo - dovrebbe essere più positivo e piu duraturo di quello che può essere dettato da una ne– cessita del momento ; dovrebbe, oltre la Dalmazia, nell' Istria e nella Gorizia, superare e vincere la mi– serevole tradizione di piccioli ripicchi, cli grette scon– fitte e piu grette rivincite vicendevoli, che, mentre fanno stagnare le energie degli uni e degli altri, fanno ,libero e indifeso il campo alla penetrazione germanica, manifestantesi nei manufatti come nella letteratura, con gli impianti industriali come con la creazione di colonie agricole tedesche. « Bisogna dissipare le nostre vecchie ruggini - una schiera di giovani croati, e i socialisti italiani e croati hanno questo programma - perchè sono mille gli interessi e gli intenti che possiamo avere in comune. La vostra letteratura, la vostra industria, il vostro commercio, avrebberotutto un vergine mer– cato da conquistare fra noi, che, rotto il ghiaccio, vi accogliamo a braccia aperte! » Supilo, con tutto l'entusiasmo che è proprio di chi parla per il suo paese, e lo sa troppo poco noto, e sa di dover vincere delle diffidenze antiche - mi parlava delle industrie che con animo di studioso aveva veduto fiorire a Milano, e nella Lombardia, e nell'alto Piemonte. - Noi siamo meridionali come voi! Perchè l'accordo nella Dieta dalmata con gli Italiani « irredenti », non dovrebbe essere anche arra ed auspicio per stringere col comun tornaconto· rapporti economici con gli Italiani « regnicoli », se a nessuna industria piu che alla italiana, noi, sfrut– tati da Ungheresi e da Tedeschi, lontani da tutti gli altri popoli produttori, abbiam desiderio di rivol– gerci pe' nostri mei-cati? - Queste parole di Frano Supilo rispondevano a tutta una orientazione del pensiero politico èroato. Gi:\ molto tempo prima che il Governo di Vienna, col progetto di sostituzione del tedesco ali' italiano in Dalmazia, determinaase l'accordo italo-croato nella Dieta, il giornale croato Jedistvo di Spalato procla– mava la necessità di diminuire il numero dei nemici. Nemici i Tedeschi, i Magiari, gli Italiani, soltanto da questi ultimi possiamo sperare la pace - diceva lo Je– distvo - e nessuno piu felice di noi, se potessimo dire col poeta italiano : « o care agli occhi miei tende la– tine ». Lo rammentava Pasquale Villari nel Corriere della Sera ( 1 9 novembre). Piu ta'rdi è venuta la notizia che i deputati czechi desiderino e provochino un accordo pefmanente con l'elemento italiano dell'Austria, traendone gli auspici dalla Dieta dalmata, a fin di fronteggiare l'azione pan– germanica. E l'alleanza italo-<:zeco-croara,anche sol– tanto parlamentare, avrebbe davvero una influenza de– cisiva, non solo di fronte al pangermanismo, ma anche sulle sorti medesime dell'Austria. Insomma, tra un pericolo slavo tutto ipotetico nella sua essenza di « pericolo » per la civiltà e lo svilùppo sociale dell'Italia, e tutto saturo di spiriti nuovi in sè e per sè, e tutto orientato per ragioni ideali di nazionalità, e pratiche di interessi econo– mici, verso la simpatia per noi - ed un pericolo tedesco ben piu preciso ne' suoi termini, pià Olllj;jgeneo e piu fattivo nella sua compagine, ben meglio fornito di strumenti politiéi ed economici che incidono nella vita italiana oltre i confini e persino dentro i con– fini - mi par che non vi sia da esitare nella scelta di quello di fronte a cui bisogni tender l'arco delle nostre energie. E soltanto la grettezza patriottarda de' naziona– listi italiani dell'Istria - soltanto il misoneismo cam– panilistico di questi miopi gualcitori della nobile Idea nazionale, può averli suasi a gracidare i vecchi ran cori e a risponder picche, quando lealmente il de– putato Laginja chiedeva per gli Slavi alla maggio– ranza italiana della Dieta d'Istria, le garanzie mede– sime di conciliazione che per gli italiani la maggio– ranza slava aveva offerto nella Dieta dalmata. Nè bisogna dimenticare che l'elemento panger– manista d'Austria e di Gerniania non ha nessuna parentela con quel meraviglioso movimento demo– cratico-socialista che dalla vecchia ter,raalemanna eleva la pià possente e profonda schiera del mondo alla conquista dell'avvenire - ma è tutto animato dallo spirito junker, che è tutto di brutalità e di sopraf– fazione nella forma, tutto di conquista. economica nella sostanza, onde ha fatto di sè if valido appoggio del dominio ottomano, ed è la condizione necessaria e sufficiente della vitalità dell'Impero turco. L'imperatore Guglielmo,. capo riconosciuto del movimento pangermanico, grande amico del Sultano per conto e in nome dell'industria tedesca, non per

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