Il Socialismo - Anno II - n. 20 - 10 dicembre 1903

TL SOCIALISMO . * * Ma, dice Filippo Turati, questa è la politica dei/a testa rotta. E sta bene. Se per lui l'opera di resistenza legale contro la società borghese, e non contro il solo capitalista, del proletariato organizz~to sotto la ban– diera socialisla nelle Camere del lavoro; se la attuazione giorno per giorno, alla luce del sole (e non giocando a rimpiattino fra Ja neutralità ed il puro c6mpito cco– .nomico delle organizzazioni) di nuove forme sociali, avviamento alla futura società; se il dar consistenza alla missione scientifica (se così può dirsi) delle Leghe di nìe'stiere nell1 intero campo sociale, con intenti po– litici manifesti, invece che prudentemente ricoperti con la democratizzazione o col miuislerialismo ,· sé tutta questa potente ed essenziale rivoluzione nello spirito della classe operaia è politica di testa rotta o politica da anarcoidi, s'accomodino pure i savi ed i prudenti. Ma ci dicano almeno questo solo: « A chi vogliono affidare questo c5>mpito positivo, necessario ed altamente importante?» Non ai circoletti od alle Federazioni; insteriliti dalle beghe di persone o dalla infiltrazione dei detriti della classe borghese (così Turati leggiadramente definisce gli intransigenti nell'intervista del Pungolo, vedi Tempo del 1° settembre 1902), non quindi all'organizzazione <li partito i cui deliberati hanno valore pei turatiani quando a loro favorevoli e provocano invece la steri– lità e gli scismi quando contrari; e d'altro canto non all'organizzazione economica per domma invalso cd in– violabile che: le Leglte non J1a,mo carattere politico o religioso, come dice il 99 per 100 degli statuti. A chi dunque? Forse ... ad un qualunque uflìcio del lavoro, tipo Zanardelli, riveduto e corretto dal Senato? lo direi di si ; ma non lo auguro. . .. Vorrei invece esporre un'idea, intesa a specializ– zare, a seconda de' loro caratteri essenziali, la funzione economica e la politica nelle due forme di organizza– zione, la Federazione e la Camera del lavoro. Ma perciò consentite che mi rifaccia dapprincipio ad esaminare le differenze sostanziali nel còmpito pre– sente di ambedue codeste organizzazioni - che rias– sumono in sè in diverso modo tanta parte di vita e di coalizione Operaia. È indubitato che le Federazioni cli mestiere hanno più attitudine ali' organizzazione ed alla trattazione delle quistioni operaie di quello che non le Camere di lavoro, dirette sempre da operai intelligenti e volonterosi, ma necessariamente meno tecnici nelle arti non loro di quello che non siano gli operai di tali arti: ragion per cui molto spesso nella definizione di una vertenza o di uno sciopero incontransi difficoltà gravi per la man– canza di cognizione tecnica della contestazione in chi tratta a nome degli operai in conflitto - Le Federa– zioni hanno invece a capo operai provetti del!' arte e consci di tutti i deltors de coulisse che possono celarsi dietro un'apparente concessione proposta da' padroni; - ad esse è quindi normalmente devoluta la soluzione delle vertenze di lavoro. - E per l'organizzazione dicasi altrettanto: val più l'opera di un intelligente segretario che abbia la competenza necessaria e cli un provetto Comitato federale, di quello che possa l'opera di una Commissione esecutiva di Camera del lavoro, a cui pesa sulle spalle forzatamente un cumulo di lavoro disparato e variatissimo. Le Federazioni hanno quindi essenzialmente il còm– pito estensivo deli1 organizzazione: le Camere di lavoro il còmpito comprensivo. Le prime estendono e rafforzano I' organizza:1.ione di una data categoria di operai: le seconde riassumono in sè le forze organizzate di un dato distretto camerale, a qualsiasi categoria di mestiere appartengano. Ed allora ecco la mia idea: si lascino le Federa– zioni di mestiere al loro c6mpito normale: l'opera eco– nomica cieli' organizzazione - e si indirizzino le Camere di lavoro ali' altro c6mpito dell'opera politica o sociale del proletariato assurto a coscienza di classe. I vantaggi di una tale specializzazione son presto riassunti: per l'un lato - si agevolerebbe la risolu– zione d'ogni conflitto ed' ogni problema speciale tec– nico, nei riguardi della forma di mercede, delle con– dizioni del lavoro e della produzione, si toglierebbe l'empirismo che domina ancora nella trattazione delle vertenze di lavoro e si \Jibererebbe da ogni inceppo burocratico l'open}. delle Federazioni; - per l'altro lato si anticiperebbe la necessaria evoluzione delle Camere del lavoro come agente politico e sociale, si creerebbe un forte ed intenso corpo di lavoratori socia– ! isti, si potrebbero propugnare ed attuare tutte le tras– formazioni convenienti nelle istituzioni sociali libere da legami di potere, si potrebbero studiare· a fondo le riforme necessarie, per non esporsi a sorprese sgradite, e soprattutto si potrebbe esercitare potentemente e sin– ceramente quella pressione di classe che è sempre il miglior propulsore della società borghese (conserva– trict o democratica, non monta) alla sua graduale evo– luzione verso quelle nuove forme e quel nuovo spirito delle leggi e dc' codici che è nelle nostre aspirazioni e nei nostri voti, Ed a me pare che così anche i nostri riformisti dovrebbero essere contenti : poichè essi avrebbero un organo permanente per le loro agitazioni a prò delle leggine sociali, il quale però non agirebbe più per impulso di pochi o per egoismo di classe, ma sarebbe focolare di fede e di saldi propositi in pro del programma minimo e massimo del Partito. - E soprattutto (e questo sarebbe bene per ambe le fazioni) non si incorrerebbe più nel pericolo di perdere il con– tatto con le masse operaie, nella imperfetta visione dei loro bisogni; chè anzi, la grande folla lavoratrice, ani– mando con le sue sante audacie cli fede e rattenendo con la esatta scienza del proprio interesse di classe, sarebbe monito e conforto insieme all'avanguardia che la rappresenta e che la consiglia: e toglierebbe ogni dissenso immediato, assurgendo, per forza propria, alla coscienza del grandioso rivolgimento eh· essa va com– piendo negli animi e nelle istituzioni della società. Onde io giro agli amici la proposta, perchè ne veg– gano l'utile e 'l falso e perchè, con la crear.ione di attivi 1lU,c/ei di propaganda socialista nel seno delle Camere di lavoro, affrettino nella coscienza del proletariato l 1 ora in cui, snebbiata dalle facili ed ingannevoli brume della neutralità e dell'egoismo di classe, possa la nostra organizzazione assumere la sua decisa fisono– mia di partito, per la integrazione de! còmpito econo– mico delle Federazioni di mestiere e per l'elevamento della società verso I1ideale nostro: il Socialismo. .\libno. Vittorio Friederichsen.

RkJQdWJsaXNoZXIy