Il Socialismo - Anno II - n. 21 - 25 dicembre 1903
IL SOCIALISMO 331 cilate risuonavano per le eleganti sale delle ·ruillerie, Maria Antonietta e la Dubarry si confondevano sotto la lama della stessa ghigliottina. Prima cli parlare dcli' i11jlue11za de/I' arie ue/1' attuale movimenle soriale, ho voluto esporre alcuni momenti storici nei quali l'influenza dell'artista si rivelò in tutta la sua verità. Ed infatti, come ben osserva lo Squillace nel suo libro: Sociolog-ia artistica, « in nessuna delle attività umane intellettuali meglio che nell'arte, forse si può vedere con tanta evidenza l'evoluzione verso una con– cezione sociale >>. Per lungo tempo l'arte, dalle diverse teorie esteti– che, fu considerata quasi come un ente a sè, fine a sè stessa, al di là del bene e del male (per usare una frase alla moda). Essa era un prodotto individuale, ed i miopi quindi la consideravano estranea alla società, la quale ne faceva tutto al più un mezzo di svago. Da Platone ad Aristotile, da S. Agostino alle moderne scuole estetiche: tedesca, francese, inglese, nella lo.tta conti– nua fra idealismo e materialismo, spiritualismo ed evo– luzionismo non si avanzò di un passo verso l'arte, so– ciale nella sua essenza e nei suoi fini. Vi furono delle trasformazioni puramente formalistiche, la sostanza restò identica, una barriera divideva per la critica. l'arte dalla società. Intendiamoci però, il fenomeno della congiunzione dell'artista con le idealità della folla esisteva, ma re– stava semplicemente fenomeno, senza essere elevato a teoria, a postulato d'arte da nessuna scuola. Fu solo con Taine che positivamente ebbe prin– cipio il concetto sociologico dell'arte; pii.1tardi Guyau distrusse le ultime trincee della vecchia metafisica ar– tistica, ed una falange di valorosi dette la scalata : ·rotstoi, Tarde, Destrée. * * * Ho detto in principio che l'artista è spesso apo– stolo e veggente. Infatti nel continuo scambio psichico tra la folla e l'artista, questi raccoglie ciò che in quella è rudimentale, incosciente, gli dà. una forma, e lo ridà alla folla che in tal modo subisce quella speciale orien– tazione del pensiero e delle idealità dall'artista intuiti. L'artista è spesso apostolo e veggente, soldato sempre (salvochè pon si tratti di quella tale arte degenerata) e primo sulla via del progresso umano. Quante finalità umane non sono state validamente aiutate dall'arte che ha creato intorno ad esse quel sentimento di simpatia collettiva per la quale han poi trionfato! Quante battaglie non ha combattute e vinte l'arte nel nome santo dell'ideale! Quanti fari lontani e lumi– nosi non ha l'artista indicato alla folla! Questa spesso ha coperto d'insulti il veggente, lo ha deriso, ma ha poi finito col vedere la luce ed ha seguito il veggente. 1 ella storia contemporanea dell'arte si riflette come in uno specchio la storia della lotta sociale che oggi si combatte, che è lotta economica; lotta di classe. Nella società attuale vi sono due categorie : la bor– ghesia che vive dello sfruttamento del lavoro, che ha costituito un nuovo imperio non più fondato sulla forza bruta delle armi, ma su _quella più intelligente del ca– pitale, la borghesia con tutti i suoi vizii, le sue ver– gogne, le sue passioni malsane, classe relativamente giovane, ma già decrepita nella evoluzione sociale; l'altra il proletariato, cioè il lavoro mal retribuito, il professionista consunto dalla concorrenza, il lavoratore, mal nutrito, distrutto dall'eccessivo lavoro. Da una parte una classe in coda di rondine col ventre adiposo coperto di decorazioni, che ha per unico Dio l'oro, e per religione la burocrazia; dall'altra l:ln 'orda affa– mata, lacera, sanguinante. Queste due classi si trovano di fronte, pronte ad urtarsi, a venire in conflitto alla prima occasione. L'in– teresse e l'impoverimento intellettuale da una parte, la giovinezza d'ideali, la coscienza dei propri diritti dal– l'altra. E queste due classi si ritrovano cosi ugualmente distinte nel campo dell'arte. Gli artisti oggi non possono pili rispecchiare gli ideali ed i desiderati di un' epoca: si dividono ìn due categorie ed abbiamo l'artista borghese, il decadente, il superuomo; e l'artista che abbraccia la causa degli umili, dei vinti, l'artista socialista. In tal modo trovano spiegazione in pieno secolo xix, il risveglio del misticismo, la teoria del superuomo, il decadentismo. Forme d'arte pervenite, degenerate, in quanto sono fuori della necessità storica, e solo ser– vono al godimento malsano di una classe. Nè può dirsi che gli artjsti borghesi studino anche essi il problema sociale, dandone soluzioni, sia pure er– rate. No, essi se ne disinteressano. Come bene ha avuto campo di osservare ultimamente in una sua intervjsta, Anatole France: essi si astraggono completamente da tutto ciò che palpita di vera vita intorno ad essi, da tutte quelle questioni che tendono ad una trasformazione dell'ordi– namento sociale. Per essi l'arte regredisce, ritorna giuoco, mezzo cli svago. Quest'arte è il termometro che segna la intellet– tualità della borghesia che non vuole affaticarsi su pro– blemi che non l'interessano, che si gode la vita pacifica– mente, cercando di divertirsi il più possibile. Giustamente Fogazzaro ha definita l'arte « una pubblica confessione della società che la produce ». Ed è tutta una fioritura artistico-borghese : da Bau– delaire che vuole esclusa dall'arte la verità (Cd il perchè si comprende) e vuole che l'arte sia fine a se stessa, a Teodoro De Banville che riduce la poesia ad un giuoco di parole,ad un'armonia di rime; dal belga Maeterlinck, sognatore pallido e nebuloso di beghine e figlie di re, a Giuseppe Peladan buffone dell'arte, che veste all'assira, e proclama la magia; da Zukunft colpito da erotomania a Rollinat fosco poeta della paura, fino a Bourget esal– tazione artistica dell'adulterio borghese. Ma accanto a questa superfetazione artistica di una classe morente di marasma intellettuale si elevano gi– ganti i seguaci dell'arte nuova, che novelli Prometei con uno sforzo poderoso spezzano le catene del pregiudizio e guardano verso l'avvenire luminoso di giustizia e di amore. Sono una falange di audaci pionieri dell'idea pei quali ogni libro, ogni quadro, ogni statua rappresenta una battaglia combattuta. Nella loro anima grande come il loro ideale si agitano, premono le cause dei vinti, le barriere da abbattere, le nebbie da dissipare: son cento, son mille, sorgono da ogni parte del mondo; dalle steppe della Russia alle grandi città di America, dalla jncate– nata Polonia alla nebbiosa Norvegia; son cento, son mille titani dal cuore ardente di fede che brandiscono una penna, un pennello, uno scalpello e con essi dànno l'assalto al vecchio edificio borghese.
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